L’ACCORDO DEI DIRIGENTI INDUSTRIALI
La riforma pensioni con Quota 100 non si è occupata della previdenza complementare, che pure viene considerata importante. Tanto che anche Federmanager e Confindustria, nel rinnovo del Contratto collettivo nazionale dei dirigenti industriali, siglato a fine luglio, hanno deciso di intervenire sul tema. Come ricorda fiscoetasse.com, per quanto riguarda Previndai, il fondo pensione dei dirigenti industriali, sono state previste “novità importanti come l’incremento del massimale contributivo a 180mila euro, l’eliminazione del requisito dei 6 anni di anzianità aziendale per l’applicazione del minimale contributivo a carico dell’azienda, nonché l’inserimento di un criterio di flessibilità che da alle aziende la facoltà di aumentare la contribuzione a proprio carico fino al 7% del totale (1% a carico del dirigente). Inoltre, “si registra anche un allargamento la platea dei beneficiari del contributo minimo aziendale. Infatti quest’ultimo a carico dell’azienda per 4.800 euro annui, dal 2022 sarà obbligatorio anche per i dirigenti con una retribuzione inferiore a 120.000 euro che versino anche la quota a proprio carico senza previsione di alcuna anzianità minima”.
SMERIGLIO SU CONTE
Al Senato è in corso il dibattito seguente alle comunicazioni del Premier Giuseppe Conte, che ha rivendicato la bontà dei provvedimenti presi dal Governo, compresa la riforma pensioni con Quota 100. Poche ora fa Massimiliano Smeriglio, europarlamentare eletto nelle liste del Pd, aveva detto, secondo quanto riportato Adnkronos: “Oggi ascolteremo Giuseppe Conte. Sono stato tra i primi ad auspicare il disgelo con i 5 Stelle. Ma ora siamo al punto. E siamo al punto perché hanno fallito tenendo fermo il Paese mentre passavano il tempo a litigare. Se Conte rivendicherà un anno di governo giallo-verde fondato su propaganda e paure penso sia giusto prepararci ad affrontare con determinazione le elezioni. Se invece ci saranno elementi di forte di discontinuità su ecologia, welfare, salario minimo, diritti umani, autonomia delle donne, diritti individuali delle persone, accoglienza, se ci saranno parole chiare sul modello di sviluppo, stipendi e pensioni, allora penso sia giusto verificare le condizioni di un governo di legislatura che ridia dignità al Paese, benessere e tranquillità ai cittadini”.
CALENDA: CANCELLIAMO QUOTA 100
Carlo Calenda, intervistato da Repubblica, ribadisce di ritenere indispensabile il ritorno alle urne di fronte alla crisi di Governo, ma anche di reputare necessario cancellare la riforma pensioni con Quota 100. L’ex ministro dello Sviluppo economico si dice infatti preoccupato per la situazione dei conti pubblici italiani e anche per “la crisi internazionale che si prepara. E per affrontarla occorre un governo politico coeso e coerente. E piantiamola sulla necessità di fare questo accrocchio per disinnescare le clausole Iva. Con elezioni ad ottobre ci sarebbe tutto il tempo per farlo. Aggiungo che tutti i partiti vogliono disinnescarle ma nessuno dice come”. A precisa domanda su come bisognerebbe procedere dal suo punto di vista su questo fronte, Calenda risponde che “bisognerebbe partire dalla cancellazione di quota 100 e dalla revisione del reddito di cittadinanza, cancellando le tante cose ridicole come i navigator”. Si chiede quindi anche se “è plausibile che il governo con i 5S lo faccia?”. Domanda retorica che ricorda l’avversione dell’ex ministro a un esecutivo formato da Pd e M5s.
L’INTERROGAZIONE DI TRAVERSI (M5S)
Mentre non scema il dibattito sulla riforma pensioni e gli effetti in materia della crisi di Governo, il sito di bluerating riporta alcune dichiarazioni di Roberto Traversi. “Perché la Fondazione Enasarco non riconosce la pensione integrativa a chi ha versato fino a 19 anni? Nessun altro ente di previdenza complementare è obbligatorio tranne l’Enasarco e così i rappresentati e gli agenti di commercio sono obbligati a versare i contributi verso due enti, l’Inps e l’Enasarco senza però avere garanzie da quest’ultima. Infatti, servono 20 anni di versamenti per maturare il diritto alla pensione assieme al raggiungimento dell’età pensionabile, se raggiunti ad esempio 15 anni di versamenti l’unica possibilità di ricevere una pensione integrativa è quella di procedere a contributi volontari”, sono le parole del deputato del Movimento 5 Stelle, che ha anche chiesto al ministro Di Maio “se intende mettere in atto tutte le iniziative di competenza per fare in modo che i contributi versati a Enasarco vengano ricongiunti a quelli dell’Inps e sia garantito che i versamenti effettuati dagli agenti di commercio vengano riconosciuti a prescindere dagli anni di versamento”.
LE CRITICITÀ DI QUOTA 100
Secondo Giancarlo Turchetti, la riforma pensioni con Quota 100 nasconde delle criticità “che vanno risolte al più presto”. Tusciaweb.eu riporta delle dichiarazioni del Segretario generale della Uil di Viterbo e Civitavecchia a proposito delle domande per accedere a Quota 100 che ci sono state nella Tuscia: poco più di 1.000. “Non sono state tantissime e ciò significa che il provvedimento del governo nasconde delle criticità che andrebbero risolte al più presto. Occorrono subito delle modifiche. Innanzitutto una maggiore e strutturata flessibilità di accesso alla pensione per tanti lavoratori e lavoratrici”. Anche perché il numero delle domande altrove non è stato comunque alto o all’altezza delle aspettative. Secondo il sindacalista, “bisogna poi affrontare anche il tema delle future pensioni dei giovani, della valorizzazione del lavoro di cura per le donne e della maternità ai fini previdenziali, e infine non possiamo dimenticare che deve essere ripristinata la piena rivalutazione delle pensioni in essere”.
LA CRITICA ALLA “SOLUZIONE VENETA”
L’azione della Regione Veneto, per far fronte anche agli effetti della riforma pensioni con Quota 100 sulla sanità, non viene giudicata positivamente da Daniela Minerva. Sulle pagine di Repubblica, la responsabile delle pagine di medicina e sanità dell’“Espresso” riconosce che “la porta per andare a lavorare in ospedale è stretta e passano pochissimi medici, a tutto svantaggio dei malati e dei servizi”. Tuttavia, segnala anche che “l’azione di Zaia, per quanto giustificata dall’inerzia ministeriale, è pericolosa: delegare alle Regioni la formazione dei medici significa rafforzare il fatto che in Italia ci sono 21 sistemi sanitari dei quali una manciata funziona e gli altri no. Possiamo davvero pensare che ogni Regione si formi i suoi medici come vuole? Che garanzie ci sarebbero per i pazienti più deboli nelle Regioni più fragili e meno virtuose?”. Dal suo punto di vista “lo stallo si potrebbe sbloccare a livello centrale, e sono in molti a dire: borse di studio subito per far entrare i ragazzi in specialità, e subito i giovani in corsia. Per farlo però occorrerebbe che i ministeri interessati dessero un segno di vita”.
RIFORMA PENSIONI, L’ALLARME SUGLI ASSEGNI DI INVALIDITÀ
La crisi di Governo potrebbe incidere sulle misure di riforma pensioni? La domanda se la sono posta in molti in questi giorni e Vincenzo Zoccano fa sapere che “la fine del governo pone a rischio l’aumento delle pensioni di invalidità, aumento sul quale c’è già un ragionamento avanzato con Inps, il presidente del Consiglio, il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali per un piano quadriennale”. Secondo quanto spiegato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla Famiglia e alla disabilità ad Adnkronos Labitalia, “con il ministro del Lavoro Di Maio abbiamo lavorato alla proposta di aumento delle pensioni di invalidità civile, uno dei tanti temi di interesse per milioni di persone con disabilità che non arrivano a fine mese”, ma “la fine del governo voluta da Salvini blocca anche questa importante riforma. Ora si dica a chi percepisce 285 euro al mese il perché si vuole impedire di aumentare quelle pensioni”.
LE PAROLE DI ZOCCANO
Zoccano aggiunge che “da esponente tecnico di questo governo, prendo atto che ancora una volta le politiche per la disabilità sono messe a rischio da una crisi di governo che poteva benissimo essere evitata”, evidenziando poi che ci sono diversi provvedimenti che rischiano di non arrivare in porto, riguardanti anche i caregivers, per i quali si sta pensando alla copertura dei contributi figurativi per i periodo di lavoro di assistenza e cura. “Il provvedimento è però fermo in commissione e questo blocco rischia di far perdere i fondi già stanziati”, aggiunge Zoccano.