Sant’Angelo le Fratte, in Basilicata, è oggi non solo uno dei borghi più suggestivi della regione meridionale protagonista di una sempre maggiore centralità dal punto di vista turistico negli ultimi anni ma pure un comune in cui la street art ha trovato la sua casa, tanto che la Valle del Melandro che ospita questo piccolo centro è stata ribattezzata da qualcuno come quella “più dipinta della nostra penisola”. Si trova infatti in provincia di Potenza, proprio nei pressi del confine a ovest con la Campania, questo paesino di poco più di 1300 anime che è balzato agli onori delle cronache non solo perché adagiato in modo suggestivo sulla falda di una parete rocciosa che dominala vallata di cui sopra e perché da tempo è conosciuto come “il paese delle cantine”, ma anche per via del fatto che molte case sono decorate con murales davvero belli e che non solo hanno ridato vita al centro abitato ma hanno pure trovato un modo originale di raccontare la storia del borgo e le cui origini si perdono nei secoli. Andiamo alla scoperta di Sant’Angelo le Fratte tra i suoi coloratissimi vicoli e quelle antiche tradizioni che proprio la street art ha provato a valorizzare.
SANT’ANGELO LE FRATTE, IL BORGO DELLA STREET ART
Sant’Angelo le Fratte, come purtroppo tanti piccoli centri dell’Italia meridionale e della stessa Lucania, alcuni anni fa sembrava andare incontro a quell’inesorabile destino fatto di spopolamento, diventando un borgo sì caratteristico ma popolato solo in occasioni festive oltre da turisti e persone originarie della zona nella stagione estiva. E invece grazie alla street art questo comune a poco più di 40 chilometri di distanza da Potenza è letteralmente rifiorito trasformandosi a parere di molti in uno dei più belli d’Italia: le facciate di molte case, e in alcuni casi l’intero edificio, assieme alle strade e anche ad alcuni vicoletti nascosti ospitano infatti dei bellissimi murales che, come detto, hanno avuto la funzione di far rivivere il centro e allo stesso tempo di raccontare a turisti e semplici curiosi la storia di Sant’Angelo e la sua tradizione enologica, dato che qui si svolge una kermesse dedicato al vino in occasione delle “Cantine Aperte”, con i suddetti locali incastonati suggestivamente tra le rocce e che aprono le proprie porte a coloro che vogliono scoprire come un tempo si svolgeva la vendemmia e la lavorazione delle uve. Inoltre sono previsti diversi percorsi per scoprire questo centro colonizzato prima dai greci e poi dai romani, seguendo lo sviluppo dei murales (oltre una cinquantina) che dal 1998 hanno cominciato ad abbellire le facciate dei palazzi.
NELLA VALLE “PIU’ DIPINTA D’ITALIA”
Come accennato, tuttavia nella valle non è solo Sant’Angelo le Fratte ma pure altri comuni vicini ad essersi aperti allo spirito di inventiva e alla creatività di street artist locali: infatti assieme a Savoia di Lucania e a Satriano hanno trasformato quella del Melandro nella “Valle più dipinta d’Italia”, conosciuta anche come valle dei murales. Un fenomeno quasi unico nel Mezzogiorno e che, nell’intera area che racchiude quel territorio di confine tra Basilicata e Campania, annovera oltre 400 opere e dipinti murali alcune delle quali di dimensioni imponenti e considerate vere e proprie opere, tanto che la loro realizzazione è stata coordinate da un direttore artistico. Insomma, da alcuni anni quello che si va sedimentando in questo angolo della regione è un singolare patrimonio pittorico e che nel corso degli ultimi due decenni ha visto avvicendarsi diversi street artist e non solo (riunitisi attorno all’associazione Artisti Per la Valle), dal momento che tra i linguaggi che stanno contribuendo a far rivivere e a impreziosire questi piccoli borghi del potentino v’è anche la ceramica -attività che in Basilicata ha una lunga tradizione- e la scultura, per degli scenari che in alcune ore del giorno e al tramonto diventano quasi onirici. Inoltre degli stessi murales, diventati oramai dei concreti “attrattori turistici” per Sant’Angelo e dintorni (a dimostrazione del fatto che, pur non facendo parte della cultura tradizionale lucana, oggi si integra bene con essa), è stata fatta una opera di catalogazione al fine non solo di inventariarli ma anche per farne oggetto di analisi critica proprio a livello artistico come movimento a sé stante.