Prendi un libro uscito tre anni fa, e che ti ha folgorato: se ti chiedono che cosa racconta, be’, di cose ne racconta a migliaia; prendi un inizio di scuola a settembre, questo settembre, e quel senso d’attesa e grandezza e tremore che ti prende ogni anno al suono della prima campana; prendi un film, uscito proprio in questo settembre e tratto proprio da quel romanzo; prendi un alunno che chissà come ne ha sentito parlare e stai sicuro che quello che nasce è ben più di una serata al cinema coi tuoi studenti come gesto libero e fuori da scuola.
Giacomo Mazzariol (l’autore del libro) ha cinque anni quando nasce suo fratello Giovanni; diciotto quando nel 2015 pubblica su YouTube The Simple Interview, un corto che mostra la travolgente vivacità del fratello affetto dalla sindrome di Down. Inside all the people there is a unique world. Don’t look at the others only with your eyes. Be autentic, be spontaneous. Make it simple, make it true: sono queste le parole che chiudono il video e sono queste parole ad essere illuminate dal romanzo che Giacomo ha scritto nell’anno successivo e dall’omonimo film che è nelle sale dall’inizio del mese.
Mio fratello rincorre i dinosauri racconta la lotta di un ragazzo che arriva persino a rinnegare il fratello, a vergognarsene; racconta la fatica di comprendere, di accettare, di convivere con una diversità che sfiora l’incomprensibile; racconta il dolore e la paura, la rabbia; racconta una lotta che attraversa gli anni del liceo e lo porta in maniera inaspettata e paziente alla riscoperta del proprio fratello, riscoperta che avviene man mano che Giacomo trova negli occhi degli altri la chiave d’accesso al mondo di contagiosa e vitale allegria di Giovanni. Si scopre, così, entrando nella sua storia, che “dentro ogni persona c’è un mondo unico” e che il bisogno di “non guardare gli altri solo con i propri occhi” non sono slogan prefabbricati usati da Giacomo per la chiusa ad effetto del video, ma una conquista maturata giorno dopo giorno nella sua vita; sono parole vive che solo per questo (per l’autorità che ricavano dall’esperienza) possono dire qualcosa anche a noi, se ci fermiamo ad ascoltare.
Ha un valore per me essere andata – in questo inizio di anno scolastico – a vedere il film (che, pur fedele al libro, lascia al racconto la profondità di scavo della scrittura). Ha un valore non solo perché il giorno successivo gli alunni che sono venuti con me avevano voglia di raccontarne la storia ai propri compagni (basterebbe questo, a ricordare che cosa è la scuola: comunità che impara, vive, condivide). Ma ha valore anche perché mostra che l’accoglienza della diversità non è un dovere: è un atto d’amore; perché mostra che il rispetto cui gli insegnanti dovrebbero educare (conquistandolo prima per sé e mantenendolo vivo) è una disposizione dell’animo che sorge dall’attestazione dell’altro in quanto esiste, vive, c’è.
“Giacomo” gli disse un giorno la mamma quando le stranezze di Giovanni iniziavano a preoccuparlo e dubbi e domande iniziarono a dominare le sue giornate: “nella vita ci sono cose che si possono governare, altre che bisogna prendere come vengono. È talmente più grande di noi, la vita. È complessa, ed è misteriosa… […] L’unica cosa che si può sempre scegliere è amare. […] Amare senza condizioni”.
Rispettare l’altro in quanto vive, esiste, c’è: è questo che dice a suo figlio la madre, e sa che non si può indurre, ma solo mostrare. Rispettare l’altro in quanto vive, esiste, c’è, e avvicinarsi: è un atto d’amore quello dell’insegnante che mette 10 a Giovanni in un disegno sulla guerra che Giacomo non capisce. Mentre tutti gli alunni avevano riempito i propri fogli con fucili, bombe, cannoni, Giò aveva disegnato una ragazza seduta sola a mangiare il gelato. Il giudizio scritto dall’insegnante rivela a Giacomo il mondo nascosto che lui non riusciva a vedere in suo fratello Giovanni: “La ragazza è la fidanzata di un soldato che è partito per la guerra. Ora deve andare a prendere il gelato, che per Mazzariol è la cosa più bella del mondo, da sola. La guerra è anche questo: andare a prendere il gelato da soli”.
Lei riesce ad entrare nel mondo di Giovanni e – insieme a lui – a interpretarlo, mostrandolo agli altri. Scrive infatti, al termine del giudizio, che la spiegazione le è stata fornita da lui e che insieme l’hanno “ricostruita”. Non c’è dunque, nello sguardo di quell’insegnante, buonismo o pietismo, ma la lungimiranza di chi sa vedere lontano e compie per sé un cammino che solo così può provare a dar luce ai passi di altri: sii autentico, vero, lascia che in questo anno di scuola Giacomo e suo fratello accompagnino le tue lezioni in tutto ciò che, come insegnante, ti trovi a dire, scrivere, correggere, proporre, presentare.