Il Rossini Opera Festival, generalmente noto con la sigla ROF, compie 40 anni. L’11 agosto a Pesaro inizierà la sua quarantesima edizione; come al solito, vi saranno tre opere, delle quali due nuove produzioni (Semiramide e L’Equivoco Stravagante), una ripresa (la produzione 2010 del raro Demetrio e Polibio), diversi concerti, spettacoli di mattinée di Il Viaggio a Reims e un Gala con alcuni dei migliori cantanti rossiniani. L’anno prossimo si inizierà con Moise et Pharaon (allestita una sola volta al ROF nel 1997), e si continuerà Elisabetta Regina d’Inghilterra (anche esse vista a Pesaro nel 2004) e con La Cambiale di Matrimonio , che verrà, poi, portata in Oman.
Seguo il ROF da quasi quattro decenni, pur se ho perso solo alcune delle sue edizioni iniziali perché a quel tempo vivevo negli Stati Uniti. Ho seguito da vicino il ROF dal 1984 quando è stata messa in scena una favolosa produzione de Il Viaggio a Reims, un’opera che si pensava di essere stata perduta, ma la cui partitura è stata recuperata quasi per caso nella biblioteca dell’Opéra di Parigi. Ho recensito il ROF per quasi tre decenni per riviste e giornali italiani e per più di dieci anni per una testata americana, prima, e, poi, con una britannica, con cui collaboro ancora oggi. Recensirò questa quarantesima edizione per una testata italiana ed una britannica. Ho dedicato al ROF brevi saggi sul trimestrale Nuova Antologia.
Credo sia utile fare un breve bilancio del ROF in occasione dei suoi 40 anni. Quando il festival è iniziato nel 1980 con tre rappresentazioni de La Gazza Ladra e due de L’Inganno Felice, il ROF sembrava un’iniziativa locale per celebrare un musicista che è nato a Pesaro (alla cittadina ha lasciato per testamento il suo patrimonio) ma ha trascorso la sua vita artistica altrove (per lo più, a Venezia, Napoli, Bologna e soprattutto Parigi). Diversi aspetti hanno contribuito a fare diventare Pesaro, fino al 1980 conosciuta principalmente come una piacevole cittadina balneare sulla costa adriatica, la Bayreuth del bel canto con un festival monografico apprezzato a livello mondiale; circa il quaranta per cento del pubblico è non italiano e i posti sono spesso esauriti poche settimane dopo che il box office inizia a lavorare. Come a Bayreuth ed a Salisburgo.
Gli elementi più importanti sono stati: a) la persistenza e la tenacia del comitato locale di supporto al festival; b) la stretta integrazione del festival con le attività di ricerca della Fondazione Rossini e con la pubblicazione dell’edizione critica dei lavori del compositore; c) il recupero fortunato de Il Viaggio a Reims (nel 1984 fu un evento mondiale nel mondo della musica tale da affermare il prestigio del festival ovunque); d) l’istituzione di un’Accademia Rossiniana per addestrare cantanti nella vocalità di Rossini. Vale la pena notare che in altri festival monografici italiani (ad esempio, il Festival Verdi) è mancato il rigore filologico e la collaborazione con l’istituto di ricerca preposto e sono state messe in scena versione di opere che poco avevano a che fare con l’edizione critica.
Prima che il ROF iniziasse, solo poche opere di Rossini erano nel repertorio dei teatri più importanti in Italia e all’estero: in genere, erano commedie o opere comiche, perché la maggior parte delle opere serie e tragedie liriche era stata dimenticata nella seconda metà del XIX secolo quando trionfava il melodramma verdiano. Inoltre, la maggior parte di queste opere veniva messa in scena con modifiche introdotte nel XIX e XX secolo. Libretti e partiture venivano tagliati. Ruoli scritti per mezzosoprani e contralti venivano adattati a soprani, soprattutto a soprani lirici e leggeri. Ora, tutte le opere di Rossini sono state prodotte almeno una volta al ROF: solo un pastiche (vale a dire un’opera composta da numeri musicali da altri lavori adattati ad un nuovo libretto) è mancante. E’ comunque lavoro di poco valore. Diverse opere presentate, per la prima volta in tempi moderni al ROF sono ora prodotte ed eseguite in tutti i principali teatri in tutto il mondo. Nella foresta nera in Germania, un altro Festival di Rossini è stato creato a ragione del successo del ROF. Una nuova generazione di artisti è stata addestrata per fornire versione filologiche delle opere di Rossini, tali versioni sono molto più moderne di quelle che hanno circolato per decenni prima dell’accurato lavoro del ROF. Si tratta di realizzazioni artistiche molto importanti nel valutare il lavoro di questi ultimi quarant’anni.
Il ROF è finanziato dall’amministrazione centrale dello Stato, dalla Regione, dal Comune, da diversi sponsor privati, proventi dal botteghino e dalla vendita di diritti TV e radio, nonché di produzioni. Solo alcuni allestimenti sono co-prodotti con altri teatri ma dopo il loro ‘prima’ al ROF vengono noleggiati ad altre istituzioni liriche in Italia e all’estero. Ogni anno, ROF pubblica un bilancio sociale con un’analisi dei costi e dei benefici economici e sociali per l’area zona di Pesaro. Il documento è preparato dall’Università di Urbino. In breve, ogni euro di sovvenzione pubblica produce sei euro di valore aggiunto per l’area in termini di fatturato e di turismo culturale. Investire in Rossini è redditizio.