17 milioni di follower, prima influencer al mondo nel campo della moda secondo Forbes, protagonista sulle copertine delle principali riviste internazionali e molto altro: Chiara Ferragni ormai la conosciamo tutti e Chiara Ferragni – Unposted si presenta come un documentario per scoprire ciò che non sappiamo sulla moglie di Fedez, a caccia del particolare e del dettaglio ancora inesplorato anche ai suoi più grandi fan. Da Flickr al blog, fino al boom sui social network: la 32enne nel giro di pochi anni è diventata un’icona di stile e di vita per milioni di persone, reduce da un 2018 indimenticabile tra il matrimonio con l’ex giudice di X Factor e la nascita del figlio Leone. La regista Elisa Amoruso ha deciso di ripercorrere le tappe di questa crescita esponenziale – sia personale che professionale – anche attraverso il racconto di chi fa parte del suo entourage, di scrittori, sociologi e persino professori di Harvard. Un business da milioni di euro per una delle imprenditrici più lungimiranti della storia recente, una storia di successo femminile che va oltre l’immagine pubblica…
L’annuncio della presenza di Chiara Ferragni – Unposted nella sezione Sconfini del Festival di Venezia 2019 aveva già sollevato polemiche al momento della presentazione del programma della 76° edizione della Mostra del Cinema. L’entusiasmo dei follower dell’influencer si è scontrato con l’indignazione di molti, spaventati dal pericolo auto-celebrazione. Un rischio solo sfiorato. Quello di Elisa Amoruso non è affatto un documentario, ma un’Instagram Stories lunga 85 minuti. Avete presente Michael Moore? Dimenticatelo, siamo agli antipodi. Ci troviamo di fronte a un film che porta acqua al mulino degli “indignados”, una costosa pubblicità che trasferisce ciò che vediamo quotidianamente su Instagram sul grande schermo. Un lavoro che non mostra niente di interessante sulla sfera privata – o almeno qualcosa in più rispetto a quanto già sappiamo grazie ai social, dove ben pubblicizza anche i suoi momenti più intimi – nessuna dichiarazione di grido, nessun retroscena o filmato ‘nascosto’. Niente di niente.
Come dicevamo, passiamo dal pomposo dialogo con la bellissima Chiara Ferragni alle interviste con parenti, collaboratori e designer, senza dimenticare il marito Fedez (che strappa anche qualche sorriso, contro ogni pronostico). Solo persone fidate, nessun commento esterno e disinteressato. Ed è difficile pensare di trovarsi di fronte a un documentario nel vero senso della parola (come quelli di Roberto Minervini o Asif Kapadia, un esempio per capirci): Chiara Ferragni – Unposted ha una scrittura maniacale, costruita e calcolata senza sbavature. Anche i siparietti più particolari non brillano per spontaneità. L’influencer di Cremona appare per ciò che è, una business woman dedita al marketing legato al suo brand e a quelli che sponsorizza attraverso il suo corpo. A confermare queste sensazioni, le dichiarazioni di regista e protagonista: la prima ha ammesso di aver montato parte del film con la Ferragni, scegliendo «le parti migliori, più emotive e interessanti»; la seconda ha affermato di aver rifiutato una proposta di Netflix poiché il progetto «andava troppo sul personale». Un autogol clamoroso come quello in zona Cesarini di Koulibaly in Juventus-Napoli.
Chiara Ferragni – Unposted non brilla particolarmente anche per ciò che concerne regia – decisamente piatta – e montaggio. Possiamo dunque dire, senza troppi giri di parole, che a livello cinematografico è tra le peggiori pellicole selezionate, se non la peggiore. Con altrettanta sicurezza possiamo però pronosticare un grande successo economico: il documentario evento sarà in sala il 17/18/19 settembre 2019 distribuito da 01 Distribution, per poi proseguire la sua “avventura” su Amazon Prime Video. Migliaia di follower si assicureranno il biglietto per vedere lo spettacolo e probabilmente ne rimarranno estasiati. Probabilmente solo loro. Anzi, quasi certamente. Intendiamoci: non è Chiara Ferragni a essere bocciata, ma il progetto propagandistico. Mai un capello fuori posto, neanche l’ombra di una minima naturalezza. Un film di cui francamente non sentivamo la mancanza…