Hugh Grant non le manda a dire al premier britannico, Boris Johnson. Dopo la decisione di quest’ultimo di chiudere il parlamento inglese fino al prossimo 14 ottobre, l’attore ben noto per i suoi ruoli in ‘Notting Hill’ e ‘Quattro matrimoni e un funerale’, si è rivolto all’ex sindaco di Londra definendolo “un giocattolo di gomma da vasca da bagno troppo pubblicizzato”. Hugh Grant ha utilizzato il proprio profilo Twitter per esprimere il suo parere sulla vicenda, aggiungendo: “Lei non fotterà il futuro dei miei figli. Lei non distruggerà le libertà che mio nonno ha combattuto due guerre mondiali per difendere”. Non contento, Grant ha quindi mandato un “vaffa” al primo ministro britannico, concludendo così: “La Gran Bretagna è disgustata di lei e la sua piccola banda di prefetti masturbatori”. Parole senza dubbio al vetriolo quelle del 58enne volto noto dello spettacolo, che vanno ad aggiungersi all’indignazione generale diffusasi nelle ultime ore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BORIS JOHNSON CHIUDE IL PARLAMENTO BRITANNICO: SCATTA LA PETIZIONE
Ha superato il milione di firme la petizione messa in atto nella giornata di ieri in Gran Bretagna contro Boris Johnson. Dopo la chiusura del parlamento da parte del Premier inglese fino al prossimo 14 ottobre, alcuni attivisti hanno appunto indetto una raccolta firma per chiedere che tale misura drastica (a cui la regina Elisabetta, come previsto, ha dato il suo consenso), venga interrotta. Nel dettaglio l’istanza ha chiesto al Parlamento che non sia “sospeso o sciolto a meno che e fino a quando il periodo dell’articolo 50 non sia stato sufficientemente esteso”. Centinaia di manifestanti si sono ritrovati davanti al Palazzo di Westminster per manifestare con lo slogan “Fermate il colpo di Stato”, che è poi la frase che riecheggia in ogni angolo della Gran Bretagna. Così invece il leader dei laburisti Jeremy Corbyn, grande oppositore dell’ex sindaco di Londra: “Il primo ministro sta distruggendo la nostra democrazia per portarla a un’uscita dall’Unione europea senza accordo”. Obiettivo del premier, mettere all’angolo gli anti-brexit, che con la chiusura del Parlamento non avranno il tempo di promulgare una legge ad hoc per evitare alla Gran Bretagna l’uscita dall’Unione Europea. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
REGINA AUTORIZZA BORIS JOHNSON: PARLAMENTO CHIUSO
La Regina Elisabetta ha autorizzato la richiesta di Boris Johnson di chiudere il Parlamento per consentire alla Brexit di procedere senza l’intromissione dei parlamentari: con un decreto ufficiale la regnante dei Windsor non si oppone alla richiesta “choc” del Premier conservatore e così autorizza la sospensione delle attività parlamentari per ben 5 settimane fino al 14 ottobre. «In questo giorno ordinato da Sua Maestà in Consiglio – si legge nel documento diffuso da Buckingham Palace – che il Parlamento sia prorogato in un giorno non prima di lunedì 9 settembre e non più tardi da giovedì 12 settembre 2019 a lunedì 14 ottobre 2019, per essere quindi trattenuto per l’invio di affari urgenti e importanti e che l’Onorevole Lord, il Gran Cancelliere della Gran Bretagna, fa sì che una commissione sia preparata e varata, come consuetudine, per la conseguente proroga del Parlamento». Durissimo il primo commento del capo dell’opposizione, leader dei Labour Jeremy Corbyn: «è una minaccia alla democrazia».
BREXIT, NO DEAL PIÙ VICINO
Clamoroso quanto accaduto quest’oggi in seno al governo britannico dove Boris Johnson, da poche settimane il primo ministro inglese, ha deciso di fatto di “chiudere” il Parlamento fino a metà del mese di ottobre. L’azione portata a termine dal premier britannico si chiama in gergo “prorogation”, e di fatto impedirà all’opposizione di conquistare l’agenda legislativa con una legge che possa fermare l’uscita dall’Unione Europea con un No Deal, una Brexit senza accordo con il Parlamento europeo. Quanto accaduto, come ricorda Repubblica, è decisamente clamoroso visto che qualcosa di simile accadde a metà del 1600 quando Carlo I “imbavagliò” il parlamento, scatenando poi una guerra civile che portò alla decapitazione dello stesso re. Johnson, ha di fatto tirato in ballo la Regina Elisabetta in questa battaglia parlamentare: la reggente potrebbe opporsi a questa decisione ma in 93 anni non l’ha mai fatto e non lo farà.
BORIS JOHNSON CHIUDE IL PARLAMENTO FINO AL 14 OTTOBRE
Durissime le reazioni a tale decisione, con la sterlina che è andata in picchiata, visto che di colpo è tornato d’attualità lo spettro del No deal, quello che secondo gli esperti sarebbe una vera e propria catastrofe per l’economia della Gran Bretagna. John Bercow, speaker della Camera dei Comuni, ha criticato la decisione del Premier: “Questo è un oltraggio alla Costituzione. L’unico scopo è impedire ai deputati di dibattere sulla Brexit. È vitale che il Parlamento possa dire la sua. Siamo in una democrazia parlamentare!”. Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, parla invece di “golpe costituzionale”, mentre l’ex cancelliere dello Scacchiere nel governo May, Philip Hammond, considera la decisione “profondamente anti-democratica”. Continua quindi il caos politico in Gran Bretagna legato alla Brexit, con la decisione di uscire dall’Unione Europea, votata con un referendum popolare tre anni fa, che rivista ora non appare una scelta azzeccata. E il futuro è ancora tutto da scrivere.