Il periodo di pace caratterizzato da una mancanza degli attacchi terroristici di matrice islamica potrebbe non durare a lungo: è questo il contenuto dell’ultimo rapporto dell’Onu. Il Consiglio delle Nazioni Unite ha così informato gli stati europei, principali bersagli dell’Isis. L’allarme terrorismo lanciato dall’Onu, infatti, riguarda prettamente il continente europeo. Il rapporto è stato redatto tenendo conto del lavoro di intelligence, dell’analisi delle situazioni precedenti e di quel che ne resta. Infatti, il dato allarmante riguarda in particolar modo il numero di combattenti che si erano schierati con Bin Laden: i sopravvissuti sono 30 mila e, scrive l’Onu, “le loro prospettive future preoccupano a livello internazionale nel breve periodo. Alcuni potrebbero unirsi ad al Qaeda o potrebbero emergere altri brand internazionali. Alcuni potrebbero diventare leader o dedicarsi alla radicalizzazione”. La minaccia terrorismo in Europa “resta alta” perché a livello geografico il califfato non è più una forza omogenea, ma le ragioni che hanno spinto le persone a combattere per Bin Laden permangono tutt’oggi.
Allarme terrorismo: l’Isis ha accesso ai fondi
Oltre alle motivazioni che spingono parte del popolo a perseguire gli ideali dell’Isis, un altro fattore che potrebbe favorire il movimento è puramente economico. Infatti, come si legge nel rapporto del 15 luglio dell’Onu, l’Isis ha accesso a quel che resta del patrimonio del califfato. Si stima una cifra che va dai 50 ai 300 milioni di dollari. Sebbene il califfato non esista più, a livello politico, sono ancora ben radicate le idee che lo contraddistinguevano. L’Isis continua ad utilizzare la propaganda per far sì che i cittadini percepiscano la sua importanza e per mantenere alta la sua reputazione. Nel rapporto, si parla di un vero e proprio “brand terroristico” che viene definito come “califfato virtuale”. Altro dato allarmante arriva questa volta dai paesi europei: sono ben 6 mila i cittadini europei che si sono recati in Iraq o in Siria con l’unico scopo di combattere con i gruppi terroristici locali, tra cui anche l’Isis.