Nel centenario della nascita sono numerosi gli articoli e i libri dedicati a Giulio Andreotti, uno dei personaggi più longevi e popolari della storia dell’Italia unita. Sono molte le iniziative per celebrare la vita privata, la carriera di un uomo politico che con la sua azione ad ampio raggio si è conquistato un posto tra i grandi protagonisti della controversa storia della seconda metà del Novecento.
Dedicare alcuni articoli a un personaggio la cui vicenda appare così articolata e di difficile comprensione può apparire arduo, anche perché la letteratura che lo riguarda è molto vasta, vasta anche la sua bibliografia e ampia la documentazione audiovisiva reperibile sulla rete. Certamente non avremo la pretesa dell’esaustività, ma cercheremo “di guardarlo da vicino”, di superare e di contestare lo schema preconcetto che tanti estensori gli hanno attribuito. Non seguiremo le tesi che lo hanno descritto come “l’uomo delle trame”, il “protettore o addirittura il capo della P2”, il “cinico gestore del potere” e il “mafioso tra mafiosi”.
Iniziamo dalla cronaca. Il 14 gennaio scorso, anniversario della nascita, sono state inaugurate due mostre fotografiche, curate dai figli Serena e Stefano, utilizzando l’ampio materiale proveniente dall’Archivio Sturzo. Una prima rassegna si è aperta nella biblioteca del Senato della Repubblica dal titolo “Una vita per lo Stato”, inaugurata dalla presidente Elisabetta Alberti Casellati, mentre la seconda è stata ospitata sempre a Roma nel Complesso monumentale S. Salvatore in Lauro dal titolo “Immagini di una vita”. In quell’occasione è stato anche presentato al pubblico il volume Giulio Andreotti. Immagini di una vita, edito da Skira. La seconda rassegna sarà visitabile anche al Meeting di Rimini 2019 che si apre domenica 18 agosto, luogo a cui il senatore a vita era molto affezionato e che ha visto la sua presenza in numerose edizioni. Per Serena e Stefano Andreotti il Meeting era uno dei due avvenimenti principali dell’anno: a gennaio si festeggiava il compleanno e ad agosto l’appuntamento fisso era a Rimini. Due o tre giorni in cui al padre “piaceva moltissimo quel bagno di folla giovane”. Ed ecco perché l’edizione di quest’anno dedicherà uno spazio espositivo all’affezionatissimo Giulio Andreotti, che in molte occasioni era stato coinvolto nell’organizzazione di alcuni eventi.
La mostra prende in esame un po’ tutti gli aspetti, dall’infanzia alla giovinezza, dalla vita privata in famiglia alle relazioni nazionali e internazionali a 360 gradi che il senatore seppe intessere in oltre cinquant’anni di vita politica, ma anche ai momenti difficili dei processi di Perugia e Palermo, fino all’ultimo periodo, quando il telefono cominciò a squillare con minor frequenza. Il racconto privato parla di un appuntamento fisso. Il pranzo del sabato o della domenica in cui figli e nipoti si radunavano attorno ai genitori Livia e Giulio. Un momento intimo in cui dialogare, scherzare argutamente con giri di parole, ma anche giocare a carte e poi spesso andare alle Capannelle a vedere le corse di cavalli.
Quello che emerge dal racconto di Serena Andreotti ovviamente non è lo stereotipo dell’uomo affettato e anaffettivo, bensì una persona affettuosissima, non noiosa e seriosa; “era ironico e il prendersi in giro da soli per non montarsi la testa era atteggiamento quotidiano”. In uno dei suoi più noti aforismi affermava che “se avessi i pieni poteri, farei sicuramente qualche sciocchezza”. Tra le immagini c’è anche un scelta di quelle 1500 vignette a lui dedicate e conservate sempre all’Istituto Sturzo.
Tra le foto che lo ritraggono con personaggi famosi Stefano Andreotti propone quella che lo inquadra con Giovanni Paolo II in una Piazza S. Pietro deserta, mentre la sorella propone il sorriso ricevuto da Madre Teresa di Calcutta e ribadisce che “tutte le volte che Madre Teresa veniva a Roma si incontrava con mio padre”. Ma sono tantissime le immagini con i grandi della Terra della fine del secolo scorso. Intense e vivide quelle con Alcide de Gasperi, il suo mentore, che lo introdusse alla politica e lo portò con sé al Viminale, allora sede del Governo italiano.
“Questa biografia per immagini è più efficace di un convegno”, precisa Serena che annota come sia necessario far conoscere la figura del padre, soprattutto alle ultimissime generazioni che forse non ne hanno mai sentito parlare, anche ”per togliere quest’aurea diabolica che non gli appartiene”. Eppure alla politica urlata di questi anni, alla comunicazione sui social tra veline e cubiste lo stile andreottiano, composto, rispettoso dell’avversario, ma anche competente e preparato sembra una valore da recuperare. “Una politica fatta di violenza verbale non era nel suo stile. Non parlava mai male e aveva buon rapporto con gli altri politici e con gli avversari”. Secondo la figlia questa rassegna è un buon regalo di compleanno; forse per gli organizzatori e i frequentatori del quarantesimo Meeting di Rimini “un ritorno a casa”.