“Il Meeting che ho conosciuto io è un luogo dove tantissime persone risuonano all’unisono su una stessa nota. Una bellissima esperienza”: Oscar di Montigny, oggi Chief Innovation, Sustainability and Value Strategy Officer di Mediolanum (dopo essere stato Direttore Marketing, Comunicazione per un decennio), sta lasciando Rimini, dove in due giorni ha preso parte a tre degli oltre 200 eventi che costellano la settimana riminese del grande evento organizzato da CL, quest’anno per il quarantesimo anno.
Un luogo dove di Montigny ha potuto tornare su alcuni dei temi che tratta da anni con passione e trasporto: quelli della nuova relazione tra etica e business, tra umanesimo e imprese, e che il gruppo cui appartiene ha fatto propri da sempre. Sono valori assonanti con i principi lanciati dall’Onu nel 2006 – i Principles for Responsible Investment (Pri) – per ispirare investimenti responsabili. E dal punto di vista di chi come lui, ma come il Meeting, si pone questi problemi da sempre fa un po’ sorridere l’enfasi con cui solo oggi la Business Roundtable – che riunisce negli Stati Uniti i capi di 200 tra le principali aziende quotate a Wall Street – ha solennemente comunicato al mondo di voler adottare, d’ora in avanti, criteri nuovi per la gestione aziendale, che non puntino soltanto al profitto degli azionisti, ma pongano finalmente sullo stesso piano di priorità la tutela dei diritti e degli interessi degli altri stakeholder, dai dipendenti ai clienti, dai fornitori ai creditori.
“Nel leggere quelle comunicazioni – confida di Montigny – una parte di me ha detto ‘evviva’, ‘benvenuti’ eccetera. Sono oltre dieci anni che sostengo pubblicamente quei concetti, che noi di Banca Mediolanum abbiamo scelto come linee guida, e non sono, non siamo gli unici. Poi ho avvertito come un retrogusto, più forte forse che in altri (!?) perché conosco bene dall’interno le difficoltà in cui vivono le grandi aziende, le difficoltà nel far succedere realmente cose di questo genere. E dunque mi sono detto: o quei signori non credono in ciò che dicono, ma hanno capito che oramai almeno dirlo devono (e sarebbe gravissimo); oppure ci credono, ma non sanno come metterlo in concreto, come scaricarlo a terra. E mi chiedo se saranno mai capaci di farlo, perché non lasciano libertà di pianificazione… Volendo invece essere più ottimisti, se hanno fatto queste dichiarazioni è perché hanno già un piano nuovo per metterle in pratica. Ma mi sembra improbabile che possano riuscirvi, almeno nei tempi auspicabili. Comunque, spero tanto che non si tratti solo di una verniciatura all’immagine. So della lettera inviata da BlackRock alle società partecipate qualche mese fa, in cui veniva annunciata una verifica sul rispetto da parte di esse dei valori della sostenibilità, e mi domando se quelle aziende partecipate dal fondo abbiano già ricevuto almeno la prima telefonata…”.
Per di Montigny, la nuova frontiera del capitalismo – la stessa di cui discuteranno nella primavera prossima ad Assisi i giovani economisti convocati per questo da papa Bergoglio – deve oggi riflettere su come elevare la discussione dal livello attuale, in cui nella migliore delle ipotesi si ragiona su come diversamente destinare gli utili prodotti dalle imprese, a un livello superiore in cui si ragioni su come dare un’anima all’economia.
“Per un’azienda è essenziale avere una mission, ma la mission non può che essere un’idea specifica, come quando Microsoft disse che il suo scopo finale era quello di ‘mettere un pc su ogni scrivania’. Oggi, la storia chiede di più al capitalismo e quindi alle imprese. Chiede loro di sapere anche perché quella mission vada perseguita nell’interesse dell’insieme. Questo significa dare un’anima all’economia, significa passare dalla mission aziendale alla sua vocazione. È già un gran bene che ciascun’azienda si doti della propria mission aziendale, ma se questa non viene alimentata da una visione vocazionale…non basta!”. E non si può non pensare a una vocazione dall’ampio impatto su collettività e umanità, completa di Montigny.
Che anche nei suoi interventi al Meeting ha trattato tematiche che rientrano in questa stessa galassia culturale: in particolare il tema della responsabilità. “È venuto il tempo delle responsabilità individuali – ha detto -. Questa attenzione è possibile ad esempio con il riuso, il riciclo delle risorse come insegna l’economia circolare. Ma mettere la persona al centro significa dare una coordinata in più all’economia che diventa quindi sferica”. Ovvero “aggiungere alla circolarità una terza dimensione, quella dell’essere umano radicato nella sua origine, guidato da una vocazione”, ha detto. E, citando Paul Valery (“il futuro non è più quello di una volta”), ha ricordato che “questa epoca è unica, non ce n’è mai stata una uguale se non forse quando l’uomo ha imparato a maneggiare il fuoco. Oggi siamo invasi da una quantità enorme di informazioni, ma pochi sono in grado di leggerle. Siamo di fronte a un crescente analfabetismo funzionale”.
“È un problema soprattutto se teniamo presente che a breve ci saranno altri cambiamenti epocali – ha proseguito a Rimini Oscar di Montigny – Cambiamenti demografici: la popolazione aumenta vertiginosamente insieme agli inarrestabili flussi migratori e quindi ci saranno problemi di interpretazione culturale. Cambiamenti ambientali: negli ultimi 25 anni abbiamo distrutto il 10% delle risorse del Pianeta e oggi abbiamo bisogno di 1,7 volte delle risorse attuali per fare fronte a tutte le necessità della popolazione mondiale. Cambiamenti tecnologici: in pochi anni la tecnologia ci ha portato a parlare di realtà aumentata e virtuale, che per millenni sono stati concetti sconosciuti perché i filosofi hanno sempre parlato di una sola realtà e di verità”.”Sapete cosa significa questo?” – ha concluso – “Che le persone in futuro avranno attivato percorsi cerebrali e di pensiero diversi dai nostri attuali a fronte di stessi stimoli e questo pone problemi su reazioni inaspettate e in futuro sui metodi educativi. Stanno cambiando già adesso i percorsi decisionali basati sui processi logici, emotivi e funzionali. Non sarà la velocità che farà la differenza bensì l’orientamento”.
E in questo senso, chiosa ancora Oscar di Montigny col Sussidiario, “come ospite, e quindi nemmeno col trasporto dell’essere formalmente parte della comunità, che mi sono sentito molto in risonanza con i valori guida, fondanti. Bello aver potuto in tre giorni fare 3 incontri: con gli studenti la domenica sera, e il lunedì al padiglione della Fondazione per la Sussidiarietà sul tema ‘Una impresa per l’uomo’ e poi l’incontro con la Compagnia delle Opere, in cui si trattava dell’innovazione e sostenibilità come due grandi driver che guideranno cambiamento futuro. Nell’insieme, mi sono portato a casa una sensazione di grandissima accoglienza. Ho colto al Meeting una grande armonia, ho visto tanti eventi con tante persone in risonanza positiva, paradossalmente ci si aspetterebbe qualcosa di simile dai partecipanti a un evento aziendale, dove c’è un presunto senso di appartenenza a legare, invece non ho mai percepito nulla di simile in quel genere di incontri… E per quanto a Rimini ci sia il forte collante del Movimento, quando vi partecipano cinquecentomila persone è chiaro che un tale concorso di interesse non può che essere spontaneo e sentito”.
(Sergio Luciano)