Nessuno al mondo fa qualcosa per niente, questo si sapeva, ma chi ancora credeva che dietro le guerre ci fossero ideali di amicizia fra popoli o quantomeno interessi politici e strategici comuni, si dovrà ricredere. Dopo averlo aiutato a vincere la guerra contro ribelli e Isis (l’ultima provincia, ancora in mano loro, quella di Idlib, sta per cadere anch’essa) e sostenuto militarmente, Mosca ha chiesto adesso ad Assad “il conto”: tre miliardi di dollari per le spese militari sostenute e ancora in corso. Soldi che ovviamente Assad, con un paese ridotto in macerie, non ha. Ci ha spiegato Marco Bertolini, ex comandante operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore ed ex capo di stato maggiore del Comando Isaf in Afghanistan che “non si tratta neppure di una cifra così esagerata tenendo conto dell’impegno russo in termini di vite umane e di mezzi militari, se si pensa che noi in Afghanistan per operazioni di semplice addestramento spendevamo circa un miliardo di euro”. Si tratta, piuttosto, visto che Assad sta ripagando Putin con aziende di Stato, “di una azione che di fatto sottomette la Siria al dominio politico ed economico della Russia”.
Si sapeva sin dall’inizio che la Russia avrebbe chiesto alla Siria di essere pagata, come qualunque mercenario, per il suo aiuto bellico?
Onestamente non lo sappiamo. È chiaro che la Russia ha sempre voluto una contropartita, si pensava che si sarebbe accontentata di diverse basi militari, specialmente quelle sul Mediterraneo, importantissime per Mosca, ma evidentemente vogliono anche soldi.
Tre miliardi di dollari per l’esattezza.
A fronte delle spese militari sostenute, per un impegno durato anni, non è nemmeno tanto. Non è una cifra particolarmente elevata visto lo sforzo bellico sostenuto, se pensiamo che un anno di operazioni a bassissima intensità, a fare cioè addestramento in Afghanistan, il costo fu di circa un miliardo di euro. Credo sia un costo simbolico, non ripagano sicuramente le spese sostenute in vite umane e armi.
Assad però con un paese distrutto questi soldi non li ha, e allora svende o regala importanti aziende di Stato. Questo significa che la Russia “entra” in Siria non solo militarmente, ma anche economicamente?
Questo era ovvio. La Russia è intervenuta non per bontà d’animo, ma per i propri interessi, che non sono solo di carattere strategico, ma anche economico. Con l’intervento in Siria e il suo attivismo anche in Ucraina, la Russia si è attirata sanzioni da parte dell’occidente che la strangolano. Il fatto che non si accontentino solo di contropartite strategiche ma anche economiche, è una cosa comprensibile. Quello che perde con l’Europa da una parte se lo riprende con la Siria. E credo che Assad quando ha chiesto l’intervento russo sapesse tutto questo. Magari pensava di pagare di meno e solo con le basi militari.
Che Siria sarà? Un vassallo, un satellite russo?
Non c’è dubbio, ma è una scelta fatta anche da noi occidentali. Nel momento in cui abbiamo dato ogni colpa ad Assad, ritirato gli ambasciatori, rotto ogni rapporto che avevamo da decenni, è chiaro che abbiamo aperto la strada ad altri, in questo caso alla Russia. Tenendo conto che in Medio Oriente ci sono presenze strategiche americane importanti in Iraq, in Giordania, e alleati americani come Israele e Arabia Saudita, ci sarà anche un paese dipendente dalla Russia.
Si spiegano forse adesso le resistenze poste dall’occidente all’intervento russo?
Certamente. Non si voleva che la Russia vincesse nonostante stesse facendo il lavoro sporco per tutto il mondo di eliminare il terrorismo islamista. Non si voleva che la Russia si radicasse così in Siria. Ma attenzione, adesso l’Iran farà lo stesso con Assad, visto il ruolo anch’esso decisivo giocato da Teheran nella guerra.
(Paolo Vites)