LE SOLLECITAZIONI DELL’ANP-CIA
Per l’Associazione nazionale pensionati aderente alla Cia, è positivo che si parli di una riforma pensioni che guardi ai giovani. Per il Presidente nazionale Alessandro De Carlo si tratta di “una dichiarazione di responsabilità importante che tiene conto del futuro di queste generazioni, destinate, a cominciare dagli agricoltori, a pensioni da fame”. Tuttavia l’Anp nota che tra le voci nel programma del nuovo governo manca “un impegno concreto che faccia intravedere l’aumento delle pensioni minime e la tutela di quelle basse”. Dunque, come viene spiegato in una nota riportata sul sito della Cia Toscana, restano “all’ordine del giorno tra le faccende irrisolte, come manifestato nell’assemblea nazionale a inizio anno, quella relativa al blocco delle indicizzazioni che impedisce l’effettivo adeguamento delle pensioni al costo della vita reale. Inoltre, al tema degli assegni minimi, non superato dalla cosiddetta pensione di cittadinanza, si aggiunge ancora quello di una sanità poco incisiva, di una mancata crescita economica con rischio recessione e isolamento internazionale”.
GLI OBIETTIVI DI LANDINI
Dopo l’incontro con Giuseppe Conte, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno scambiato alcune battute con i giornalisti. Maurizio Landini ha avuto modo di spiegare che il confronto con il Governo proseguirà con degli approfondimenti tecnici. Per quanto riguarda la riforma pensioni, il Segretario generale della Cgil, ha ribadito ai cronisti di non aver mai ritenuto che Quota 100 potesse essere considerata una revisione della Legge Fornero. Dal suo punto di vista ora resta fondamentale aprire un confronto sui temi previdenziali, che abbia in particolare l’obiettivo di varare una pensione di garanzia per i giovani, per correggere la disuguaglianza di genere presente nel sistema, per definire quali sono i lavori usuranti per i quali prevedere diversi requisiti di accesso alla quiescenza, per raggiungere il più volte auspicato obiettivo di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale. Resta da capire quale sarà la posizione dell’esecutivo Pd-M5s su questi temi. Lo si capirà probabilmente nel corso dei prossimi incontri.
IL FALLIMENTO DI QUOTA 100
Negli ultimi giorni da parte di esponenti della maggioranza e del Governo sono arrivate dichiarazioni atte a far capire che Quota 100 andrà avanti. Tuttavia, in tema di riforma pensioni, tema di cui si è parlato anche nell’incontro tra Governo e sindacati vanno registrate le dichiarazioni di Gianni Peracchi, Segretario generale della Cgil di Bergamo: “Quota 100 è stata un fallimento”, spiega il sindacalista in una conversazione con L’Eco di Bergamo. Il sito di Rassegna sindacale riporta queste sue dichiarazioni: “Sono gli stessi numeri del reddito di cittadinanza, fallimentari rispetto alle attese. I lavoratori hanno ritenuto più conveniente completare il percorso lavorativo e ottenere la pensione intera, piuttosto che un taglio”. Peracchi ha anche aggiunto che “a Bergamo quota 100 non è stata assolutamente efficace, anche perché discrimina le donne, che spesso hanno contratti meno continuativi”. Il sindacalista non ha nascosto che ci sarebbe comunque “la necessità di agire sulla flessibilità in uscita”, come del resto sostiene la stessa Cgil.
FURLAN CHIEDE PENSIONI PIÙ PESANTI
Annamaria Furlan parla dell’inizio di “un nuovo percorso” dopo l’incontro tra Governo e sindacati. “Abbiamo colto, in molte delle sue affermazioni, l’attenzione posta finalmente alla nostra piattaforma”, dice la Segretaria generale della Cisl a proposito di quanto detto da Giuseppe Conte, anche se resta da “individuare un percorso comune con il governo per dare una scossa all’economia”. Secondo quanto riporta Adnkronos, la sindacalista ha spiegato che “con il ministro del Tesoro avvieremo un confronto per vedere cosa già in questa finanziaria sia possibile portare a casa sul tema del fisco’”. Dal suo punto di vista, il taglio del cuneo fiscale dovrà essere ‘”tutto a favore delle buste paga dei lavoratori e delle lavoratrici, ma noi abbiamo chiesto un segnale anche per i nostri pensionati e le nostre pensionate”. Questo perché le pensioni italiane “sono in assoluto le più tassate d’Europa. Vogliamo un segnale di percorso per rendere più pesanti sia le buste paga che le pensioni dei nostri anziani”.
BARBAGALLO: SERVE UNA SVOLTA
Si è concluso l’incontro tra Governo e sindacati dove è stato trattato anche il tema riforma pensioni. La conferma arriva dalle parole di Carmelo Barbagallo riportate da Askanews: “Apprezzo l’invito a remare tutti nella stessa direzione. Abbiamo visto un cambiamento di passo di questo Governo. Tuttavia, voglio segnalare alcune nostre preoccupazioni”. Il Segretario generale della Uil ha in particolare fatto notare che “i pensionati hanno sempre fatto da bancomat del Paese, ora serve una svolta, bisogna dare un segnale positivo ai 15 milioni di pensionati che, peraltro, svolgono anche una funzione di ammortizzatori sociali. Serve l’adeguamento delle pensioni, dunque, e l’avvio delle commissioni per la separazione della previdenza dall’assistenza e per l’individuazione dei lavori gravosi. Così come è altrettanto urgente prevedere risorse per il rinnovo dei contratti. Sul fisco, poi, si devono ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati. Ci sono molti temi da affrontare. Stabiliamo, dunque, un calendario di incontri per provare a trovare soluzioni condivise sulle varie specifiche questioni”.
INCONTRO GOVERNO-SINDACATI, LE PAROLE DI LANDINI
Oggi è in programma l’incontro tra Governo e sindacati e Maurizio Landini, secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, ha spiegato che “noi partiamo dalla piattaforma che il premier Conte conosce perché gliela avevamo già presentata anche nell’altra veste perché vogliamo avere una risposta e capire se le scelte che il nuovo governo farà vanno o no nella direzione delle richieste da noi avanzate”. Tra queste, come noto, c’è anche quella di una riforma pensioni più equa ed efficace rispetto a Quota 100. Vivicentro.it riporta anche le parole che il Segretario generale della Cgil ha pronunciato in un convegno organizzato dal sindacato a Messina. “Penso che occorra una riforma fiscale nel nostro paese e i lavoratori dipendenti e i pensionati devono pagare meno tasse perché sono quelli che ne pagano di più. Ridurre il carico fiscale per lavoratori dipendenti e i pensionati è un modo anche per aumentare le pensioni e gli stipendi ed è quello di cui si ha bisogno per aumentare i consumi”, ha detto Landini.
LA SCELTA M5S SU LAGARDE
Il Fondo monetario ha in diverse occasioni difeso la riforma pensioni targata Fornero invitando l’Italia a non fare passi indietro sul tema. Anche per questo motivo il Movimento 5 Stelle ha deciso di astenersi, al Parlamento europeo, nel voto riguardante la nomina di Christine Lagarde, ormai ex numero uno del Fmi, alla Presidenza della Bce. agenzianova.com riporta le parole dell’eurodeputato pentastellato Piernicola Pedicini, che in aula ha spiegato: “Noi abbiamo provato con tutte le forze a trovare anche solo un motivo per sostenere la presidenza di Christine Lagarde alla Bce, senza successo purtroppo. Perché Lagarde si è resa corresponsabile di tutte quelle politiche che hanno fatto aumentare a dismisura il debito pubblico in Unione europea solo per salvare le banche private. E una volta che il debito pubblico è cresciuto, si sono giustificate quelle politiche di austerità che poi sono diventate riforme strutturali, quelle di cui ha parlato Dombrovskis poco fa, e questo vuol dire: compressione dei salari, tagli dei servizi e tagli delle pensioni”.
RIFORMA PENSIONI, I COSTI DI QUOTA 100
Si è parlato nei giorni scorsi dei dati della Ragioneria generale dello Stato relativi ai costi della riforma pensioni con Quota 100. In un articolo su lavoce.info, Carlo Mazzaferro analizza tali dati insieme a quelli della relazione tecnica alla legge 26/2019, ricordando che se Quota 100 è una misura temporanea, che nel lungo periodo porta a dei risparmi, il blocco dell’aspettativa di vita fino al 2026, che invece ha effetti strutturali. Di fatto, “il mancato irrigidimento dei requisiti di uscita tra il 2019 e il 2026 renderà possibile, per tutti i lavoratori futuri, un accesso al pensionamento in anticipo rispetto a quanto previsto prima dell’approvazione del provvedimento. In altri termini, tutti gli incrementi nel requisito contributivo per accedere al pensionamento attesi tra il 2019 e il 2026 non verranno più recuperati, anche se in seguito il meccanismo riprenderà a funzionare”.
L’ANALISI DI MAZZAFERRO
Mazzaferro spiega che “i numeri della Ragioneria, rispetto a quelli della Relazione tecnica, aggiungono informazioni sugli effetti di medio-lungo termine del complesso dei provvedimenti pensionistici contenuti nella legge 26/2019. Da questo punto di vista, è interessante notare come l’insieme dei provvedimenti adottati nel corso della precedente sessione di bilancio si caratterizzino, ancora una volta, per la loro miopia e per il fatto di tenere in maggior conto il benessere (e le pensioni) delle generazioni che si sono già ritirate dal mercato del lavoro o che lo faranno a breve, rispetto a quelle dei giovani e di coloro che andranno in pensione nei prossimi decenni”.