Durante la lunghissima conferenza stampa con i responsabili degli inquirenti sono stati fugati alcuni dubbi, sono state date le versioni ufficiali dei Carabinieri in merito alla morte di Cerciello Rega e sono anche state confermate tanto le condanne per la foto del ragazzo bendato quanto i provvedimenti contro chi ha fatto materialmente quella foto in Caserma. Ma soprattutto è stata data una notizia, verso la fine della conferenza, che apre scenari piuttosto inediti nelle indagini: «Mario Cerciello Rega non aveva la pistola con sé al momento dell’aggressione, ma solo le manette. L’aveva dimenticata. Ma non cambia perché, come Varriale, non avrebbe avuto il tempo di reagire», spiega il generale condannate dei Carabinieri di Roma, Francesco Gargaro. La conferma arriva anche dai procuratori Prestipino e D’Elia, con il militare che ha poi anche aggiunto «colpito da undici coltellate, alcune delle quali hanno colpito fino alla base del coltello usato (con lama di 18 centimetri). E’ stato trapassato lo stomaco, il colon, l’intestino». Varriale la pistola ce l’aveva ma non ha fatto il tempo ad estrarla dopo che i due studenti americani – incappucciati e sotto effetto di droga e alcol, spiegano ancora gli inquirenti – li hanno aggrediti con furia omicida. «Quando sono arrivati per essere interrogati i due giovani americani Christian Gabriel Natale Hjort e Lee Elder Finnegan erano liberi da qualunque tipo di vincolo, in ottime condizioni, senza segni di nessuno genere»; ha infine rivelato il procuratore Prestipino come Hjorth abbia chiesto durante l’interrogatorio «ma è proprio morto? Morto, morto? Mi pare che fosse Gabriel Natale a chiederlo. Successivamente ha avuto delle reazioni. Finnegan inizialmente ha versato qualche lacrima». In più di un’occasione durante la conferenza, tutti i responsabili delle indagini hanno ribadito che l’intermediario della droga Brugiatelli non era un informatore dei Carabinieri, «non lo avevamo mai visto. Ha precedenti penali ma lontani nel tempo». (agg. di Niccolò Magnani)
LA RICOSTRUZIONE SULLA MORTE DI MARIO CERCIELLO
Carabiniere ucciso, nuovi aggiornamenti sulla drammatica morte di Mario Cerciello Rega. Il giorno dopo i funerali di Somma Vesuviana, la conferenza stampa al Comando provinciale dei Carabinieri di Roma per fornire i dettagli sul delitto del vice brigadiere alla presenza del procuratore Michele Prestipino e del comandante provinciale dei carabinieri di Roma Francesco Gargaro. Diversi i misteri dell’inchiesta sorti nel corso delle ultime ore: secondo una ricostruzione de Il Messaggero, Cerciello e il collega Varriale erano in Piazza Mastai – luogo in cui ci fu lo scambio tra il killer Elder Finnegan Lee, Gabriel Christian Natale Hjorth e il pusher Sergio Brugiatelli – quasi un’ora prima della telefonata al 11. Il quotidiano capitolino evidenzia che i due agenti erano stati contattati da quattro colleghi in borghese, tra cui un superiore, che dissero all’uomo derubato dello zaino di chiamare la centrale dei CC. Sul posto sarebbe stata inviata un’automobile con uomini in divisa, poi mandati via poiché l’operazione del recupero spettava ai due carabinieri in borghese.
CARABINIERE UCCISO: “STOP OMBRE E MISTERI”
«Stop presunte ombre e misteri», le parole del comandante provinciale Francesco Gargaro in conferenza stampa, che ha confermato poco dopo che «l’indicazione del fatto che fossero stati due maghrebini a commettere il furto è stata data da Brugiatelli», Prestipino aggiunge che lo ha fatto «per timore di dire che conosceva gli autori dell’omicidio». Gargaro ha poi ricostruito l’aggressione dei due americani nei confronti degli agenti: «Nel momento in cui si sono qualificati come carabinieri sono stati immediatamente aggrediti dai due: si tratta di pochi attimi, dove il carabiniere Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra. Sentendo urlare il collega, si è girato ed ha visto l’immediata fuga anche dell’altro», evidenziando che nei paraggi «c’erano 4 pattuglie, che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l’operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l’allarme».
CARABINIERE UCCISO: “ELDER, MIX DI ALCOL E DROGA”
Il comandante provinciale Gargaro ha sottolineato poco dopo che non c’è stata possibilità di usare le armi, né per il carabiniere Varriale né per Cerciello Rega, che «non aveva la pistola, l’aveva dimenticata». Il vice brigadiere infatti non aveva con sè l’arma d’ordinanza, con Gargaro che ha tenuto a precisare: «è stata probabilmente una dimenticanza, ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire». E ha affermato a chi chiedeva del perchè Varriale non avesse reagito dopo l’accoltellamento: «Non c’è stato tempo di reagire, Andrea Varriale non poteva sparare ad un soggetto in fuga altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave». Il pubblico ministero Nunzia D’Elia ha poi risposto così ai cronisti che le chiedevano se i due americani, il killer Elder Finnegan Lee e Gabriel Christian Natale Hjorth, fossero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti: «Entrambi gli indagati avevano assunto mix di alcol e droga».