Tra i nuovi santi che oggi la Chiesa celebrerà ufficialmente Assieme al Cardinal Newman e altri 3 nuovi canonizzati ci sarà anche Mariam Thresia Chiramel Mankidyan, la grande santa “mistica” d’India. La beata Maria Teresa, fondatrice della congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Thrissur è una delle testimoni più fulgide dell’India tra Ottocento e Novecento con una storia che in alcuni tratti la rapporta direttamente a Madre Teresa di Calcutta: suor Mariam Teresa è stata dichiarata venerabile il 28 giugno 1999 e beatificata il 9 aprile 2000 da Papa Giovanni Paolo II. Ha consacrato la sua vita al Signore dall’età di 12 anni, dopo che aveva disubbidito alla famiglia a soli 10 anni perché la volevano dare in sposa in un matrimonio “obbligatorio”: dopo la morte della madre questa incredibile giovanissima donna cattolica si dedica alla cura dei malati e dei moribondi, consacrando la sua vita al Signore. Nel 1909 ricevette misteriosamente le stimmate: in un primo momento voleva tenerle nascoste per non attirare attenzioni su di sé, ma quando poi il fatto emerse il vescovo ordinò che venga sottoposta a esorcismo (senza ricavarci mai nulla di concreto). Per tutta la vita ha però mantenuto segrete le piaghe continuando a prendersi cura dei malati e degli ultimi.
CHI È MARIA TERESA CHIRAMEL MANKIDIYAN
Maria Teresa Chiramel Mankidiyan è nata a Putenchira, nello Stato del Kerala, il 26 aprile 1876 e fu educata dalla madre secondo i principi cristiani: fin da bambina si appassionò agli ultimi e ai poveri cui volle dedicare le sue cure nel tempo libero, e ben presto divenne la sua vera vocazione esistenziale. Andò contro la morale degli anziani del suo paese e contro la sua stessa famiglia che la voleva in sposa con un promesso marito: lei però dorme sulla ghiaia del giardino di casa, piuttosto che nel letto perché «non posso dormire in maniera confortevole, se Gesù è stato appeso sulla Croce con tre chiodi», ripete la stessa Maria Teresa. Oltre alle stimmate, la sua vita divenne centrale nell’aiuto e sostegno ai poveri malati delle aree più povere dell’India centrale: trascorreva intere giornate in meditazione e preghiera, o a decorare e pulire l’altare della chiesa. Fu il direttore spirituale, Joseph Vithayathil, dopo la morte della mamma (a 12 anni, proprio come Santa Teresa D’Avila) ad aggiungere al suo anche il nome di Mariam, «al fine di ricordarne l’amore per la madre di Dio, che le veniva in soccorso nei momenti di dolore e di difficoltà», scrive l’Osservatore Romano. Prima in un convento carmelitano poi di nuovo messa nelle piaghe della comunità sofferente cristiana, la prossima Santa Maria Teresa Chiramel Mankidiyan costruì su indicazione del padre spirituale la “Casa della Solitudine” per sostenere con altre 5 compagne le famiglie della zona. La religiosa era una mistica e soffrì di visioni di demoni per quasi tutta la sua vita, venendo più volte “additata” come “strega” o come “indemoniata”: invece l’amore per Gesù e la sua costante opera di evangelizzazione nel sostenere i malati la rese prima venerabile, poi beata e oggi Santa.
“LA MADRE TERESA” D’INDIA
La Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia fu fondata da Maria Teresa Chiramel Mankidiyan nel 1914 e oggi conta circa 2mila suore e 200 novizie: come spiega AsiaNews in uno speciale sulla prossima santa indiana, «L’ordine gestisce scuole, ospedali, scuole d’infermieristica, licei, ostelli, case per disabili mentali e fisici, centri sociali e cliniche omeopatiche». Giovanni Paolo II la beatificò durante il giubileo del 2000 con queste parole: «Per la sua vita sacrificata nel servizio di poveri e miserabili», mentre l’Osservatore Romano nel giorno in cui Francesco decise per la canonizzazione riportava «Mariyam Thresia era una donna dotata di virtù e coraggio, convinta che la famiglia e l’educazione fossero i fondamenti della società. Pur non essendo una professionista nell’ambito dell’istruzione, portò avanti la sua missione attingendo forza dal suo Sposo. E la congregazione fece propria la sua idea visionaria, continuando a metterla in pratica nel mondo». La suora indiana del Kerala è conosciuta in tutto il mondo per le sue opere di carità e per quella incredibile testimonianza di amore per gli ultimi della società: proprio per questo motivo, non a caso, è spesso stata vista come la “Madre Teresa” d’India. Come scrive di recente Roobini Chinnappan – postulatore delle Suore Carmelitane teresiane – sull’Osservatore Romano: «La canonizzazione di Mariyam Thresia giunge molto puntuale rispetto ai segni della società moderna, in cui la famiglia è in pericolo. L’individualismo e l’egoismo conducono verso una cultura usa e getta, come continua a ripetere Papa Francesco. Tutto ciò che non è considerato utile viene buttato via, anche quando riguarda la vita umana. Dal rifiuto di quella nascente all’abbandono degli anziani, nulla in questi tempi sembra scalfire anche solo minimamente la coscienza dell’uomo. Sta qui l’importanza della nuova santa, che ha dato rilievo all’educazione e ai valori cristiani della famiglia»