Gli Stati Uniti sono pronti al ritiro di 5.400 soldati dall’Afghanistan come primo passo di quello che secondo i piani dell’amministrazione Trump dovrebbe portare ad un graduale rientro in patria di tutti e 14mila i militari dislocati nel Paese. Lo ha affermato l’inviato speciale americano per l’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, dichiarando ad un canale locale afghano che gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo “in via di principio” con i talebani ma precisando che l’intesa “non sarà definitiva finché non sarà approvata dal presidente Trump”. I 5.400 soldati dovrebbero tornare negli Usa nell’arco di 135 giorni, in maniera progressiva. La volontà del Presidente americano di riportare a casa il maggior numero di truppe è nota: nei mesi scorsi fece discutere il tweet in cui, a sorpresa, Trump annunciò di avere sconfitto l’Isis e di non avere più motivi per restare in Siria.
AFGHANISTAN, USA:”VIA 5400 SOLDATI”
Chi pensa però che la situazione in Afghanistan si sia stabilizzata, che la lotte al terrorismo sia vinta e che il ritiro delle truppe americane ne sia la naturale conseguenza, si sbaglia. Ne è la prova l’ennesimo attentato verificatosi oggi nella capitale Kabul, proprio in seguito alla notizia del rientro in patria dei militari a stelle e strisce. Come riportato da “La Repubblica”, dopo l’incontro tra il presidente Ashraf Ghani e l’inviato americano dedicato al progetto dell’accordo di pace, gli stessi talebani hanno rivendicato l’attacco con autobomba guidato da un kamikaze verificatosi al Green Village, zona dove risiedono molti stranieri e si trovano le sedi degli uffici delle organizzazioni internazionali. Il bilancio è di 16 morti e 119 feriti.