E così venerdì siamo arrivati all’ennesima puntata della telenovela diplomatica venezuelana che ormai fa concorrenza aperta a quelle che un tempo ormai lontano avevano reso famoso in tutto il mondo il Paese caraibico, tanto da forgiare il nome alle serie televisive. Questa volta, nello splendido scenario delle Barbados, “va in onda” (ma sarebbe meglio dire continua) quella che vede in scena, prodotta dalla Norvegia che ha auspicato la riunione, la puntata di una serie talmente trita da diventare annoiante e che ha come protagonisti l’attuale Governo dittatoriale di Maduro e l’opposizione. A quanto pare, almeno stando alle dichiarazioni del rappresentante del dittatore, capo della delegazione governativa e ministro della Comunicazione, Jorge Rodríguez, “quest’ultima sessione ci permette di segnalare che stiamo ottenendo punti possibili di accordo”.
Stessissimo copione già visto anni fa a Caracas, dove, oltre ai rappresentanti dell’opposizione riuniti in quello che venne battezzato Mud (Mesa de unidad democratica) lo stesso Maduro in quella serie di interminabili incontri a cui partecipò la Chiesa Cattolica, aveva dichiarato più o meno le stesse cose. È la vecchia tattica di posporre all’infinito l’unica soluzione che resta per dirimere la spinosissima e tragica questione: quella di libere elezioni, che potrebbero dare il via al ritorno del Paese a una democrazia. Ma purtroppo non ci si schioda, tanto che la Russia di Putin ha abbandonato i tavoli delle “trattative”.
Dove invece si registrano novità è, per usare ancora un termine cinematografico, nel neorealismo che invece quasi mai fa più notizia sui media mondiali: quello della tragedia del Paese. Difatti in questi giorni è stato scoperto e denunciato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni un traffico di bambini tra Venezuela e Brasile. Ci mancava solo questo tassello alla serie di tragedie che investono una delle nazioni più ricche della Terra, anche se bisogna dire che di ciò se ne parla da tempo. Ma solo ora il fenomeno ha assunto proporzioni significative ed è proseguito nel tempo pur se le frontiere tra i due paesi sono rimaste chiuse per mesi per ordine di Maduro, che temeva un’invasione militare brasiliana annunciata non troppo diplomaticamente dal Presidente Bolsonaro. Per soli 1.500 dollari ci si poteva comprare un figlio e questo fa capire a che livello sia giunta la disperazione di madri che a causa della catastrofe in essere non possono mantenere i propri pargoli e sono costrette a venderli.
Intanto Maduro continua a lanciare proclami rivoluzionari, quasi sempre diretti verso gli Usa, in cui afferma che il popolo è pronto a scatenare una rivoluzione in caso di imposizioni commerciali e finanziarie statunitensi. Insomma, il vecchio disco continua a essere riproposto e purtroppo anche dato in pasto non a un popolo che ormai, tra presunti golpe e altri “attacchi dell’imperialismo americano” ci ha fatto l’abitudine e ha capito benissimo l’antifona, ma a un certo “progressismo” che ancora crede, in molti Paesi specialmente europei ma pure in America Latina, a queste dichiarazioni.
Attraverso l’appoggio del nostro ministero degli Esteri, la Croce Rossa Italiana ha inviato un aereo con 34 tonnellate di medicinali che si spera giungano ai bisognosi nella complicatissima situazione attuale, visto che la carovana di aiuti realizzata mesi fa a livello internazionale non è mai arrivata a destinazione e alcuni camion pieni di derrate mediche e alimentari sono stati bruciati temendo un tentativo di avvelenamento della popolazione provocati dai soliti “imperialisti”.