La testimonianza che troviamo oggi sulle pagine de Il Giornale non solo è tra le più inquietanti mai sentite negli ultimi anni di cronaca, ma prova ad approfondire una volta di più il dramma e i “mostri” generati in quel di Bibbiano e di tutta la Val d’Enza nello scandalo degli affidi illeciti che sembra allargarsi ogni giorno di più. La collega Costanza Tosi parla al telefono con Stefania, mamma di una bimba di appena due anni, che le racconta come i servizi sociali di Reggio Emilia le abbiano letteralmente rapito la figlia: le accuse sono forti e la Procura di Bologna dovrà indagare a fondo dopo che questo caso purtroppo risale a diversi anni fa e solo ora, tramite l’esplosione dello scandalo Bibbiano, è riemerso alla luce con le nuove richieste di una mamma che ad oggi non sa neanche dove sia tenuta sua figlia. «Mentre ero sola in casa, sento dei rumori venire dal giardino. Dopo poco qualcuno inizia a bussare forte alla porta»: si presentano alcuni uomini che si dichiarano dell’Ente Nazionale Protezione Animali, arrivati dicono per segnalazioni dei vicini di casa sui cani che abbaiano troppo. Stefania, con un passato di tossicodipendenza da cui afferma di esserne uscita diversi anni fa, vive con Marco il suo compagno e con la sua piccola bimba: non si fidano di quella visita e nel giro di pochi minuti arrivano altre persone in case, in tutto 5. Il suo compagno aveva installato telecamere nel giardino dopo aver subito un furto ma quella mattina i due si accorgono che erano state spente: «mi avevano staccato la corrente. Ero terrorizzata».
LA TESTIMONIANZA CHOC DI STEFANIA DA BIBBIANO
Ancora Stefania racconta a Il Giornale come d’un tratto arrivino pure i poliziotti e lì il fattaccio in “stile” Bibbiano: «Mi chiedono i libretti dei miei cani. E io inizio a cercare per darglieli», ma a quel punto qualcuno sale le scale e si rigide verso la camera della piccola figlia che poco dopo emette un urlo di terrore. «Mia figlia era tra le braccia di un uomo che la teneva come un pacco. A testa in giù. E intanto correva per le scale»; a quel punto, racconta la donna, in uno scatto d’ira prova a rincorrere quella persona che trattiene la figlia ma non riesce a raggiungerla. I servizi sociali caricano la bimba in auto e corrono via, lasciando in lacrime e disperazione quella donna: da quel giorno i due genitori non hanno più visto la piccola, «Io non so neanche dove sia – grida al telefono la madre ai colleghi del Giornale -. Non so se sta bene. Non so se piange, se mi cerca. Sono disperata. Tutto questo mi sta uccidendo». All’origine di tutto vi sarebbe la zia, la sorella della mamma, che nel periodo in cui Stefania era in cura per combattere le dipendenze dai farmaci presi post-problemi di droga, sosteneva che quella donna non avesse dovuto più occuparsi della prima figlia (non quella piccola “rapita”). Partì una segnalazione ai servizi sociali che si presero cura della bambina mentre la donna si riprendeva dalle dipendenze; « Conosce Marco e, dopo poco, esce definitivamente dalla droga. Nel 2016 Stefania rimane incinta della sua seconda figlia. Una gravidanza felice, questa volta, accanto all’uomo che l’ha aiutata ad uscire da ogni tipo di dipendenza», riporta la collega del Giornale. Ma l’incubo ricomincia, questa volta più inquietante che mai: «Dopo il parto mi hanno chiesto di sottopormi alle analisi tossicologiche. Io non capivo perché. Erano già tre anni che ero pulita. Non c’era nessun motivo per controllarmi ancora». Nonostante Stefania sia pulita, inizia un calvario in cui la donna viene sottoposta a continui controlli pur senza la presenza alcuna di dipendenze: fino alla richiesta-imposizione di trasferissi in una casa famiglia. Lì la donna si rifiuta dato che la nuova famiglia può tranquillamente prendersi cura di tutto, e a quel punto il Tribunale dei Minori di Bologna sottostà a quanto scritto dai servizi sociali nelle relazioni: «Dichiaravano che vivevo in uno scantinato, cosa assolutamente non vera. Ribadivano la mia tossico dipendenza, ormai superata da anni».