“Il sasso rosa” come lo definisce lei, Gianna Nannini in una intervista pubblicata da Vanity Fair in occasione dell’annuncio del suo prossimo disco che uscirà il 15 novembre, cioè la bustina con la cocaina, le cadde di mano finendo nella toilette. “Lo vedo sparire nell’acqua e, mentre si scioglie lentamente e sto per metterci le mani dentro, mi dico: ‘Non posso fare questa cosa, non posso ridurmi così’” racconta la cantante toscana. Il giorno dopo, dice ancora, ha fatto comunque un tiro di coca e bevuto della tequila prima di un concerto: è colassata e ha smesso. Succedeva nei suoi primi anni di carriera, quarant’anni fa dice ancora la Nannini che spiega che a quei tempi la cocaina era ovunque: “Ero a Londra e ce la portavano in studio con la stessa semplicità con cui oggi ti consegnerebbero un panino”. Era così, e lo è ancora, nel mondo della musica e dello spettacolo in generale. “Non stavo mai senza cocaina, me la portavo in viaggio, ero del tutto incosciente” dice ancora.
IO, SCHIZOFRENICA E LESBICA
Nel corso dell’intervista si racconta a tutto tondo, spiegando di aver anche sofferto di schizofrenia: “Tutti mi dicono che so’ pazza, ma credo semplicemente che quando uno è sé stesso sembra matto. La follia è un’altra cosa. Io l’ho sperimentata e ho sperimentato anche la schizofrenia. So cosa sono. Mi è capitato di morire e poi rinascere. All’inizio degli anni ’80 sono stata molto male. Ero piena di paranoie, vivevo una crisi profonda, avevo un io diviso, uno stato mentale alterato e paura di ogni cosa, come una bambina”. Naturalmente parla anche delle sue scelte sessuali. Da sempre, ci si è chiesti se Gianna Nannini fosse omosessuale: “A me le divisioni, a partire da quelle di genere, non hanno mai interessato granché. Ho sempre amato uomini e donne e soprattutto non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo. Le ho sempre rifiutate, le definizioni”. E, nel suo classico stile, conclude dicendo che “alla parola gay, che ti pretenderebbe felice e ormai non usano più neanche in America quando indicono un pride, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro”.