Dopo l’annuncio in pompa magna del Governo Conte-2 di un assegno unico per i figli (dalla nascita fino ai 26 anni), il dietrofront arriva quasi immediato: nella prossima Manovra di Bilancio non sarà presente il “bonus famiglia” ideato dal Pd – e coinvolgendo anche gli 80 euro di Renzi che sarebbero stati introiettati in questo nuovo assegno – per dare maggiore sostegno alla natalità. Lo ha annunciato direttamente il vicesegretario dell’Economia, il Pd Antonio Misiani: «al momento resta fuori dalla Manovra. Il sostegno alle famiglie è un progetto che vogliamo ampliare con più strumenti, con il riordino e la semplificazione dei diversi strumenti». Non poche polemiche sono sorte anche nella stessa maggioranza dopo l’annuncio dato dal Governo durante la discussione in Parlamento sulla nota di aggiornamento del Def: visti i limiti della prossima Finanziaria, il costo dell’assegno unico per i figli a carico è giudicato eccessivo. Ricordiamo che la norma prevederebbe nella sua attuazione completa una garanzia fino a 240 euro al mese per ogni figlio, dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni (e fino ai 26 anni se ancora a carico, pur con cifre inferiori). Il tutto per un costo stimato di 30 miliardi di euro, cifra al momento fuori dalle possibilità della nuova Manovra.
ASSEGNO UNICO FIGLI, GOVERNO FA DIETROFRONT
Verranno immessi vari bonus a sostegno della famiglia, ha poi spiegato ancora Misiani, ma il “riordino” di tali strumenti in un solo bonus di sostegno alle famiglie con l’assegno unico «Abbiamo vari bonus, non un assegno unico a sostegno dei figli a carico come in Germania, Francia, Gran Bretagna. Il riordino di questi strumenti è l’obiettivo di medio periodo perché è un tema di grande complessità: non riusciremo ad affrontarlo in questa legge di bilancio». Sempre nella prossima Manovra invece verrà introdotta una norma che porrà fine alla Quota 100, facendola scadere a livello effettivo nel 2021: «È intenzione del governo non rinnovare questa che è una misura strumentale e mandarla alla scadenza nel 2021. Abbiamo in mente un modello di flessibilità del sistema pensionistico diverso e ne discuteremo con le parti sociali», ha precisato il vice Gualtieri sempre in Aula, mandando “in pensione” la riforma voluta fortemente dalla Lega di Salvini nel precedente Governo. Niente più “condoni” – «Non ci saranno in questa manovra, a differenza delle precedenti. Si tratta di una delle misure più forti per il recupero di un ammontare di evasione che è elemento di ingiustizia sociale e sleale concorrenza degli attori» – mentre vengono confermati gli eco-bonus per i motorini e non solo: «vi rientrano non solo le auto fino ad euro 3, ma anche i motorini fino alla classe euro 2 ed euro 3 a due tempi. Il bonus è finanziato con 255 milioni per il triennio 2019-2021, spetta fino ad esaurimento fondi ai residenti nei comuni interessati dalle procedure di infrazione comunitaria per l’inquinamento», riporta il focus del Messaggero.