Con l’avvio dei 121 contratti di collaborazione per la regione Sardegna parte “l’operazione Navigator”, un innesto di 2.978 operatori per i servizi pubblici per l’impiego, che dovrebbe accompagnare l’attuazione del programma di inserimento al lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza. Da quanto si apprende dai resoconti forniti da alcuni quotidiani, l’apertura è stata accompagnata da grande enfasi, musiche dei Queen come contorno, e proclami di voler rivoluzionare l’incontro tra la domanda e offerta di lavoro in Italia con l’ausilio di nuove performanti tecnologie informatiche.
Auguro sinceramente ai novelli navigator (che oggi a Roma incontreranno Mimmo Parisi e Luigi Di Maio) e ai promotori del programma ogni successo possibile. Ma essendo abituato da rude bergamasco diffidente sui proclami annunciati con l’ausilio della lingua inglese, a fare i conti con la realtà, mi permetto di dubitare che l’impegno dei nostri navigator sia destinato a cogliere gli obiettivi proclamati. Ovvero, più modestamente, di favorire l’inserimento lavorativo di una quota ragionevole dei disoccupati percettori del sussidio Rdc.
Intanto perché tale obiettivo, udite udite, non è di loro competenza. Infatti, l’intesa sottoscritta con le Regioni per il loro impiego nel territorio lo esclude esplicitamente delimitando il campo di attività dei navigator ad azioni di supporto al personale dei servizi per l’impiego dipendente dalle Regioni stesse.
Potremmo fermarci qui, augurando agli apprendisti navigator di Anpal servizi di poter fare un’utile esperienza formativa da utilizzare per partecipare agli imminenti concorsi promossi dalle regioni per l’assunzione di nuovi operatori dei servizi per l’impiego a tempo indeterminato. Non bastasse questo, il dispositivo normativo del reddito di cittadinanza chiede a tutti loro, e cioè agli operatori pubblici e privati che devono procurare le proposte di lavoro per disoccupati in gran parte privi di competenze specifiche, di farlo in modo “congruo”.
Infatti, per lavoro “congruo”, e per i soli percettori del reddito di cittadinanza, si intendono le proposte di lavoro a tempo indeterminato, non inferiori a 858 euro mensili, e con il vincolo per le imprese di non licenziare i lavoratori per almeno 36 mesi! In buona sostanza, scartando la possibilità di offrire loro circa il 70% delle nuove offerte di lavoro che vengono richieste dalle imprese stesse e con le quali si confrontano ogni anno circa 6 milioni di persone in cerca di lavoro.
Chi vi scrive, da autentico sprovveduto sulla materia, non riesce certamente a comprendere quali Big data, Data Science, algoritmi vari da utilizzare con machine learning per raggiungere high-performance computing, possano produrre un simile miracolo. Però credo che questa difficoltà la incontreranno anche moltissimi imprenditori intenzionati ad assumere le persone regolarmente. Infatti, è molto più semplice assumerle in nero, soprattutto se godono già dei sussidi del reddito di cittadinanza senza manco rischiare di essere pizzicati.