Doveva essere il luogo della svolta. La terra di conquista per le “truppe nordiste”. La Waterloo del modello amministrativo più longevo della storia repubblicana. Il Big bang del “fortino più rosso” d’Italia. Doveva essere l’inizio di una nuova “era” e, secondo la «propaganda delle felpe», l’avvio di una nuova “marcia su Roma”. Doveva, appunto!
Perché oggi, i fatti, narrano tutta un’altra storia. Quella Lega che si era riproposta di conquistare la terra di Leonardo, Michelangelo, Giotto, Vasari, ha gettato la spugna.
A correre per la carica di governatore della Toscana per la destra sarà un esponente di Fratelli d’Italia. Forse un sindaco: il più accreditato pare essere l’attuale sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, tallonato dal collega di Piombino, Francesco Ferrari.
E la Lega? E gli azzurri? Fugone generale!
La versione ufficiale parla di un accordo raggiunto nel recente incontro a casa Berlusconi dai tre leader del destra-centro: Campania e Calabria agli azzurri, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna ai leghisti, mentre Marche, Puglia e la patata bollente Toscana al partito di Giorgia Meloni.
Ma che le acque nella Lega in Toscana non fossero proprio tranquille era chiaro da tempo. Da quando, in agosto, la Lega del Granducato era stata affidata, in regime commissariale, all’onorevole bergamasco Daniele Belotti, che, in un batter d’occhio nei giorni della crisi di governo, prendeva il posto della sindaca e deputata europea Susanna Ceccardi.
Una sostituzione lampo della fedelissima e collaboratrice dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che a molti era sembrata strana per molti aspetti: la rapidità della decisione, la scelta di un commissario non toscano e soprattutto la disponibilità pubblicamente offerta dalla stessa Ceccardi a candidarsi alla guida della Regione Toscana.
Qualcosa era cambiato! E le prime parole del neo-commissario confermarono i sospetti: “Non è detto che la candidatura a presidente della Toscana spetti alla Lega”. Tutto era ormai chiaro: la Lega si era ritirata dallo scontro vis-à-vis con il candidato di Matteo Renzi. E ciò nonostante i buoni (anzi, ottimi) sondaggi.
Un mistero (quello toscano) che fa il paio con la decisione di uscire dal Governo.