Massimo Bossetti, il muratore bergamasco di Mapello, ha scritto una lettera al direttore del quotidiano Libero, Vittorio Feltri. Bossetti si è sempre dichiarato innocente, ha sempre ammesso di non aver commesso il fatto, ma i tribunali italiani non gli hanno mai creduto, e dopo tre gradi di giudizio, l’ultimo, la Cassazione, il 12 ottobre di un anno fa è stato confermato l’ergastolo. “Io Direttore, non sono né l’ assassino della povera Jara, né il mostro che i media e i social hanno dipinto – spiega lo stesso ex muratore – sono un uomo normale, semplice che pensava al lavoro e a non far mancare nulla alla propria famiglia”. L’uomo condannato per l’omicidio della ragazzina di Brembate si rivolge a Vittorio Feltri perché ritenuto dallo stesso Bossetti, “Un bergamasco doc, uomo di sani principi”. L’ex muratore ricorda il giorno della sua cattura: “che ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia, e dei miei cari che oggi mi guardano dal cielo, e sono convinto che questa vicenda li ha provati moltissimo”.
MASSIMO BOSSETTI A VITTORIO FELTRI “SONO INNOCENTE”
Il condannato ritiene che il trattamento che gli ha riservato la giustizia italiana “è stato scorretto e ha calpestato ogni diritto alla difesa, e mi riferisco anche a quell’ ex ministro dell’ Interno incapace, che gridava al mondo che era stato preso l’ assassino di Jara, calpestando la Costituzione”. Bossetti parla di come in carcere a Bergamo, lo stesso sia stato pressato a “confessare in continuazione un delitto proponendomi benefici. Come potevo confessare un delitto che non ho commesso? – si domanda il detenuto – La P.M. più volte ha provato a propormi benefici, se erano così sicuri di aver preso l’ assassino, non li proponevano con insistenza, né benefici e tanto meno facevano produrre filmati manipolati da distribuire ai media”. Secondo Bossetti sarebbe necessario rifare la prova del dna, convinto che “Le verrebbe ogni ragionevole dubbio”. Quindi il condannato sembra voler quasi gridare quando scrive che è stato “commesso “UN GRAVE ERRORE GIUDIZIARIO” (scritto maiusolo ndr), non sono io il colpevole”. La lettera si conclude con una richiesta di aiuto e i saluti.