Nuovo caso in cui la legge sull’eutanasia viene ampiamente sorpassata e aggirata, quello accaduto in Canada. Casi del genere si sono già manifestati in Olanda. Un uomo, fortemente colpito dalla depressione ma non malato terminale, ha ottenuto il cosiddetto suicidio assistito grazie al supporto di un medico, il tutto contro la volontà dei familiari. Lo scorso giugno Alan Nichols, 61 anni, come riporta il sito Ctv News, era stato ricoverato in ospedale dopo che i vicini si erano resi conto che da tempo l’uomo non usciva di casa e teneva finestre e porta sbarrate. E’ stato trovato in grave situazione di disidratazione e malnutrizione. Il 22 luglio i familiari di Nichols hanno ricevuto la comunicazione da parte di un medico che li informava che l’uomo era stato messo in lista per ottenere una iniezione letale, sarebbe morto dopo quattro giorni.
SUICIDIO ASSISTITO, LEGGE VIOLATA
Nonostante le proteste sul fatto che Nichols non fosse malato terminale e, quindi, non ammissibile alla morte per assistenza medica, i membri della famiglia parlando con il canale di Ctv News, fecero sapere che il personale ospedaliero aveva affermato che la procedura avrebbe avuto luogo comunque. Alle proteste, il medico aveva risposto che solo Nichols poteva dire di no alla morte assistita, nessun familiare poteva intromettersi nella sua decisione. In Canada il suicidio assistito è legale dal 2016, è ammissibile solo se si è maggiorenni, mentalmente lucidi, essere in condizioni mediche gravi e irreversibili, richiederlo personalmente senza influenze o pressioni esterne, dare il proprio consenso. Nichols non corrispondeva al caso di malato in condizioni fisiche irreversibili. L’uomo è stato malato di depressione per la gran parte della sua vita, dopo la morte del padre nel 2004 aveva smesso di prendere medicine e aveva rifiutato l’assistenza dei suoi familiari. Nel 2015 era stata richiesta la tutela, ma lui aveva rifiutato. Il 26 luglio è morto dopo tre iniezioni letali somministrate dal suo medico. Si tratta di una evidente violazione della legge, anche perché è tutto da stabilire se l’uomo, viste le sue condizioni, era in grado di prendere la decisione di morire in modo lucido e consapevole, ma difficilmente verrà aperto una inchiesta giudiziaria su quanto accaduto.