Riflettori puntati, oggi, sulla piattaforma Rousseau, perché l’esito della consultazione online viene considerato dai big del M5s dirimente. “Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”: se su questo quesito “dovessero prevalere i no, il presidente del Consiglio dovrà sciogliere la riserva di conseguenza: in modo negativo. Non vedo alternativa”, ha dichiarato infatti il capogruppo 5 Stelle al Senato, Stefano Patuanelli. Possibile che la nascita di un governo dipenda dal voto di poche migliaia di iscritti? Il Conte bis corre il rischio di essere abortito prima ancora di vedere la luce? “No – risponde Fabrizio d’Esposito, giornalista politico del Fatto Quotidiano – perché non ritengo che sia un voto decisivo. Mi attengo a quello che ha detto Di Maio, come capo politico del M5s, a Mattarella: sì al governo senza mai citare Rousseau. È un sì incondizionato. La consultazione online è una vicenda interna ai Cinquestelle e comunque non credo che uscirà un no al governo”.
Ma se dovesse inaspettatamente uscire un no, quali potrebbero essere le conseguenze?
Sono convinto che se anche dovesse uscire un no al governo, il Conte-2 si farebbe lo stesso. Dare la parola agli iscritti di Rousseau è importante, ma non si può drammatizzare questo voto online, anche perché è in corso una mutazione genetica del Movimento.
In che senso?
Il Movimento ha cambiato pelle. È chiaro che 14 mesi di governo e la gestione di questa crisi hanno prodotto un nuovo leader che si chiama Giuseppe Conte e il ritorno di Beppe Grillo. Questa crisi segna la sconfitta di Di Maio, che l’ha subita, e di Di Battista, che voleva il voto anticipato.
A proposito di Di Battista, che non ha dichiarato che cosa voterà oggi sulla piattaforma Rousseau, quanto pesa, in termini di parlamentari, all’interno dell’attuale M5s? C’è chi dice che potrebbe anche entrare nel nuovo esecutivo…
Vedremo, non so se entrerà, non so se glielo hanno chiesto e può darsi che lui sia disponibile. Detto questo, non so quanto peserà la pattuglia di Di Battista. So che ci sarà un voto di fiducia e che la maggior parte dei parlamentari Cinquestelle non vuole il voto anticipato. Quindi non farei proprio calcoli con il bilancino, compresi i 9 dissidenti di cui ha parlato ieri il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, pronti a votare contro il Conte-2 e a entrare nel partito di Salvini.
E quindi?
Siccome l’alternativa al governo giallo-rosso è il voto anticipato, non so se Di Maio in quel caso sarebbe ancora il capo politico del Movimento, ma certamente non sarebbe più il candidato premier dei Cinquestelle. Tutti questi movimenti vanno comunque ricondotti sempre allo sfondo finale: un governo di garanzia con il voto anticipato, non più forse a novembre, ma a febbraio 2020. E non so quanto questo possa convenire agli attuali assetti del M5s.
Tra Conte e Di Maio è in atto uno scontro perché Conte ha offuscato il ruolo di Di Maio?
Non ha offuscato. La politica è una selezione darwiniana. Conte si è affermato come leader con quel discorso contro Salvini, si è affrancato dal bollino grillino in senso stretto, è stato una figura istituzionale proveniente dal mondo dei civil servant, parla di “nuovo umanesimo” e ora si gioca la sua partita. Conte è una figura che può far presa anche sopra i Cinquestelle, se Beppe Grillo l’ha chiamato “l’Elevato”.
Vero, ma lo scontro tra Conte e Di Maio e tra Di Maio e Grillo non è destinato a produrre qualche conseguenza sul futuro del M5s, anche dopo l’avvio di un governo giallo-rosso?
Può anche darsi che Di Maio sia la vera garanzia politica della tenuta dei Cinquestelle nei confronti del Pd. Vediamo con quale ruolo entrerà nel governo, con quale ministero, se ci saranno o meno i vicepremier. Le leadership nascono dalle contingenze e le contingenze hanno voluto che Grillo e Conte abbiano spinto per fare questo governo, quindi ora emergono le loro figure. Di Maio fin dall’inizio ha subìto tutta la trattativa e continua a subirla. Tutto quello che possiamo immaginare sui Cinquestelle lo vedremo una volta vista la squadra di governo. Potrebbero anche ricompattarsi, ma questa crisi ha certamente stabilito nuove gerarchie interne.
È giusto che Di Maio rivendichi un ruolo di primo piano nel Conte-2?
Ha tutto il diritto di affrontare una competizione interna per entrare nel governo. Non vedo impedimenti.
Il Conte-2 sarà più a trazione M5s o a trazione Pd?
Dipende dalla composizione del governo. Vediamo se alla fine sarà una coalizione vera e non un semplice contratto di governo, vediamo se si limiteranno a gestire il potere o se invece faranno davvero qualcosa di strategico. Sono tanti gli interrogativi. Ora facciamo solo un esercizio di stile sul totonomi. Vediamo quali ministri di peso finiranno al M5s e quali al Pd.
Ci sono poltrone che contano di più, che “scottano” di più?
Dobbiamo vedere quali garanzie vorrà il Quirinale su Economia, Difesa, Interni ed Esteri.
Nelle trattative per formare il nuovo governo frenano di più le divergenze sui temi del programma o sui nomi della nuova squadra?
Penso che sia soprattutto la questione delle poltrone, ma non ci vedo nulla di scandaloso. E mi risulta che nel Pd dopo 14 mesi ci sia una ressa per fare il ministro o il sottosegretario. Anche i Dem non se la passano molto bene al loro interno: sono una vera e propria federazione di correnti. Anche Renzi vorrà avere delle garanzie sui nomi.
Immigrazione, sicurezza e pensioni sono temi molto sensibili per gran parte dell’elettorato. Il governo giallo-rosso vuole segnare forti discontinuità rispetto al precedente. Sarà davvero così?
Io penso che Salvini non abbia risolto un bel nulla. È stato il ministro più assenteista al Viminale, ha fatto propaganda sui migranti. Il Pd da anni discute di una posizione che possa coniugare sicurezza e solidarietà e credo che questo tema lo accomuni ai Cinquestelle. Nessuno vuole lassismo sul tema dell’immigrazione.
L’alleanza M5s-Pd sarà estesa anche a livello locale? E potrebbe invertire il trend delle ultime tornate regionali che hanno visto ovunque primeggiare la coalizione di centrodestra?
Stanno lavorando in tal senso, per esempio in Umbria. Senza una prospettiva del genere, a novembre, in Emilia Romagna, ci ritroveremo con una mazzata del Pd alle regionali. E questo sarebbe un ostacolo serio nel cammino del nuovo governo.
(Marco Biscella)