O il voto subito o un governo di legislatura. Sono le due sole strade che vede Francesco Boccia, deputato e responsabile economia e società digitale del Pd, per uscire dalla crisi di governo. Boccia difende così la linea Zingaretti e rigetta ogni altra formula pensata apposta per allungare i tempi e dare a Renzi la possibilità di organizzare un suo partito. Ma quella del “governo di legislatura” è un’ipotesi tutt’altro che indolore per il Movimento 5 Stelle. Il Pd chiede un’abiura politica e un passo indietro del gruppo dirigente che ha governato con Salvini. Cioè Di Maio e il suo cerchio magico, ormai delegittimato. Un cambio di rotta che Boccia definisce improbabile, addirittura un “miracolo” politico. L’unico, però, che aprirebbe al Pd le porte di Palazzo Chigi.
Francesco Boccia, come uscire dalla crisi di governo?
Zingaretti ha indicato fin dal primo momento la strada maestra, quella di scomporre la maggioranza M5s-Lega. Franceschini e io lo avevamo detto in tempi non sospetti. Era l’unico modo per far saltare il governo giallo-verde.
Diciamo che vi ha dato una mano Salvini.
A causa della miopia politica di alcuni, del partito che ha detto #senzadime e ha elaborato la strategia dei pop corn, alla fine ha fatto tutto Salvini. Così però siamo di nuovo al punto di partenza, a marzo 2018.
Torniamo al Pd e alla linea Zingaretti.
La coerenza di Zingaretti è esemplare. Da quando è diventato segretario ha sempre solo predicato l’unità. Che va praticata, e lui lo sta facendo.
Cosa significa?
Che in un momento come questo la linea la dà il segretario. Questo non esclude il confronto, anzi. Il Pd non ha proprietari privati, né una società di consulenza che lo controlla.
Come si esce dalla crisi di governo?
Con le urne. Adesso che il matrimonio è finito, volano le accuse reciproche ed emerge la casa degli orrori. Salvini e M5s ci lasciano un paese fermo e un mare di debiti.
Conte verrà sfiduciato. Dopo che cosa si fa?
Occorre consentire agli italiani di esprimersi. Le opzioni sono chiare: o voto subito, o governo di legislatura.
Ecco, ci aiuti a capire questa formula, messa in circolazione da Bettini.
È un accordo di governo di lunga durata, fino al 2023, non rimediato con un contrattino scritto sulla sabbia, ma preparato da atti politici concreti, preventivi, non ex post. Ma servono azioni e decisioni che il gruppo dirigente di M5s non mi sembra in grado di prendere. Ci vorrebbe un miracolo, del quale dubito molto.
Siamo espliciti: un governo di legislatura Pd-5 Stelle.
Certo. Lo dice uno che 16 mesi fa voleva fare il governo con M5s. E ribadisco che non averlo fatto è stato un errore politico clamoroso. Oggi tutti dicono “Al lupo al lupo”, ma Salvini è diventato Salvini anche perché il 5 marzo 2018 abbiamo rinunciato a fare politica.
Cosa vuol dire atti politici “concreti e preventivi”? Che cosa chiedete?
M5s è disposto a rinnegare le cose fatte stando al governo? Gran parte del gruppo dirigente che ha guidato M5s nell’ultimo anno e mezzo non è più credibile. Nei 5 Stelle ci sono interlocutori disposti a dire che alcune cose che il Pd ha in mente su lavoro, ambiente, scuola, immigrazione, sono buone? Se sì, parliamone. Ma non mi faccio illusioni, è evidente che questo non avverrà.
Cosa salverebbe di M5s al governo?
In ogni provvedimento ci sono state cose che ci potevano andar bene, però in quegli stessi provvedimenti c’era anche il marchio della Lega. Certo siamo entrati in collisione su molti temi, immigrazione, sicurezza, lavoro. Noi volevamo ridurre le tasse sul lavoro a tempo indeterminato, alla fine sono stati ridotti i tempi dei contratti determinati… Però, lo dicevo nel 2018 e lo dico oggi, punti di contatto con M5s ne abbiamo, con la Lega no.
Diverso sarebbe parlare con un M5s bastonato e ridimensionato dalle urne.
Se si va a votare cambia tutto. La legge elettorale è proporzionale. Se ci sono tre poli, e noi non possiamo fare un’alleanza con la destra; o abbiamo il 51%, oppure l’unica alleanza possibile è con M5s.
C’è un’altra leadership oltre Di Maio?
Non entro nelle vicende interne agli altri partiti. Di Maio ha fatto di tutto per delegittimare il Pd con attacchi vergognosi, e per aver accostato il Pd ai fatti di Bibbiano lo abbiamo querelato. Se il capo politico è diventato Grillo, lo dicano.
Altre soluzioni provvisorie per dare un governo al paese?
Sono contrario ad ogni “governo di scopo”, “natalizio”, di responsabilità alla Renzi o comunque lo si voglia chiamare, pensato apposta per dare tempo a qualcuno di guardarsi intorno e capire cosa fare in primavera.
Come pensate di battere Salvini?
Non è impossibile. Nel ’96 tutti davano vincente Berlusconi ma vinse Prodi, nacque il centrosinistra dell’Ulivo e una stagione durata vent’anni. Non è scontato che chi fa la crisi vinca le elezioni.
Che armi ha Zingaretti per evitare una possibile rottura del Pd per mano di Renzi?
L’arma delle persone perbene, cioè la politica fatta con trasparenza. Sta dicendo le cose come stanno e anche oggi (ieri, ndr) ha fatto un appello all’unità, lo stesso che faccio io. Tutto ciò che siamo lo dobbiamo al Pd, anche Renzi quello che ha fatto lo deve al Pd. Mostrino tutti generosità e si può discutere.
Torniamo al governo di legislatura. Ammesso e non concesso che ci sia una svolta in M5s, come pensate di procedere?
Se ci sono le condizioni per farlo lo deciderà il segretario, sentiti tutti noi, Renzi compreso. Poi toccherà al presidente della Repubblica, l’unico abilitato a dare la rotta ai gruppi parlamentari.
Fico è un interlocutore interessante?
È una persona seria. Come lo è Conte, come lo sono tanti altri.
Berlusconi dice di volere il voto. Lei gli crede?
Non troppo… Berlusconi è in liquefazione. Il suo partito e il suo elettorato saranno riassorbiti.
Ma Renzi punta su di lui, oltre che su M5s, per fare il governo istituzionale che ha in mente.
Sarebbe un pastrocchio “ogm” e di sicuro non avrebbe nulla del Pd. Il Partito democratico non farà mai più accordi con nessun partito del centrodestra.
Per arrivare alle urne va bene Conte o serve un governo ad hoc?
Questo lo può decidere solo il capo dello Stato. Dipende molto chi c’è in quel governo, i ministri della Lega evidentemente non possono farne parte.
(Federico Ferraù)
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