Max Giusti è tornato al cinema dopo tanti anni e tiene molto al giudizio altrui: “Questo è il mio ritorno al cinema dopo anni. Per riuscirci, ho dovuto scrivermi io il film. In questo mondo funziona così: quando fai molta Tv, esci dal giro”, racconta tra le pagine di Famiglia Cristiana. “Appena un minuto” è il titolo della sua commedia con al centro Claudio, un agente immobiliare spiantato, separato dalla moglie che ama ancora e con due figli adolescenti che hanno scarsa stima di lui, così come i suoi genitori (Loretta Goggi e Massimo Wertmuller). Finché un giorno, spinto dagli amici, sostituisce il suo vecchissimo cellulare con un moderno smartphone e scopre una applicazione che gli permette di tornare indietro nel tempo di un minuto. Sembra poco ma, tornando indietro di sessanta secondi, farà in modo di riconquistare la stima della sua famiglia. “E’ un film in cui c’è molto di me. I miei genitori lavoravano entrambi: papà faceva il metalmeccanico e mamma la commessa. lo da ragazzino appena finito di fare i compiti, cioè velocemente perché ero un disastro a scuola, mi preparavo un panino con prosciutto e maionese e attaccavo a leggere il mio Tex”.
Max Giusti: “Con i miei figli sono un clown!”
Il film di Max Giusti è autobiografico anche nel pessimo rapporto che il protagonista ha con la tecnologia: “Certo, nasce da questo oggetto (mostra un vecchio modello di cellulare, ndr). Ho uno smartphone che ho ereditato da mia moglie e che sto usando in questo periodo per la promozione del film. Altrimenti, l’idea di essere rintracciabile sempre, di essere costretto a leggere e a rispondere alle mail), non mi piace per niente. Nel nostro lavoro devi essere social: la reputazione che hai sul Web spesso conta più di quello che sai fare. Ma io non ho tutte queste cose da condividere. Tutti passano il tempo a scattare foto. Non ti godi il momento, ti preoccupi solo di condividerlo”. Successivamente il conduttore e attore, racconta la qualità che i suoi figli apprezzano maggiormente in lui: “Sono una specie di clown, organizzo degli spettacolini per loro. A volte esagero e loro me lo fanno notare: “A papà, datte un tono””.