Sembra una puntata di Beautiful e invece è la realtà. Ne ha parlato un articolo del Giornale. Martina, nome di fantasia, è figlia di mamma e del miglior amico di papà. La scappatella è avvenuta dieci anni fa e ai tempi, quando mamma si accorse di aspettare Martina, l’amico decise di raccontare la verità all’amico, marito della neomamma ma “non padre” della bimba. Miracolosamente l’atto di di sincerità non fece saltare all’aria tutto. Le due coppie, che non riuscivano ad avere figli, decisero che Martina sarebbe stata la bimba di quattro genitori. Martina crebbe così con l’affetto di due genitori ma moltiplicato per due: il primo era quello della madre biologica e del padre che l’aveva riconosciuta, il secondo era quello della coppia formata dal vero padre e dalla moglie. Tutto funzionava finché, inaspettatamente, quest’ultima signora rimane inaspettatamente incinta.
Accade poco tempo fa e a quel punto l’equilibrio che si era creato salta. «Visto che avrai un figlio tutto tuo fatto con tua moglie, è giusto che Martina, nata dalla nostra relazione extraconiugale, rimanga solo per noi».
Il padre biologico però non è per nulla d’accordo visto che l’amore per una persona, per di più figlia tua, non si può spegnere a comando. Così prima parlano, poi litigano e alla fine vanno dal giudice. Che, fatte le indagini, prova del Dna compresa, conferma che è tutto vero e si trova quindi davanti a una scelta difficilissima perché, qualsiasi decisione prenderà, farà del male a qualcuno: e a Martina innanzitutto che, finora, sembra sia ignara di tutto.
Pare di stare davanti a Salomone nell’episodio dove due donne reclamano il diritto di amare la stessa figlia. Nel caso della Bibbia (1Re 3,16-28) si trattava di due prostitute una delle quali, nel sonno, aveva soffocato il proprio bimbo: allora, senza svegliare nessuno, aveva fatto scambi di bimbi mettendo il cadaverino del proprio, al posto del bimbo vivo e vegeto dell’altra madre. Al risveglio, le due avevano iniziato a litigare e Salomone aveva sentenziato una delle sue proverbiali decisioni: “tagliate in due il figlio vivo e datene una metà all’una e una metà all’altra” (1Re 3,25). A quel punto, mentre la madre finta aveva accettato, quella vera si era commossa per il figlio e aveva detto: «Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo affatto!» (1Re 3,26). Da questo comportamento Salomone aveva riconosciuto quale fosse la vera madre e le aveva restituito il figlio.
Perché amare non è un diritto, è un dono: non si tratta di aver potere, ma di dare la vita. Come nella Bibbia, i veri genitori di questa bambina saranno quelli che, togliendo di mezzo i giudici, sapranno tirarsi indietro pur di non “lacerare” la piccola Martina, di non costringerla a preferire tra due amori, tra quattro persone care, obbligandola a scegliere chi dover chiamare “mamma e papà” trasformando improvvisamente “gli altri” in traditori e nemici.
Propongo una soluzione “buonista”? Non mi sembra. La chiamerei semplicemente una soluzione biblica e cristiana. Perché a volte essere cristiani è l’unico modo di districare i nodi che noi uomini riusciamo ad allacciare in modi davvero impensabili e inestricabili.