Il Parco Archeologico delle Chiese Rupestri in Basilicata, noto anche come Parco della Murgia Materana è senza dubbio uno dei luoghi più antichi dell’intera civiltà europea dal punto di vista degli insediamenti umani: si trova infatti nei pressi della Città dei Sassi, assieme ai quali condivide per esteso il prestigioso riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità attribuito dall’UNESCO un territorio allo stesso magico e ancestrale che, in alcuni angoli, rece ancora intatti i segni dei primi insediamenti umani e che risalgono a più di un milione di anni fa: e per tutelare questa ineguagliabile eredità e il suo “paesaggio” di chiese rupestri (se ne contano circa centocinquanta in tutta la zona) dal 1990 è stato costituito l’omonimo parco al fine di salvaguardare non solo i resti archeologici e l’ambiente rupestre ma pure la fauna e la flora che caratterizzano l’intero comprensorio. Andiamo alla scoperta del Parco della Murgia Materana e di una storia che affonda le radici agli albori dell’Uomo.
IL PARCO DELLE CHIESE RUPESTRI, PATRIMONIO UNESCO
Il Parco Archeologico delle Chiese Rupestri di Matera, con le sue suggestive gravine (delle erosioni delle pareti rocciose, spesso scavate dall’acqua nella roccia calcarea, e tipiche proprio della Murgia pugliese e lucana) e un habitat che è rimasto intatto per intere epoche geologiche, si estende oggi per circa 8mila ettari fra il territorio del capoluogo lucano e quello del centro di Montescaglioso, dunque ai confini con la Puglia, col torrente Gravina che l’attraversa prima di confluire nel Bradano: un comprensorio naturale che, come detto, rappresenta un vero e proprio scrigno di reperti fossili risalenti alla Preistoria, alcuni dei quali esposti presso il Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola”, come ad esempio la celebre grotta dei pipistrelli (Paleolitico) e i resti dei cosiddetti villaggi trincerati (Neolitico). Nel corso dei secoli successivi, furono diverse le popolazioni che qui si insediarono, ma tutte caratterizzate da una società e una economia dedite alla pastorizia (non è un caso la presenza di molte masserie fortificate) e poco, ovviamente, all’agricoltura anche se ancora oggi tra i prodotti più rinomati di questo territorio ci sono alcuni vini DOC materani e anche un olio di ottima qualità: tuttavia, solamente negli ultimi trent’anni, il Parco Archeologico è stato riscoperto grazie alla notorietà mondiale che hanno acquisito i Sassi, rendendo Matera uno dei fulcri delle direttrici turistiche del Meridione.
FRA TRACCE PREISTORICHE E ARTE SACRA
La peculiarità del Parco della Murgia Materana, “punteggiato” da resti di villaggi e masserie ancora oggi intatte, sistemi di canali che convogliavano le acque piovane e anche diversi addiacci ricavati nella roccia per permettere in passato di mettere al riparo le bestie da allevamento, sono le chiese rupestri alcune delle quali praticamente nascoste alla vista o per arrivare alle quali tocca seguire sentieri impervi e che paiono dimenticati da millenni. La maggior parte dei circa centocinquanta luoghi di culto presenti nel Parso sono tutte chiese a una, due o tre navate: alcune di esse risalgono al periodo romanico e ciò è molto evidente da alcuni particolari architettonici mentre tra quelle attribuibili all’opera dei monaci benedettini durante l’Alto Medioevo merita una visita la cosiddetta “Grotta dei Santi”, una delle più datate e che presenta su una delle pareti un ciclo pittorico che risalirebbe all’incirca al IX secolo. Anche per questo motivo, uno dei modi migliori per scoprire il Parco è attraverso le escursioni organizzate nell’area e che portano a scoprire ad esempio la Cripta della Scaletta, o la chiesa della Madonna della Croce, di Santa Maria della Palomba e pure quella della Madonna della Murgia. Infine, un accenno al lato naturalistico: per quanto riguarda la flora, nel Parco sono state individuate quasi mille specie, tra cui alcune molto rare, mentre la fauna annovera istrici, faine, volpi, tartarughe, cinghiali e persino qualche lupo mentre tra i volatili domina il falco grillaio, che è anche il simbolo stesso di quest’area protetta.