Adriano sarà il protagonista di una delle storie raccontate da Giampiero Mughini nella sua trasmissione ‘Quelli della Luna’, in onda martedì 30 luglio 2019 su Rete 4. Programma che racconta storie di campioni di tutti gli sport che hanno segnato un’epoca. E ‘l’imperatore’ è stato sicuramente uno dei calciatori più discussi della sua generazione, un talento probabilmente sprecato, se non del tutto, in grandissima parte a causa di un carattere fragile e di una storia personale travagliata. Adriano Leite Ribeiro, questo il suo nome completo, nasce in una Favela di Rio de Janeiro, i quartieri dormitorio che ospitano gli strati più poveri della popolazione. Ha un legame molto forte con il padre Almir, che lo ha avuto a 22 anni e che oltre ad essere la sua figura di riferimento è anche il suo migliore amico. I sacrifici del papà permettono ad Adriano di sfondare con la maglia del Flamengo, in Brasile, e a soli 19 anni l’Inter lo porta in Italia nel 2001. L’esordio è pazzesco: amichevole contro il Real Madrid e vittoria ottenuta su calcio di punizione, una delle sue specialità di Adriano, del ‘ragazzino’.
ADRIANO LEITE RIBEIRO: IL DRAMMA DELLA MORTE DEL PADRE E L’ALCOOL
‘Ragazzino’ che fisicamente dà le piste a tanti esperti difensori della Serie A. Per la giovane età l’Inter centellina le presenze di Adriano che, per avere spazio, chiude la stagione in una Fiorentina destinata alla retrocessione in B, ma che riesce a trascinare con i suoi gol, 6 in 15 partite, nella lotta per restare in A. Sempre per trovare maggior spazio l’Inter manda un anno e mezzo in prestito Adriano al Parma: è la definitiva consacrazione del brasiliano, che forma una coppia d’attacco esplosiva con il romeno Adrian Mutu e che nel 2004 torna all’Inter per portarla in Champions League nella seconda metà della stagione. Missione compiuta, ma nell’agosto del 2004 la morte improvvisa del padre per un infarto riporterà a galla i problemi di gioventù del ragazzo e soprattutto la sua dipendenza dall’alcol. Adriano, intervistato dalla rivista brasiliana R7, svela: “La morte di mio padre mi ha distrutto” e rilancia “non sapevo come nascondere il mio disagio. Arrivavo sempre ubriaco agli allenamenti”. Il tecnico interista Roberto Mancini dovrà spesso coprire le sue intemperanze, e la classe e la potenza di Adriano si affievoliscono tra serate in preda ai fumi dell’alcol e situazioni al limite, come un grave incidente stradale dal quale esce fortunatamente senza danni gravi.
ADRIANO, RITORNO NELLA FAVELA E IL DECLINO FINALE
Di fatto, nel 2008 a soli 26 anni, la carriera di Adriano è già al limite. L’Inter lo spedisce in prestito al San Paolo in Brasile per provare a ritrovarlo, umanamente prima ancora che professionalmente, ma gli eccessi prendono di nuovo il sopravvento. L’ultimo spazio nella carriera dell’Imperatore è il campionato 2009/10. Con la maglia della squadra che lo ha lanciato, il Flamengo, realizza 19 gol in 32 partite nel Brasileirao. E’ l’ultimo bagliore, la Roma prova a riportarlo in Italia ma in campionato gioca solo 5 partite: gonfio per l’alcol e per gli eccessi alimentari e lo scarso allenamento, di fatto Adriano dal 2011 al 2016 gioca solo 13 partite da professionista in campionato tra Italia, Brasile e Stati Uniti. Non riesce più a sostenere i ritmi del mondo del calcio e torna a vivere nella Favela a Rio, circondato dagli amici di sempre, allontanandosi dalla luce dei riflettori e accontentandosi di una vita comunque agiata grazie ai guadagni della vita da calciatore. E di quello che poteva essere uno degli attaccanti più forti di sempre si è visto solo qualche lampo in un’intera carriera.