Spetta a Giuseppe Conte la mossa. Il presidente del Consiglio ha l’occasione il 20 agosto per ribaltare l’offensiva leghista e porre le premesse per un rilancio della legislatura in chiave Pd-M5s. È il solo che possa sfidare Salvini sulle ragioni della crisi. Infatti Conte è tutt’altro che un uomo del fronte dei No, e peraltro aveva già risolto con una netta presa di posizione il caso Tav, decidendo in favore dell’opera nonostante i mal di pancia del suo movimento politico.
Può dunque legittimamente dichiararsi vittima delle ambizioni sfrenate dell’altro Matteo (oggi maggioritario). Considerazione alla quale può aggiungere di rappresentare, nel momento in cui se ne chiede la sfiducia, un governo con consensi ben sopra il 50 per cento.
Certo potrebbe limitarsi a fare la vittima e ritagliarsi uno spazio da Commissario europeo, ma i bene informati dicono invece che il mite professore di Volturara Appula abbia in mente un colpo ad effetto. La nascita di un partito di sapore moroteo basato su due convinzioni. In primo luogo, proprio perché è stato alleato di Salvini, nel caso si volgesse a sinistra il Movimento 5 Stelle confermerebbe di essere il nuovo centro della politica italiana. Ancor meglio se supportato dalla nascita di un nuovo partito tutto Sud, solidarietà ed istituzioni in grado di giustificare il “contrordine compagni” dei grillini.
È Giuseppe Conte l’asso nella manica di Grillo e di Mattarella. Ed è lui il vero spauracchio di Salvini. L’allievo di Alpa deve solo decidere se rimanere agnello garbato da disossare in pieno agosto o lupo della Daunia in grado di spaventare il capo dei nazionalisti italiani andando a vedere le sue carte. Nella politica nostrana dove tutto è comunicazione al giurista Conte è richiesta una mossa di sostanza: a brigante, brigante e mezzo!