“Erdogan sta mostrando la sua vera faccia, che peraltro non ha mai nascosto: vuole costruire un grande califfato ottomano in Medio Oriente. È lui che ha permesso ai foreign fighters di unirsi all’Isis, passando per il confine turco in Siria”. Ne è convinto Naman Tarcha, giornalista, conduttore televisivo siriano e collaboratore della rivista Terra Santa, che aggiunge: ciò che sta accadendo in questi giorni “sta sgretolando la narrazione occidentale di quanto accaduto in Siria in questi anni. La Turchia vuole massacrare il popolo curdo usando jihadisti e terroristi, bande di miliziani che voi vi ostinate a chiamare ribelli moderati, esattamente come è stato fatto in tutti questi anni”. La speranza, dice Tarcha, può venire dall’accordo che i curdi hanno stipulato con Damasco: “Erdogan non potrà mai attaccare l’esercito siriano, che adesso si sta dispiegando sulla linea di confine”.
Ci sono centinaia di migliaia di profughi che stanno fuggendo dalle zone di guerra. Come vive la Siria questa invasione dei territori curdi?
Innanzitutto, diciamo una cosa che gli occidentali non capiscono o non vogliono capire. Non esistono territori curdi in Siria, i curdi sono meno del 9% della popolazione siriana, vivono in alcune città e villaggi del Nord-Est, ma in quei territori vivono soprattutto arabi siriani e anche molti cristiani. Quei territori appartengono alla Siria e solo per via della guerra all’Isis sono stati affidati alle milizie curde. Certo, siamo molto preoccupati di quanto sta accadendo, siamo davanti a un’aggressione, ma è dall’inizio della guerra che la maggior parte dei jihadisti sono entrati in Siria grazie al via libera dato dalla Turchia al confine.
Come dice lei, la Siria è stata aggredita, e a farne le spese al momento sono comunque i curdi. Che si sono rivolti ad Assad per avere aiuto. Cosa significa questo accordo?
Una volta che gli americani se ne sono andati, i curdi potevano rivolgersi solo ad Assad per essere aiutati, anzi sono dovuti tornare da Assad, dopo aver sognato uno Stato curdo all’interno della Siria.
In concreto l’accordo cosa prevede?
L’accordo, ottenuto grazie alla mediazione russa, prevede il dispiegamento dell’esercito siriano al confine con la Turchia, una mossa che potrebbe tagliare la strada a Erdogan. Trovarsi davanti le forze armate siriane non potrebbe mai giustificare un attacco, sarebbe una dichiarazione di guerra. Adesso la motivazione di Erdogan, falsa, è dire che ci sono milizie curde che lo minacciano. Questo accordo è molto importante.
Oltre all’aspetto militare, cos’altro presuppone?
Da un lato, la popolazione non curda, soprattutto i cristiani, si sente meno minacciata. Dall’altro, si torna allo Stato siriano, a un vivere comune dove tutte le religioni e le etnie sono uguali e nessuna controlla le altre. Un’altra cosa che i media occidentali non dicono è che i curdi hanno più volte attaccato chiese e fatto chiudere scuole cristiane, perché vogliono l’intero controllo del Nord-Est siriano.
Intanto Erdogan minaccia di trasferire proprio in quel territorio i circa due milioni di siriani profughi in Turchia. Sarebbe una bomba demografica che la Siria di oggi non potrebbe reggere. Cosa può dirci in proposito?
Quanto sta facendo Erdogan è dettato solo da ragioni interne alla Turchia. Ultimamente ha perso molta credibilità, l’economia è in uno stato disastroso, ha bisogno di tranquillizzare il suo popolo facendo vedere di essere forte. Questa mossa, poi, gli consente di ottenere il sostegno dei nazionalisti, che da sempre considerano i curdi una minaccia. Erdogan si sente il difensore dell’islam, vuole mettere le mani sul Medio Oriente e ricostruire la potenza ottomana. È il delirio di un pazzo.
Giungono notizie che l’Isis starebbe approfittando della situazione per rialzare la testa, è così?
L’Isis viene usato come minaccia da tutte le parti coinvolte. Erdogan dice che, se non interviene, l’Isis tornerà. Trump dice che l’Isis riprende forza se non si mandano via i curdi. E i curdi dicono che l’Isis colpirà l’Europa.
Chi ha ragione?
Ci sono tensioni fuori controllo. Oggi gli americani se ne stanno andando, stessa cosa faranno i francesi e gli inglesi, ma bisogna tener conto del fatto che tutti e tre si trovano in Siria in modo illegale, non hanno alcun diritto a esserci. Questi territori devono tornare in mano a Damasco.
C’è una soluzione possibile a tutto questo caos?
I prigionieri che oggi sono custoditi dai curdi e che in molti stanno fuggendo dalle prigioni devono essere detenuti dal governo siriano e da nessun altro. Solo così si può stabilizzare la situazione.
(Paolo Vites)