Attesissimo fin dall’annuncio di Alberto Barbera in conferenza stampa, Joker è una scommessa più che vinta dalla Warner Bros. La celebre casa di produzione cinematografica ha accettato la “competizione” e la pellicola sull’iconico villain è entrata a far parte del concorso principale del Festival di Venezia 2019, anche grazie alla spinta del regista Todd Phillips, il primo a credere nell’ambizioso progetto. Il lungometraggio racconta la storia di Arthur Fleck (Joaquin Phoenix), una persona affetta da problemi mentali che cerca il suo posto nella società in frantumi di Gotham City, dove da settimane imperversa la protesta. Arthur, che vive insieme alla madre (Frances Conroy), di giorno lavora come clown, mentre la notte aspira a essere un comico di cabaret, anche se la realtà è molto diversa dai suoi sogni: Arthur si accorge di essere uno zimbello – finendo nel mirino anche del noto conduttore tv Murray Franklin (Robert De Niro) – e questa non sarà l’unica scoperta che lo porterà a scelte estreme…
Capolavoro. Non esistono altri giudizi per descrivere il film realizzato dal regista di Starsky & Hutch e Una notte da leoni. Seppur basata sull’omonimo personaggio dei fumetti DC Comics, la pellicola è totalmente originale e autonoma: Phillips compie un vero e proprio studio della personalità di Joker, scavando nel suo misterioso passato. Ambientato nella Gotham City degli anni Settanta e Ottanta, il film accende i riflettori sui fattori che spingono Arthur Fleck a trasformarsi in Joker, cosa lo spinge a tanta crudeltà. Una violenza fisica e psicologica, un vero e proprio pugno allo stomaco. La società americana è la causa della sua apatia, ma non solo: il contesto familiare, le differenze classiste e la spietatezza naturale dell’essere umano. Un uomo che vive una situazione difficile in un mondo insensibile, cattivo e brutale. Ragazzini pronti a esercitare violenza senza motivo. Nessuna regola, l’anarchia, se non la ferocia. Con un’unica eccezione, i bambini: sono loro a non fare distinzioni e sono gli unici a guardarlo con un occhio diverso.
Può sembrare azzardato affermarlo adesso, ma Joaquin Phoenix è da Oscar: l’attore di The Master e di The Sisters Brothers – visibilmente dimagrito per vestire i panni della nemesi di Batman – ha colto la pesante eredità di artisti del calibro di Jack Nicholson e del compianto Heath Ledger, riuscendo a incarnare un personaggio distante anni luce dai precedenti. La performance della vita, forse. E tutto grazie a uno studio profondo, in primis sulla particolarissima risata che sfoggia Arthur Fleck, basata su quelle delle persone affette dalla ‘risata patologica’, un disturbo emotivo di origine neurologica. Un clown con un sorriso doloroso, riassumendo. Ma c’è anche la creazione di realtà alternative, tutte nella mente del protagonista.
La sceneggiatura di Joker – scritta dallo stesso Phillips insieme a Scott Silver – trae spunto da cult come Taxi Driver e Network, una scrittura perfetta che tiene alta la tensione per tutta la durata del film. E, oltre a un cast eccellente, uno dei punti di forza è il commento sonoro della violoncellista islandese Hildur Guðnadóttir, basti pensare all’utilizzo ricorrente di “That’s Life” di Frank Sinatra: musica e immagini formano un tutt’uno, moltiplicando le emozioni dello spettatore. Una regia variegata per un montaggio di qualità, con alcuni piani sequenza che evidenziano le qualità di un indimenticabile – già detto, ma giusto ribadirlo – Phoenix.
Joker arriverà nelle sale italiane il 4 ottobre 2019, una data da segnare sul calendario con un pennarello rosso acceso: uno dei film dell’anno senza il minimo dubbio, uno dei grandi protagonisti degli Oscar 2020. Chapeau, Warner Bros.