Non è la prima volta che qualcuno prova a far uscire una voce fuori dal coro per permettersi di criticare alcune delle invettive lanciate dalla giovanissima Greta Thunberg in merito al cambiamento climatico, ma un conto è che la polemica giunta da qualche twittarolo anti-conformista (o peggio dai deficienti che appendono i fantocci della 16enne svedese da un cavalcavia di Roma), un altro invece è che un climatologo professore universitario come Franco Prodi sottolinei diverse cose che non vanno nel “Greta-pensiero” ormai esploso a livello mondiale. Nella bella chiacchierata con Stefano Filippi su La Verità di oggi, il fratello dell’ex premier Romano Prodi si interroga sui problemi e le ricette del movimento “Friday for Future”, ma soprattuto si scaglia contro scienza, politica e cultura che accetta a-criticamente ogni possibile slogan ambientalista di questi tempi. «Gli allarmi non sono basati su dati scientifici», attacca il professore, tra i massimi studiosi italiani di fisica dell’atmosfera (nonché ex direttore dell’istituto di scienze dell’atmosfera del Cnr) e prosegue «All’ origine della mobilitazione internazionale c’ è un organismo creato dall’ Onu nel 1988, l’ Ipcc – Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico -. Ne fanno parte scienziati, ma anche agronomi, economisti e altre figure. I componenti sono oltre 1.500. Molti lo ritengono la sede della ricerca scientifica sul clima».
LE INVETTIVE ANTI-AMBIENTALISMO DEL FRATELLO DI ROMANO PRODI
Secondo Franco Prodi in quel forum i membri vengono nominati solo dai governi e non rappresentano il merito della scienza o dei centri di ricerca: «Si parla di proiezioni catastrofiste e si premette: “Lo dice la scienza”. Sbagliato, bisognerebbe precisare: “Lo dice l’Ipcc”», puntualizza il noto ricercatore. Inevitabile toccare l’argomento di Greta Thunberg e degli scioperi per il clima, con Franco Prodi che esce ancora di più dal coro: «Greta va bene, come la sollecitazione sull’ ambiente planetario: il degrado degli ecosistemi, la qualità dell’aria e dei terreni, la quantità di metalli pesanti nei mari. Questo lo capisco, non che gli scienziati inseguano una ragazzina di 16 anni. Ne prendo atto, ma mi stupisco che il mondo si faccia influenzare in questo modo». Davanti alla pletora mondiale di chi sostiene sia pienamente giusta la mobilitazione giovanile, Prodi replica «positivo che i giovani si sveglino, ma devono anche svegliarsi capendo che il clima va studiato. Si mettano a studiare, in particolare la geofisica dell’atmosfera, poi ne riparliamo. La vera sfida è quella della conoscenza». Per il professore e climatologo il punto non è negare il problema del clima, ma è conoscerlo meglio: «Io non dico che non ci siano cambiamenti nel clima, e neppure che l’ uomo ne sia estraneo. La mia affermazione è un’ altra: la scienza non è arrivata a quantificare l’ effetto antropico rispetto agli effetti naturali sul clima». Non è piaciuto, per dire un eufemismo, l’intervento del Ministro Fioramonti nel pieno dello sciopero pro-clima: «meglio lo studio piuttosto che lo sciopero? Sarebbe stata una celebrazione migliore: spiegare le basi della scienza del clima e le modalità con cui l’ uomo e la natura agiscono. Ho visto molti scendere in piazza senza conoscere le cose». La chiosa di Prodi è ancora più “netta” però e fa riferimento al “clima” mediatico attorno alle battaglie di Greta e dei suoi sostenitori «farò sollecitazioni per nuove risorse nella ricerca? Non mi faccio illusioni. In Italia vedo un’ aria che non mi piace. Regna un conformismo che mi fa parlare quasi di regime».