C’era anche Enrico Lucci, ex inviato de Le Iene e conduttore tv ai funerali di Nadia Toffa che si sono svolti oggi in una Brescia gremita di amici, colleghi e gente comune. Lucci fu uno dei primi ad accogliere Nadia nella grande famiglia de Le Iene quando, per la prima volta nel 2009 entrò in squadra. Parlando ai microfoni dei cronisti, appena fuori il Duomo della città lombarda l’ex inviato ha commentato oggi: “Perchè la gente l’ha amata così? Perchè era autentica e l’ha capito. Se c’è una cosa che va valorizzata di Nadia è che, in un’epoca come questa, piena di odio, di senso di rivalsa, di cattiveria e di rabbia esplosiva vedere in Nadia l’esempio di una che, organizzandosi bene e documentandosi ha convogliato tutta questa avversità in qualcosa di concreto, di visibile e di civile”, ha spiegato il giornalista. Come ha ricordato Lucci, Nadia Toffa “era un che detestava l’ingiustizia, sembra banale come frase ma non lo è perchè lo faceva in modo autentico e sincero”. Poi hanno fatto sorridere le sue successive dichiarazioni: “Era una che stava male eh? Era una rompicogl*oni terribile che non staccava mai”.
ENRICO LUCCI, IL RICORDO DI NADIA TOFFA
Nadia Toffa però, con la sua morte ed ancor prima con la sua battaglia durata quasi due anni, ha lasciato una lezione importante, soprattutto ai giovani, come spiegato perfettamente dall’amico ed ex collega de Le Iene, Enrico Lucci: “L’esempio che può lasciare soprattutto ai giovani che l’hanno amata è proprio questo: che la rabbia che c’è oggi, l’odio, il senso di disperazione una ragazza come lei è riuscita a consolidare in una efficace azione giornalistica contro l’ingiustizia”. E quel senso di giustizia, Nadia lo ha dimostrato sin dal suo arrivo a Le Iene, come ricordato sempre da Lucci in una recente intervista a Il Messaggero dopo la notizia straziante della sua morte: “Era come una bimba al luna park. Aveva una gran voglia di emergere, ma non nel senso in cui tanti lo intendono oggi, cioè mettersi in vetrina. Lei, da subito, è sempre stata una persona che voleva mettersi al servizio della comunità. Voleva rendersi utile. Mi ha sempre ricordato una guerrigliera comunista insofferente a ogni ingiustizia”. Perchè Nadia era “un’indignata sincera, non una dei tanti professionisti dell’indignazione di oggi. Di fronte all’ingiustizia si sentiva male, e partiva in tromba col Kalashnikov”. Ed a noi piace ricordarla proprio così.