Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, quasi quattro anni dopo le firme dal notaio dei consiglieri che lo sfiduciarono facendo cadere la sua giunta, ha voglia di togliersi qualche sassolino, ma diciamo anche macigno, dalle scarpe. Lo ha fatto in una lunga intervista per “Il Venerdì di Repubblica” in cui è emersa tutta la voglia di rivendicare da parte sua i risultati di una stagione politica che a suo dire è stata archiviata perché scomoda:”Ho dato fastidio a tanti, ma qualcuno coordinava il gioco. Mi sono spesso chiesto come mai quotidiani che erano in competizione tra loro pubblicassero gli stessi titoli, le stesse parole, gli stessi aggettivi. Tutto per ridicolizzare la persona del sindaco”. Oggi Marino riproverebbe a conquistare il Campidoglio soltanto ad alcune condizioni:”Correrei di nuovo solo per vincere al primo turno col 70 per cento con un partito che non è il Pd. E poi il giorno della vittoria mi dimetterei dopo aver dimostrato chi ha perso il contatto con la città”.
IGNAZIO MARINO:”FATTO FUORI, DAVO FASTIDIO”
Il distacco ha fatto sì che Ignazio Marino oggi guardi al fango di quei giorni con maggiore disinvoltura. Ma l’ex primo cittadino della Capitale per quelle accuse (“Venticinque procedimenti, assolto con formula piena in tutti“, precisa) ha pagato un conto salato a livello personale:”Quando scoppiò la polemica inventata sulla Panda rossa si presentò in Campidoglio, accompagnato da Virginia Raggi e da Luigi Di Maio, uno dei più spietati nemici, il grillino Marcello De Vito, con delle arance: secondo loro dovevo andare in galera. In prigione c’è finito lui, ma io ne ho sofferto. Non c’è nulla da gioire se uno va in prigione”. Ma più che del MoVimento 5 Stelle, Marino è stato vittima del cosiddetto “fuoco amico”. Alla domanda se Renzi ce l’avesse con lui, il chirurgo risponde:”A me non l’ha mai detto. Di certo per il Pd non ero affidabile. Mi suggerivano i nomi delle persone da nominare e io ne sceglievo altre sulla base dei curricula e non della vicinanza politica. (…) Sono 11 anni che il Pd è all’opposizione a Roma. Opposizione moderata ad Alemanno. Opposizione violenta contro di me. Di nuovo opposizione moderata alla Raggi. (…) Se Renzi con me si è fatto sentire? Non rispondeva al telefono nemmeno per questioni istituzionali tra premier e sindaco di Roma”.
IGNAZIO MARINO: “QUEL COLLOQUIO CON IL PAPA”
Ma c’è un altro episodio che Ignazio Marino ha voluto chiarire, quello della “strigliata” del Papa, con Bergoglio che di ritorno da Filadelfia, un po’ seccato, disse: “Io Marino non l’ho invitato, chiaro? E nemmeno gli organizzatori. Chiaro?”. Marino oggi racconta:”Quello che disse il Santo Padre non corrispondeva al vero. Io ero stato in vitato dagli organizzatori, dal sindaco e dall’arcivescovo di Filadelfia. Mi sistemarono in prima fila, a pochi metri dal Papa. Conservo ancora il badge. Il Papa? Ci siamo anche visti. Ci siamo seduti accanto e io gli ho fatto vedere la lettera di invito a Filadelfia firmata dall’Arcivescovo. Lui mi ha ascoltato. Gli ho detto: “Santo Padre, lei una volta mi disse che spesso per perseguitare i cristiani li fanno sbranare vivi dai cani. Quando lei ha pronunciato quella frase sull’aereo, il messaggio, per molti, è stato: lanciate pure i cani contro Marino. Il Santo Padre mi disse che dovevo assolutamente rendere pubblica quel la lettera di invito. Io dissi: “Santità, lei porta l’anello del pescatore, il simbolo dell’autorità del Santo Padre, le pare che io possa rettificare quello che ha detto l’uomo che porta l’anello del pescatore? Se lei avrà modo e intenzione, lo farà lei”. L’intervistatore chiede:”Lo fece? No, ma mi ha assicurato che l’avrebbe fatto”