I reperti organici trovati all’interno della piccola bara di Maria Fresu, una delle 85 vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980, apparterrebbero a due persone diverse, entrambe di sesso femminile. I suoi resti sono stati riesumati il 25 marzo scorso dai periti incaricati dalla Corte d’Assise di Bologna che sta processando l’ex terrorista Gilberto Cavallini. Stando a quanto riportato da Repubblica, la scoperta è stata comunicata ieri ai perdi delle parti. Sono stati estratti 24 marcatori (ne servono almeno nove) dei profili del Dna nucleare e mitocondriale dal materiale attribuito a Maria Fresu. Il materiale organico esaminato dalla biologa genetico-forense Elena Pilli, capitano del Ris dei carabinieri di Roma, è costituito da un lembo facciale, un piccolo scalpo con una chioma nera, un frammento parziale delle dita della mano destra, un frammento di mandibola in prossimità del mento con alcuni denti. Nei prossimi giorni sarà comparato con il Dna di due parenti della donna, il fratello Bellino e la sorella Isabella, che sono stati convocati presso il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze per procedere col prelievo salivare del Dna.
STRAGE DI BOLOGNA, DUE DNA TRA RESTI MARIA FRESU
La perizia si è resa necessaria a causa di una serie di incongruenze in merito alla fine della giovane madre scomparsa nella strage di Bologna. La teoria dei difensori dei terroristi neri è che l’altra vittima mai accertata prima potrebbe essere tra gli esecutori materiali dell’attentato. Così si riaprirebbe la pista del terrorismo internazionale, scartata finora in ogni grado di giudizio. «Se tutto quello che è stato trovato non appartenesse a Maria Fresu bisognerà capire dov’è finito il suo corpo, che come ha detto anche il perito esplosivistico Danilo Coppe non può essersi dematerializzato, e a questo punto chi l’ha fatto sparire», ha dichiarato a Repubblica l’avvocato Gabriele Bordoni, che difende l’ex Nar Gilberto Cavallini con il collega Alessandro Pellegrini. Ma per Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, «per quanto riguarda la situazione di Gilberto Cavallini non cambia nulla». Secondo Bolognesi, «alcuni dei resti di una delle altre vittime accertate potrebbero essere finiti insieme a quelli della Fresu, del resto nella sua bara sono stati messi reperti raccolti in date diverse, trovati in più occasioni».