Ci sono importanti novità sulla morte di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma il 26 luglio scorso, accoltellato nel quartiere Prati dopo una colluttazione con i due 19enni americani Christian Gabriel Natale Hjort e Finningan Lee Elder, ora in carcere per l’omicidio del vicebrigadiere. Nel registro degli indagati è finito anche Andrea Varriale, il carabiniere che si trovava insieme a Mario Rega Cerciello la notte in cui questi è stato ucciso, chiamato a rispondere alla procura militare di “violata consegna” per non aver portato al seguito la pistola d’ordinanza. La conferma di ciò arriva all’ANSA da parte dello stesso procuratore militare, Antonio Sabino, il quale parla comunque di un “atto dovuto” dopo le notizie emerse finora e sottolinea che gli accertamenti sono ancora “in fase esplorativa”.
MARIO CERCIELLO: INDAGATO CARABINIERE VARRIALE
Andrea Varriale, sentito dal procuratore Michele Prestipino nei giorni scorsi, ha dichiarato:”Eravamo senza pistola quando fai quei tipi di servizio, in borghese, non sai dove nasconderla ma mostrammo il tesserino di riconoscimento e ci qualificammo”. “L’ho lasciata nell’armadietto”, aveva aggiunto ai pm Varriale riferendosi all’arma d’ordinanza, spiegando che la decisione era legata al fatto che in bermuda e maglietta occultare la pistola sarebbe stato molto complicato. Giustificazioni a parte, la condotta di Varriale potrebbe configurare in ogni caso il reato di ‘violata consegna’: i carabinieri, così come gli altri militari, sono infatti obbligati a portare al seguito l’arma d’ordinanza ogni qual volta sono in servizio, anche se “in borghese”. Dalla procura militare si precisa che l’iscrizione nel registro degli indagati è un provvedimento “anche a tutela dello stesso indagato”, che non è stato ancora ascoltato dai pm con le stellette. “Faremo tutti gli accertamenti del caso e poi prenderemo le decisioni conseguenti”, ha aggiunto il magistrato.