Si può dire senza timore di essere smentiti che la scelta di Google di celebrare con un doodle Ruth Pfau, la “Madre Teresa pachistana”, abbia riscontrato parecchio successo nel mondo dei social. Basta fare un rapido giro su Twitter per accorgersi di come la figura di questo medico e suora abbia rappresentato per molti internauti un’occasione più unica che rara per ricordare a loro volta questa figura storicamente così importante nata esattamente anni fa. Sul sito di microblogging c’è chi ne sottolinea i meriti:”Oggi, #9settembre, voglio ricordare #RuthPfau, medico e suora che dedicò oltre 55 anni della propria vita all’assistenza dei malati di #lebbra in Pakistan. Lavorò per decenni al fianco di migliaia di lebbrosi fondando 157 cliniche”. Ma tra quanti hanno voluto omaggiare Ruth Pfau c’è anche Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, che sul suo account ha scritto: “Lotta alla #lebbra #RuthPfau una #Suora, una sorella: donano la loro vita a #Gesù che è e riconoscono negli altri. Semplicemente. Il popolo Le onora. (agg. di Dario D’Angelo)
“LA MADRE TERESA DEL PAKISTAN”
Nel 2014 Suor Ruth Pfau ottenne il premio Klaus Hemmerle, davanti alla presenza di Monsignor Joseph Coutts, presidente della Conferenza Episcopale Pakistana: in quel frangente il prelato, commosso dalla presenza di quella piccola grande suora, ebbe a dire «Ruth Pfau ha fatto sperimentare l’amore di Cristo a persone dalle convinzioni più diverse». Ha testimoniato Gesù con la vita, ha salvato migliaia di migliaia di persone dalla lebbra sempre “nel Suo nome”, allontanando da sé ogni vana gloria. Per questo viene ricordata come la “Madre Teresa del Pakistan” e per questo il suo nome, Suor Ruth Pfau, non rimarrà nel dimenticatoio come qualche accanito fondamentalista pakistano avrebbe voluto nei lunghi anni di battaglia della religiosa contro la povertà e le avversioni alla Chiesa di Cristo. (agg. di Niccolò Magnani)
UNA VITA DEDICATA AI MALATI
Proseguono gli omaggi sui social per Ruth Pfau, nata il 9 settembre di novant’anni fa a Lipsia e ricordata dal doodle di Google. Medico e religiosa, la Madre Teresa del Pakistan ha ricevuto nel corso della carriera da missionaria numerosi riconoscimenti, basti pensare all’Ordine del Pakistan, ed è ricordata come una delle donne più importanti del Novecento. In un’intervista rilasciata ad Avvenire, Ruth Pfau ha spiegato di aver intrapreso la sua battaglia alla vista di un giovane paziente afgano che gattonava usando mani e piedi: «Alcuni malati venivano addirittura spinti nel deserto in modo che gli animali selvaggi li eliminassero». La sua morte risale al il 10 agosto 2017 a Karachi, un lutto che spinse il Governo del Paese a indire funerali di Stato: la prima volta nella storia per una donna, una donna che ha lasciato il segno per l’ardore con cui ha combattuto e vinto la lebbra. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
RUTH PFAU, LA DONNA CHE RESE IL PAKISTAN LIBERO DALLA LEBBRA
Il suo impegno al fianco dei malati di lebbra in Pakistan, ha trasformato Ruth Pfau, medico e suora, nella “Madre Teresa” del posto. Quando nel 1960 fu inviata in missione in Pakistan dalla superiora delle Sorelle francescane del Cuore di Gesù e Maria, non credeva che non avrebbe mai più fatto ritorno in Germania. Il suo compito sarebbe stato quello di coordinare un servizio medico per gli studenti pachistani ma, una volta resasi conto della gravità della lebbra nel Paese, decise di proseguire il suo lavoro sul posto, restando vicina ai bisognosi. Non è un caso se nel 1988 il governo le concesse la cittadinanza pachistana e se il 10 agosto 2017, quando venne a mancare, il Paese la celebrò con dei funerali di Stato. Pfau fu tra le fondatrici dell’importante Centro per lebbrosi Maria Adelaide e proprio lei contribuì all’annuncio nel 1996, da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, del Pakistan “Paese libero dalla lebbra”. Durante il suo operato, il ministero della Salute pakistano le conferì l’incarico di Consigliere federale sulla lebbra, riconoscimento che le permise di esplorare altre aree del Pakistan e organizzare nuovi centri di cura finanziati grazie alle donazioni del posto e dalla Germania. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
157 CLINICHE PER I MALATI DI LEBBRA
Fu un incontro a cambiare per sempre la vita di Ruth Pfau, medico e suora, meglio nota come la “Madre Teresa del Pakistan”. Per oltre 55 anni si dedicò anima e corpo all’assistenza dei malati di lebbra in Pakistan e fondò 157 cliniche in Pakistan nelle quali, nel corso degli anni, furono trattati oltre 56mila pazienti. Prima di dedicarsi alla popolazione pakistana, dopo essere entrata nella Società delle figlie del Cuore di Maria, Ruth Pfau prese parte a diverse missioni in India, in particolare in Afghanistan. All’età di 31 anni decise di dedicare la propria esistenza alla popolazione del Pakistan ed alla lotta contro le epidemie di lebbra, iniziando il suo lavoro in una piccola capanna nei pressi della popolosa Karachi. Con altri volontari lavorò alla fondazione del Centro per lebbrosi Maria Adelaide, divenuto nel tempo uno dei maggiori punti di riferimento per i malati non solo del Pakistan ma anche dei paesi limitrofi. Dai malati di lebbra, il Centro spostò poi la sua attenzione anche ad altri bisognosi, occupandosi di malattie come la tubercolosi e la prevenzione contro le malattie della vista. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RUTH PFAU, LA ‘MADRE TERESA DEL PAKISTAN’
La Dott.ssa Ruth Pfau è considerata la “Madre Teresa del Pakistan“. Proprio due paesi cosi tanto profondamente divisi dalla politica e dall’odio territoriale sono stati quindi accomunati dalla Carità. Così come la piccola suora albanese, Madre Teresa, ha curato le piaghe dei malati e dei poveri di Calcutta, anche la Dott.ssa Ruth Pfau, nel vicino, ma nemico Pakistan, in forza della fede Cristiana ha portato la fiamma della Carità a cauterizzare le ferite di migliaia di malati di lebbra a Karachi. Due cammini diversi, due destini (o “chiamate”, come definiva la sua Ruth Pfau) straordinariamente simili. “Quando ricevi una simile chiamata, non puoi rifiutarla, perché non sei tu che hai fatto la scelta – ha detto la Dott.ssa Ruth Pfau a Express Tribune – perché non sei tu che hai fatto la scelta. Dio ti ha scelto per se stesso”. E nelle pieghe della vita della Dott.ssa Ruth Pfau, Dio ha operato “un sacco” di scelte. Accolte – sempre – nella grande semplicità di una giovane ragazza tedesca di affidarsi e lasciarsi colpire dalla realtà che la circondava, senza anteporre i suoi progetti a quanto la realtà le aveva messo davanti.
LE SCELTE DI DIO NELLA VITA DI RUTH PFAU
Una preferenza, quella di Dio per colei che sarebbe divenuta la Dott.ssa Ruth Pfau che si esplicita fin dalla più tenera età (lei avrebbe compiuto 90 anni oggi, motivo per cui Google le ha dedicato il doodle commemorativo in diversi paesi del mondo) quando ancora bambina scampa avventurosamente a un bombardamento a tappeto degli alleati sulla cittadina dove viveva e distrussero la sua casa, in quella che diventerà la Germania Est. Fuggì poi in Germania Ovest ancora piccola e quando il fratellino morì per una malattia, Ruth Pfau decise che sarebbe diventata dottoressa. E fu poco dopo aver terminato gli studi che, attraverso l’incontro con una sopravvissuta ai campi di concentramento (nei quali furono imprigionati molti cattolici) che la Ruth Pfau sentì l’esigenza di entrare a far parte di un ordine di suore, la Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, rinunciando a una proposta di matrimonio ricevuta da un suo compagno di studi. Un’altra volta la scelta di Dio si è fatta sentire nella vita di Ruth Pfau, che ha avuto il coraggio di comprenderla ed accoglierla anche a scapito di quanto sembrava delinearsi nel suo futuro. Così, tra il 1960 e il 1961, mentre era in India per un corso di specializzazione del suo ordine religioso, avvenne ciò che impresse la svolta definitiva alla sua esistenza.
L’INCONTRO INASPETTATO CHE CAMBIA LA VITA DELLA DOTT.SSA RUTH PFAU (E SI RIPETE OGNI GIORNO)
Fu così che – per caso – la dott.ssa Ruth Pfau visitò una colonia di lebbrosi a Karachi, dove incontrò una delle migliaia di pazienti pakistani affetti dalla malattia. “Deve aver avuto la mia età – in quel momento non avevo ancora 30 anni – e ha strisciato trascinandosi sulle mani e sui piedi in questo dispensario, comportandosi come se fosse ciò del tutto normale – disse in una intervista alla BBC nel 2010 – come se qualcuno dovesse strisciare lì attraverso quella melma e in quella sporcizia, a 30 anni, come un cane”. Quell’incontro la sbalordì. “Non potevo credere – diceva la dott.ssa Ruth Pfau – che gli umani potessero vivere in tali condizioni”. “Quella visita, i luoghi che ho visto durante la mia permanenza a Karachi, mi hanno fatto prendere una decisione chiave sulla vita”. E la dott.ssa Ruth Pfau prese da allora ogni giorno nuovamente quella decisione. E non perchè, attenzione, uno spirito umanitario, una sorta di nuovo umanesimo, si fosse impossessato di lei, ma per l’urto che quotidianamente alcuni particolari volti, alcune specifiche persone provocavano nella sua vita. “Siamo come in un matrimonio pakistano”, diceva. “È stato un matrimonio combinato perché era necessario. Abbiamo sempre e solo combattuto l’uno con l’altro. Ma non abbiamo mai potuto divorziare, perché avevamo troppi figli”. Oltre 50 mila. Tutti figli amati e voluti della dott.ssa Ruth Pfau.