Il nuovo governo italiano Pd-M5s non è ancora nato né è ancora abortito, ma il livello della polemica nei due partiti dell’alleanza pare già allo stremo.
L’ex premier Matteo Renzi ha accusato il presidente del Pd Paolo Gentiloni di manovre per far fallire il tentativo di coalizione. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha risposto in una nota scritta a muso duro che ciò non è vero. Intanto nel Pd serpeggia il sospetto che scopo di questo governo sia solo dare 6-12 mesi a Renzi per scardinare il partito e impossessarsene, o farsene uno suo.
D’altro canto nel pur ben più monolitico M5s alcuni parlamentari dicono, di questa alleanza in fieri, che è meglio perdere con dignità alle elezioni che perdere la dignità al governo con Renzi.
Né all’estero appare molta più chiarezza. Ieri l’autorevole New York Times si chiedeva perplesso come faceva il flebile M5s a trovarsi al centro della politica italiana.
In effetti il grande sconfitto dell’ex coalizione di governo M5s-Lega è proprio il Movimento 5 Stelle. La Lega infatti ha aumentato i suoi consensi, i 5 Stelle li hanno persi fino a crollare nei sondaggi di opinione. Quindi non è chiaro come si possa dare una seconda opportunità a degli sconfitti.
Certo ci sono le regole formali della Costituzione, senza le quali ogni cornice si perde, e quindi è giusto esplorare alternative possibili di governo in alternativa al voto. Ma appare ancora non chiaro come differenze profondissime di anni si possano comporre in poche ore.
Ma poi cosa ne sarà del governo una volta insediato?
Il peccato originale del passato governo giallo-verde è stato quello dell’altissima litigiosità: questo ha comportato l’ingovernabilità di fatto del paese per oltre un anno. Eppure all’inizio esso era nato con un’ondata di entusiasmo. Neppure tale entusiasmo è riscontrabile in queste ore.
Quindi se pure il governo M5s-Pd si insediasse, come riuscirà ad affrontare il grande ostacolo della finanziaria? Essa infatti richiederà lacrime e sangue, e quindi potrebbe finire per sventrare i due partiti singolarmente e come alleanza, portando poi tutti i voti alla Lega.
Fino a ieri il leader leghista Matteo Salvini era in difficoltà, per Moscopoli e per le tante esitazioni nel far cadere il governo. Eppure oggi si racconta che fosse felice. La prospettiva di un governo giallo-rosso lo sta salvando, spostando completamente il dibattito politico dai suoi errori alle polemiche degli altri.