Come per ogni Governo è arrivato anche per quello giallo-rosso, guidato dal prof. Conte, il primo importante test su cui misurare la tenuta politica della maggioranza politica: l’aggiornamento del Def (il Documento di economia e finanza) per l’anno che verrà. Nel delineare la propria azione, lo stesso esecutivo pone una premessa di natura politica evidenziando come negli ultimi quindici mesi l’Italia abbia attraversato una fase particolarmente complessa sotto vari aspetti e durante i quali alle forti turbolenze internazionali si è aggiunta un’accentuata discontinuità nella politica nazionale e nelle scelte economiche più importanti effettuate, è il sottinteso, dal “Governo Salvini”.
Il nuovo esecutivo da poco insediato si è, quindi, trovato a operare in un contesto di bassa crescita e persistente disagio sociale nel quale, nonostante le misure di sostegno adottate negli ultimi tempi, le disuguaglianze all’interno della nostra società sono rimaste acute e le sfide da affrontare difficili. In questo quadro generale l’esecutivo ha rivendicato, in sede di elaborazione programmatica, l’intenzione di potenziare le politiche attive del lavoro e di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di incentivare, allo stesso tempo, la parità di genere nelle retribuzioni.
In tal senso opererà la “nuova” disciplina del salario minimo che dovrebbe aumentare le tutele per i lavoratori, anche attraverso l’efficacia erga omnes dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. In questa direzione deve leggersi il sostegno della maggioranza allo sforzo per una regolamentazione più efficace della rappresentanza sindacale e datoriale.
Ci si propone poi, in particolare, di rafforzare il sostegno a famiglie, disabili e ai “lavoratori tramite piattaforma“. Al fine poi di evitare forme di abuso e di sfruttamento, in particolare a danno dei giovani professionisti, la Nadef prevede di intervenire per limitare il fenomeno delle cosiddette “false partite Iva”, così come verranno intensificati gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso e, in particolare, le forme di caporalato anche 2.0.
Basteranno questi interventi per superare l’esame dell’Europa e, anche, dei cittadini chiamati, ad esempio in Umbria, a dare un primo giudizio sul Governo Conte 2? Sembra, a una prima lettura, mancare, almeno per quanto attiene al fondamentale tema del lavoro, un’anima coraggiosamente riformista e delle idee forti su cui convogliare il consenso degli elettori indecisi e sfiduciati rimasti, in questi mesi (e anni), senza una casa politica.
Se, infatti, uno degli obiettivi dell’esecutivo era quello di posticipare un’eventuale sconfitta elettorale, il rischio concreto è che scelte poco incisive e che, a prescindere dal merito, non fanno “sognare” gli italiani portino, seppure con alcuni mesi di ritardo, allo stesso esito. Dopo il Jobs Act e il decreto dignità, e il reddito di cittadinanza, sembra ancora (anche nel Def aggiornato) assente dal dibattito politico un provvedimento “simbolo” del Governo che si propone di dare (finalmente?) una “svolta” al Paese.