Un problema di base della politica italiana sembra essere la rottura di quella linea sottile ma importantissima tra comicità e serietà, tra discussione e intrattenimento, tra scherzo, esagerazione, menzogna e falsità, non senso, stupidaggine. Tutto ciò è incarnato nella persona e azione politica di Beppe Grillo.
La mancanza di comprensione di questa realtà è uno dei motivi profondi per cui si è arrivati oggi a questo governo.
Quello che è avvenuto nelle settimane scorse era una guerra tra due Mattei, Salvini e Renzi. Uno avrebbero dovuto vincere, entrambi non ne sono usciti benissimo, anche se chiaramente Renzi oggi sta meglio di prima.
È molto difficile che Salvini possa domani recuperare da quello che sta succedendo. Il Daily Beast, un giornale da “interni” di Washington, gli ha lanciato un attacco formidabile raccontando con precisione abbondanza di dettagli i soldi che sarebbero passati da Putin a Salvini.
Questo brucia ogni ponte di Salvini a Washington, perché chiunque lo aiutasse domani sarebbe sospettato di avere avuto rapporti illeciti con i russi. Né i russi, che in questi giorni hanno raggiunto un accordo con gli Usa per l’Ucraina, visto il recente scambio di prigionieri, hanno interesse a salvare Salvini. Ciò di fatto danneggerebbe ulteriormente Trump (già sospettato di rapporti foschi con la Russia) o una futura “attenzione” dei russi alle elezioni americane l’anno prossimo.
Matteo Renzi, grazie al fatto di avere apparentemente ispirato questo nuovo esecutivo, è vincitore, ma quanto in realtà? Il Pd si è coalizzato per arginarlo e un motivo per non andare al voto non era arginare la destra ma non fare prendere a Renzi il controllo dei gruppi parlamentari né costringerlo a farsi un suo partito che raccoglierebbe il 3%. Oggi Renzi è uscito con la testa dall’acqua, il che è già molto rispetto a qualche mese fa, ma non ha grandissimi spazi davanti. Né a questo punto può uscire dal partito. Che cosa farà?
Inoltre, se la Lega ritorna quella che era prima, allora le prospettive di un voto potrebbero diventare di nuovo alte.
L’ultimo elemento di questi eventi recenti è il passaggio da quella che negli 70 si chiamava “autonomia della politica” alla autonomia del parlamento. I parlamentari sono evidentemente ormai indipendenti dalla politica e dai partiti, sono entità dotate di vita propria che, come tutti gli organismi, non vogliono morire, cioè non vogliono rimettere il mandato prima del dovuto. Questo è stato un ulteriore elemento che ha ulteriormente imbrogliato tutto il dibattito e che sta contribuendo a indebolire ulteriormente la “costituzione” del Paese.