Yossi Cohen, capo del Mossad, la principale agenzia di intelligence esterna israeliana, ha dichiarato il 10 ottobre di aver autorizzato “più di un paio di omicidi durante il suo mandato” e ha avvertito che potrebbero essercene altri in arrivo. Cohen, 57 anni, che ha preso il comando del Mossad nel 2016, ha parlato la scorsa settimana a Mishpacha, una rivista rivolta agli ebrei ultraortodossi. I suoi commenti sono stati ampiamente ripresi dai media israeliani nel fine settimana.
A Cohen è stato chiesto di rispondere alle recenti accuse del governo iraniano secondo cui Israele ha lavorato con “paesi arabi” per assassinare il generale Qassem Suleimani, capo della Forza di Quds, un’unità paramilitare d’élite nel Corpo di Guardia della Rivoluzione Islamica dell’Iran. Suleimani ha affermato che diverse persone sono state arrestate il mese scorso in relazione al presunto complotto. Ha anche affermato che Israele ha tentato di uccidere lui e Hassan Nasrallah, leader del gruppo libanese Hezbollah, nel 2006.
Il capo del Mossad ha detto alla rivista Mishpacha che Suleimani non aveva “necessariamente commesso l’errore che lo avrebbe inserito nella prestigiosa lista degli obiettivi di assassinio del Mossad”. Tuttavia, “sa benissimo che il suo assassinio non è impossibile” perché ciò che ha fatto rappresenta “una seria sfida per Israele”, ha precisato Cohen. Riguardo a Nasrallah, Cohen ha affermato che l’uomo forte di Hezbollah “sa che abbiamo la possibilità di eliminarlo”. Alla domanda sul perché il Mossad non avesse esercitato tale opzione, Cohen ha preferito non rispondere.
Per quanto riguarda Hamas, il gruppo militante palestinese che controlla la Striscia di Gaza, Cohen ha ammesso che il Mossad ha coordinato una serie di omicidi di funzionari di Hamas in tutto il mondo negli ultimi anni. “Se esiste un obiettivo che eliminiamo senza esitazione, sono i funzionari di Hamas all’estero. Questi vanno dagli agenti locali a quelli che gestiscono le acquisizioni di armi puntate su Israele”, ha affermato Cohen. Ha aggiunto inoltre che negli ultimi anni ci sono stati “più di alcuni omicidi”, anche se Hamas ne ha confermati solo alcuni.
Dal punto di vista storico l’uso di omicidi mirati non rappresenta certo una novità, come non rappresenta una novità la sua efficacia strategica per salvaguardare gli interessi israeliani. Infatti, nel contesto di una guerra asimmetrica, i confini fra ciò che è legittimo sul piano giuridico o morale e ciò che non può essere giudicato tale sono evanescenti. Sia sufficiente pensare alla Guerra di Algeria e, in particolare, alla Battaglia di Algeri nel 1957.
Ritornando a Israele, a seguito del massacro di Monaco del 1972, una unità speciale del Mossad pose in essere omicidi mirati per eliminare gli esponenti più significativi dell’Olp e di Settembre Nero, l’organizzazione terroristica che agì a Monaco. L’operazione, nota come “Collera di Dio”, fu approvata dall’allora primo ministro Golda Meir che istituì il Comitato X, un gruppo ristretto composto dal ministro della Difesa Moshe Dayan, dal generale Aharon Yariv e da Zvi Zamir, direttore del Mossad.