È un punto debole evidente e sta già producendo degli effetti sulla dinamica dei flussi migratori. “Dobbiamo evitare che il susseguirsi di notizie di un possibile accordo sulla redistribuzione in Ue – ha detto ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – permetta ai trafficanti di uomini di convincere tanti disperati a salpare dalla Libia. Sarò fortemente impegnato a lavorare per nuovi accordi di riammissione verso quei Paesi in cui possiamo eseguire rimpatri” ha dichiarato il titolare della Farnesina. Ma l’ipotesi che Di Maio intende scongiurare è già realtà. Ne abbiamo parlato con Mauro Indelicato, giornalista esperto di politica estera, direttore di infoagrigento.it e collaboratore del giornale.it.
Il vertice di Malta si avvicina. il governo Conte 2 e i giornali mainstream hanno confidato molto nel piano di redistribuzione volontaria: a che punto siamo? Sta andando tutto per il verso giusto?
Non molto in realtà: a dispetto dell’ottimismo dello stesso Conte e dell’attivismo della Germania, a cui si deve la proposta del vertice di Malta, non emergono posizioni comuni in seno all’Unione Europea. Le diplomazie sono a lavoro, ma difficilmente si arriverà alla quadratura del cerchio. Del resto stiamo parlando di un argomento su cui si dibatte da anni ma che nessuno, in Europa e nei singoli paesi, è riuscito mai pienamente ad affrontare.
L’Italia è stata, grazie all’ok di Enrico Letta, l’unico porto di sbarco per l’operazione Sophia. È credibile che al vertice di Malta si decida di andare a rotazione?
C’è uno dei paesi più importanti, oltre che tra i fondatori dell’Ue, che al momento non vuole sentir parlare di rotazione ed è la Francia. Parigi è disponibile a rivedere il principio cardine del trattato di Dublino, che dona al paese di primo approdo tutto l’onere del soccorso, dell’accoglienza e dell’esame della domanda di asilo di ogni singolo migrante. Ma Macron, anche durante la sua recente visita in Italia, ha fatto capire a chiare lettere di non essere d’accordo con il principio della rotazione dei porti. Forse si cercherà di accontentare Conte sancendo il meccanismo della redistribuzione, ma solo per chi ha diritto di asilo. E questo però, fa tornare la questione al punto di partenza.
Come spiega la politica migratoria di Macron?
In politica estera i francesi a volte possono sembrare discutibili ma hanno un pregio: a differenza dell’Italia, chiunque arrivi al governo ha una precisa linea da applicare nel rapporto e nella cooperazione con gli altri Stati. Macron quindi, nel bene e nel male, ha una chiara visione e muove le sue pedine all’interno di un preciso quadro d’insieme, per cui quando lancia una proposta su un argomento, è perché ha un preciso scopo anche su un’altra tematica ad essa collegata.
Insomma, vuole dire che hanno una politica estera. Nel caso in questione?
Nel caso specifico, l’Eliseo vuole offrire una spalla ad un governo italiano, quale il Conte 2, considerato amico. L’insidia più importante per l’Italia è che, dalle parole, non si passi ai fatti. Macron infatti promette accordi ed interventi ma, come ho detto prima, alla fine difficilmente Parigi accontenterà in toto l’Italia sulla questione migranti.
La cooperazione con la Francia può superare una redistribuzione sui migranti in arrivo e diventare una cooperazione in Nordafrica a livello di intelligence?
In realtà la cooperazione a livello di intelligence c’è da parecchio tempo, specialmente in Libia. Le diatribe tra Roma e Parigi sono sorte, durante l’esecutivo gialloverde, solo a livello politico. Chiaro che alla Francia interessa molto, partendo dall’immigrazione, cooperare con il nostro paese soprattutto sulla sopra citata questione libica. Anche qui per l’Italia potrebbe sorgere un problema: il rischio è di non avere più, specialmente sulla Libia, una politica autonoma. Con tutti i rischi che ne conseguono.
Perché l’accordo di Dublino appare intoccabile?
Perché per anni garantisce una sorta di scudo per i paesi del nord Europa o non direttamente interessati dai flussi migratori. Dublino scarica ai paesi di primo approdo ogni onere e vieta, tra le altre cose, i cosiddetti “movimenti secondari”, ossia gli spostamenti dei migranti all’interno dell’Ue dal paese in cui sono sbarcati. È il motivo per il quale, ogni mese, Germania e Francia scaricano in Italia migliaia di migranti anche con ponti aerei.
Quale messaggio arriva ai paesi d’origine, in base alla nuova “svolta” europea e italiana?
Stando ai numeri, sembra sia arrivato il messaggio che adesso ci sono meno controlli ed è più facile entrare in Italia. Questo mese di settembre sarà il primo, dopo due anni, in cui i flussi migratori nel nostro paese registreranno un trend positivo su base sia annuale che mensile. Ed il discorso vale pure per la Grecia, visto che dalla Turchia si torna a partire dopo le minacce di Erdogan di strappare l’accordo sui migranti con l’Ue del 2016.
Il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha già fatto vacillare la Merkel su tema migranti. Adesso ha dichiarato che “non è possibile istituire un corridoio di pendolari tra Libia e Italia”. Che cos’hanno in mente i tedeschi?
Hanno in mente i numeri sempre più calanti di Cdu ed Spd, i due partiti al governo. In Germania l’AfD, il partito di destra che basa molte sue proposte politiche proprio sul contrasto all’immigrazione irregolare, guadagna punti e consensi e rischia di erodere i voti a destra alla Cdu. Per cui il governo tedesco ha tutto l’interesse a mostrarsi adesso attento alla questione migratoria.
Aumentano le partenze dalla Tunisia. Come si spiega?
È un fenomeno osservato dall’inizio di questo mese di settembre: gli sbarchi fantasma, o sbarchi autonomi che dir si voglia, a Lampedusa non portano soltanto tunisini bensì anche cittadini sub-sahariani. Questo vuol dire che i gruppi che partivano dalla Libia, adesso partono anche dalla Tunisia. Certamente la rotta che dalla costa tunisina va verso Lampedusa è più corta ed anche meno pericolosa, dunque ha importanti vantaggi anche per gli scafisti. Inoltre in Libia c’è la guerra, attorno a Tripoli non ci sono le condizioni logistiche per organizzare tante partenze come prima. Potrebbero essere queste le spiegazioni di un fenomeno del genere, difficile però per il momento capire come mai tutto questo si inizia a riscontrarlo proprio adesso.
Il suo scenario?
Dopo un’estate in cui il tema immigrazione, per tanti motivi, è stato dominante, credo che adesso sotto il profilo mediatico la situazione si attenuerà. A breve arriverà l’autunno, storicamente da ottobre in poi le condizioni per organizzare le partenze non sono ideali e si assiste ad una diminuzione del fenomeno. Quindi dopo il vertice di Malta e dopo la riunione dei ministri dell’interno in Lussemburgo il prossimo 8 ottobre, è difficile che il tema dell’immigrazione sarà ancora al centro del dibattito politico e mediatico. Se ne riparlerà all’inizio della prossima primavera ma nessuno, ad oggi, può pronosticare come sarà a quel punto la situazione sotto un profilo prettamente politico. Specialmente in Italia.
(Lucio Valentini)