Alzi la mano chi, leggendo il Vangelo, ha pensato anche solo una volta «Sì, anche io avrei scambiato Gesù con Barabba». Nessuno, certamente. È decisamente facile non identificarsi con l’enigmatica figura di questo assassino, che entra nel Vangelo improvvisamente per uscirne immediatamente, dopo aver incontrato solo di sfuggita, eppure in modo così decisivo, Gesù. Ma chi è Barabba? Ancora meglio, chi è oggi? Che cosa dice su di noi e sul tempo in cui viviamo questo personaggio a cui sono bastate poche righe nella storia di Gesù per rimanere impresso nella storia della letteratura e del cinema?
È la domanda fondamentale alla radice di Midnight Barabba, nuova versione scenica del romanzo di Pär Lagerkvist e diretta da Otello Cenci, in scena domenica 18 e lunedì 19 agosto al Teatro Galli di Rimini (i biglietti sono acquistabili cliccando qui), evento inaugurale del Meeting per l’amicizia fra i popoli.
La scena è quella contemporanea di una notte mondana, un party che precede l’assegnazione del Premio Nobel. La scelta dell’ambientazione notturna non è puramente esteriore. La notte è il momento della verità, in cui ognuno fa i conti con se stesso, lontano dalle distrazioni superficiali del giorno. E la mezzanotte è il cuore di questo tempo “nudo”, in cui l’uomo si trova a guardare in faccia, senza maschere, ciò che ha dentro. Non è un caso che di notte siano avvenuti alcuni dei passaggi cruciali dell’esperienza di grandi personaggi letterari: basti pensare alla conversione dell’innominato. Nell’opera la mezzanotte assume quindi un potente valore simbolico: è anche la condizione esistenziale dei personaggi del dramma, chiamati a guardarsi in profondità.
Al party ci sono attori che si apprestano a recitare parti del romanzo davanti al pubblico della cerimonia e alla giuria. Tutto è pronto a svolgersi nel più elegantemente borghese dei modi. Ma le cose andranno in modo diverso rispetto al previsto, ribaltandosi completamente: saranno proprio i personaggi del romanzo, Barabba su tutti, a leggere e a scavare in profondità nelle vite, le coscienze e l’umanità degli invitati alla serata di gala e, quindi, di noi tutti.
Quella dello zelota non è infatti una figura che può lasciare indifferenti. La versione drammaturgica di Cenci ce lo presenta come un uomo segnato da un incontro non cercato, non previsto, durato un istante soltanto, ma che ha impresso qualcosa in lui per sempre: la vita stessa gli è stata salvata per uno scambio con qualcuno che è morto per lui e lui non conosce. Basta questo perché l’esistenza che gli è restituita non sia più la stessa di prima. Si scopre infatti carico di domande, attese, desideri nuovi, che non comprende del tutto, non possiede e, soprattutto, non può ridurre, far tacere. Tutto ciò lo condurrà attraverso strade, vicende, avvenimenti che a poco a poco lo faranno diventare quell’uomo nuovo il cui seme era stato gettato in lui da quel fugace e decisivo incontro.
L’impenitente criminale scopre così che la libertà riconquistata è in realtà segnata da una nuova “prigionia”: quella del rapporto con chi gli ha cambiato lo sguardo su stesso, sugli altri e sulle cose.
E che la vera liberazione non è uscire da una galera, qualsiasi sia, ma l’adesione a questo rapporto.
Credits
Liberamente ispirato al testo di Pär Lagerkvist. Spettacolo prodotto da Meeting Rimini, con la partecipazione di AVL TEK. In collaborazione con la Regione Puglia e con il patrocinio del Comune di Rimini e del Teatro Pubblico Pugliese.
Con Antonella Carone, Michele d’Errico, Franco Ferrante, Carla Guido, Raffaello Lombardi, Mimmo Padrone e Roberto Petruzzelli
Soggetto di Davide Rondoni, Giampiero Pizzol, Otello Cenci e Nicola Abbatangelo
Testo di Giampiero Pizzol e Otello Cenci
Regia di Otello Cenci
Scene di Nicola Delli Carri
Costumi a cura di Sartoria Shangrillà
Si ringrazia l’Associazione Teatro Popolare di Sordevolo