Considerato uno dei più grandi cantautori statunitensi a cavallo del nuovo millennio, oltre che figura influente della scena indie a stelle e strisce, Daniel Johnson con la sua morte lascia una pesante eredità e pure un vuoto: il songwriter e pittore originario di Sacramento si è spento ieri all’età di soli 58 anni, stroncato improvvisamente da un infarto, e nelle ultime ore nei vari articoli che lo ricordano e fanno scoprire ai più giovani chi era si sottolinea come Johnson sia stato un punto di riferimento e pure fonte di ispirazione anche per un mostro sacro del calibro di Kurt Cobain che in occasione di un concerto indossò pure una t-shirt su cui era impressa la cover di “Hi, how are you” del 1983, disco autoprodotto e che rappresentò un piccolo miracolo del panorama indie. L’importanza di Johnson, spesso sottovalutata quando era in vita dal grande pubblico, non passò però inosservata da parte dei colleghi: basti pensare che alcuni anni fa nientemeno che Tom Waits organizzò un concerto-tributo con l’intenzione di farne un disco chiamando a raccolta alcuni dei nomi di punta della musica americana, impegnati a cantare i suoi brani. (agg. di R. G. Flore)
IL RICORDO DI JON RONSON
Un outsider della musica americana ma anche nella vita di tutti i giorni. Per alcuni è stato un esempio, per altri un personaggio un po’ borderline, ma oggi il mondo della musica si stringe intorno alla sua famiglia che se lo è visto strappare via a soli 58 anni in seguito ad un infarto. Daniel Johnston due anni fa aveva annunciato il suo ritiro ma nessuno lo aveva dimenticato, soprattutto alcuni grandi colleghi e volti noti dello showbiz, gli stessi che andavano ai suoi concerti e gli stessi che oggi lo ricordano sui social. Tra loro c’è anche lo sceneggiatore e giornalista britannico Jon Ronson che su Twitter scrive: “Non solo era un vero, grande talento, ma il documentario The Devil e Daniel Johnston è il mio documentario preferito di tutti i tempi (ad eccezione della scena del dentista). Walking The Cow è un’ottima introduzione al DJ. Ha ispirato il nostro film Frank e anche Frank Sidebottom“. I messaggi di cordoglio e i ricordi non mancano sui social nemmeno dai comuni mortali che oggi piangono il loro genio, a volte incompreso. (Hedda Hopper)
DUE ANNI FA L’ADDIO ALLA MUSICA
Daniel Johnston era un artista sensazionale, fonte di ispirazione di numerosi musicisti negli ultimi anni. L’elenco è impressionante e comincia da Jeff Tweedy dei Wilco, che ha raccontato: «Devo molto a Daniel Johnston, è stato una grande ispirazione per me, riuscendo a scrivere nonostante la malattia e mai a causa di essa. Ha ritratto con onestà quello che gli succedeva, i suoi problemi, senza sfruttarli per attirare l’attenzione». Insieme a lui, come ricorda l’edizione online del Corriere della Sera, anche Tom Waits, i Death Cab For Cutie, Flaming Lips, e i Brighy Eyes. Nel 2015 la nota cantante Lana Del Rey ha suonato una cover di Johnston, “Some Things Last a Long Time”, uscita nel 1988: «L’unica cosa che desidero – le parole della stessa artista americana – è che Daniel Johnston sappia che mentre è a casa a lavorare alla sua arte, fuori ci sono molte persone a cui ha cambiato la vita e che di sicuro ha fatto davvero la differenza nella mia». La Del Rey ha donato 10000 dollari assieme a Mac Miller in favore della campagna di finanziamento Kickstarter, per realizzare il breve film «Hi How Are You Daniel Johnston?», che facendo il verso al noto brano del compianto artista, racconta la storia dello stesso. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DANIEL JOHNSTON MORTO ALL’ETÀ DI 58 ANNI PER UN INFARTO
E’ morto nelle scorse ore Daniel Johnston. Il cantautore ma anche pittore originario degli Stat Uniti, aveva 58 anni, ed è stato stroncato da un infarto nella giornata di lunedì, 10 settembre, notizia però comunicata solo poche ore fa. Definito “il più grande outsider dell’ultima scuola di cantautori americani”, Johnston, classe 1961, aveva deciso di ritirarsi dal mondo della musica, con tanto di annuncio ufficiale, due anni fa, nel 2017, per via di alcuni problemi di salute. Nei suoi ultimi concerti parteciparono personaggi del calibro di Jeff Tweedy dei Wilco, Mike Watts e Beirut, nonché i Built to Spill. Ammirato da critici e musicisti, fra coloro che più lo stimavano, come ricorda Rockol, vi era Kurt Cobain, compianto leader dei Nirvana, nonché la superstar David Bowie. Proprio Cobain indossò in un’occasione una maglietta con una stampa di un disegno realizzata dallo stesso Johnston, leggasi una rana: erano gli MTV Awards del 1992.
DANIEL JOHNSTON MORTO A 58 ANNI
Grazie a quel gesto, il defunto artista venne scoperto dal grande pubblico, e la sua fama e notorietà aumentarono a dismisura. David Bowie, invece, gli dedicò una canzone nel 2002, leggasi “Wood Jackson”. Da ragazzino era un grande fan dei fumetti, in particolare di Capitan America, e della musica dei Beatles, e in un’intervista un giorno dichiarò: «A 19 anni volevo essere i Beatles – racconta – Ci rimasi male quando mi accorsi che non sapevo cantare». Fu così che nel 1979 realizzò la sua prima audiocassetta con quattordici brani mentre due anni più, tardi, nel 1981, realizzò il suo primo lavoro ufficiale, “Songs of Pain”, che fece capire fin da subito il suo incredibile talento. Il progetto venne ispirato da un amore non corrisposto nei confronti di una ragazza, Laurie, che poi sposerà un imprenditore conoscente dello stesso Johnston. E’ comunque il 1983 l’anno in cui l’artista realizza i suoi due dischi migliori, leggasi Yp/Jump Music e Hi, How Are You?, un connubio fra un talento incredibile e una fragilità interiore che lo accompagneranno fino alla fine dei giorni