Le Iene accendono i riflettori sul caso di Elena Aubry, la giovane 25enne morta in moto a Roma a causa delle buche. Secondo quanto riferisce Il Messaggero, la procura di Roma avrebbe aperto un’indagini dopo un esposto del Codacons per via di alcuni gravi sospetti. Si pensa infatti che i soldi per riparare le migliaia di buche nella Capitale siano stati usati per pagare le scrivanie dei vigili urbani e per i generi alimentari destinati alla Protezione Civile. Secondo il Codice della strada, invece, il 50% delle multe deve essere adoperato per finanziare manutenzione e sicurezza stradale, cosa che secondo le indiscrezioni non sarebbe affatto avvenuta a Roma. Le indagini starebbero procedendo per falso ma la vicenda potrebbe essere molto più ampia e riguarderebbe nel peggiore dei casi lavori di manutenzione registrati ma mai eseguiti o fatti con materiali di scarto, per un valore di almeno un milione di euro. “Bottino” che però secondo Codacons avrebbe fruttato almeno 348 milioni di euro nel solo 2016, lasciando però Roma nelle sue buche. E proprio a causa di una di queste ed alle radici stradali avrebbero provocato la morte della giovane Elena, sul cui caso Le Iene avevano dedicato un servizio realizzato da Cristiano Pasca.
ELENA AUBRY, LO SFOGO DELLA MADRE
La mamma di Elena Aubry, la signora Graziella Viviano, alla luce delle ultime novità, a LeIene.it ha commentato: “Sono sconcertata che invece di chiudere quelle maledettissime buche, usino i soldi per cibo e scrivanie. Ho sempre sostenuto che questi fondi debbono andare per la sicurezza stradale. Ma non bisogna inventarsi nulla: c’è la legge che lo dice. Penso però che andrebbe fatta una verifica non solo a Roma ma in tutta Italia”. Poi, rivolgendosi alla sindaca Virginia Raggi che solo qualche tempo fa aveva proposto di cercare sponsor per riparare le strade dalle tante buche, ha aggiunto: “Quando ti muore una figlia solo tu riesci a capire cosa significa. Quando ti muore una figlia muore l’intera famiglia con lei. Il fatto che solo chi vive una tragedia del genere possa capire, forse non fa comprendere bene agli altri. Se solo la sindaca immaginasse anche lontanamente cosa si viene a creare con la morte tragica di un figlio o di un familiare, si precipiterebbe a evitare che possa riaccadere. Ma a Roma c’è un meccanismo contorto. In ogni amministrazione occorrerebbe individuare delle figure precise, per sapere chi fa cosa: qui è molto difficile. Chiedo due cose semplici: responsabilità ed etica. Manca il rispetto verso il cittadino. Siamo gli ultimi della scala. Ci si è dimenticati che il cittadino è lo Stato”. Elena perse la vita il 6 maggio 2018 lungo la via Ostiense. Sulle responsabilità, la madre non ha dubbi: “Lo stato della strada le ha fatto perdere il controllo tra dossi e manutenzione mancata. Disgraziatamente Elena è poi finita su quel maledetto guardrail, che le ha fatto saltare via il casco. E quel guardrail, nella parte superiore, era una lama. I progettisti dovrebbero stare attenti e non fare mezze lamiere che sono vere e proprie lame, che anche solo a toccarle con la mano ti massacri”. Ora la donna attende l’inizio del processo sperando possa essere breve “perchè non c’è da scoprire più nulla”.
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