La lettera della Ue che chiede chiarimenti al governo italiano sulla manovra 2020 ha destato un po’ di sorpresa. Sarà anche “un atto dovuto”, come si sono affrettati a specificare anche da Bruxelles, ma il fatto che la Commissione Ue abbia aperto un fuoco amico contro il governo “europeista” giallo-rosé, ha fatto sorgere alcune domande, una su tutte: non è che Bruxelles, dopo aver disinnescato il pericoloso governo M5s-Lega, oggi non ha più così bisogno del Conte-2? E in tal caso, che conseguenze ne potrebbero scaturire, in Italia e in Europa? Ne abbiamo parlato con l’economista Giulio Sapelli, che invita alla cautela, “perché oggi – ecco la questione vera – è difficile rispondere a un’altra domanda: chi comanda in Europa? Non si capisce bene quali siano gli attuali equilibri. E lo dimostrano due fatti”.
Quali?
Innanzitutto, il fatto che, visto lo stallo sulla Commissione von der Leyen, le trattative sulla Brexit le sta conducendo Juncker. Secondo, i francesi, Macron in particolare, si sono messi contro tutti. La Francia ha bloccato l’allargamento Ue a Macedonia del Nord e Albania. E bisogna cominciare a dire che l’Europa politicamente non ha ancora preso forma.
Quindi il governo Conte-2?
E’ lì come tra color che son sospesi. Anzi, dove sia il governo Conte-2 non lo sa nessuno, perché dove sia l’Europa non si sa. C’è un’anarchia terribile.
In questo scenario, con una Francia contro tutti, una Brexit caotica, una Germania debole in economia e con la Merkel leader azzoppata, che cosa dobbiamo aspettarci?
Un tempo, uno sgarbo simile alla Germania, come quello fatto alla Commissione von der Leyen, non sarebbe mai stato possibile…
Una Commissione Ue che rischia di entrare in carica in ritardo rispetto alla data prevista rende l’Europa più debole?
Il vero problema è che questa sarebbe una caduta di credibilità enorme, di cui approfittebbero subito Cina e Stati Uniti.
Come?
I cinesi ci sguazzeranno in questa carenza di potere e potranno perfezionare i loro rapporti con la Nuova Via della seta, che finora nessuno nasconde o su cui nessuno intende fare marcia indietro, a cominciare proprio dall’Italia.
E con gli Stati Uniti?
Gli Stati Uniti non esistono più, esistono due o tre Americhe, impegnate in una lotta spietata l’una contro le altre, e non è certo questione di essere pro Trump o contro Trump. Questo spiega anche la debolezza dell’Europa.
Che cosa intende dire?
Gli Usa non hanno esportato solo sicurezza, ma anche pacificazione, un ruolo che adesso non riescono più a svolgere, perché appunto sono completamente divisi al loro interno. Appena la potenza americana si è dimostrata non più grande come un tempo – gli Stati Uniti sono grandi per potersi occupare del mondo, ma non grandi abbastanza per potersene occupare da soli – si sono subito visti i riflessi sulle divisioni europee: una volta le divisioni europee si risolvevano nell’ambasciata americana, oggi non più. Il problema dell’Europa non sono gli europei, ma gli Stati Uniti, che non riescono più a unire il gregge. Quindi, divisioni ed egoismi nazionali all’interno della Ue aumenteranno sempre di più.
Torniamo a Macron contro tutti: a cosa sta puntando?
Anche Macron è alle prese con grossi problemi interni. Ha davanti a sé una campagna elettorale difficilissima con il suo pseudo-partito diviso, lacerato, a pezzi. Il suo disegno, a mio avviso, è che, come sempre, troverà una via d’uscita gollista.
In concreto?
Trovare adesso una via d’uscita gollista vuol dire fare il duro in Europa, non cooperare in Europa. E immaginiamoci un po’ cosa si appresta a fare la Francia in Italia.
Proviamo a immaginarlo. Lei come la vede?
Ora che sta per arrivare la stagione delle nomine ai vertici degli enti pubblici, la preoccupazione principale di Macron, muovendo quella macchina potente e perfetta che è la diplomazia francese, sarà di affermare la potenza della Francia nell’economia italiana.
Non troverà ostacoli?
Renzi è sceso in campo per questo, per aiutare i francesi in questa posizione. Situazioni che abbiamo già storicamente vissuto con il Risorgimento, con la Prima guerra mondiale: è una vecchia tiritera dei rapporti italo-francesi.
Sta pensando anche al Trattato del Quirinale, impostato proprio sotto il governo Renzi?
Sì. Del Trattato del Quirinale non si sa nulla, finora è stato affidato a parti private, il Parlamento non ne ha mai avuto contezza.
La “comunione d’intenti”, chiamiamola così, tra Macron e Renzi che effetti avrà sulla politica italiana?
La comunione d’intenti c’è già stata, ma evidentemente non porta bene, perché le persone che scelgono come ufficiali di collegamento non sono eccellenti. Basta vedere il caso Gozi, che si era addirittura trasferito a Parigi come consulente e adesso si scopre che fa il consulente anche per Malta, il che la diplomazia francese non l’ha proprio gradito. Macron si sente un re taumaturgo, invece Renzi è come un contadino che vuole farsi toccare dal re. Renzi è un elemento di disturbo che lavora per suoi fini, mira a disgregare i partiti. Che è la stessa operazione condotta da Macron per arrivare al potere: lui ha disgregato gollisti e socialisti, Renzi, se lo imita, vuole disgregare il Pd, e prima voleva rottamare tutti. Ma non essendo un re taumaturgo, ha poi dovuto fare un passo indietro.
Questo lavoro di disgregazione potrebbe arrivare al suo culmine con la stagione delle nomine?
Fino alla stagione delle nomine il governo non dovrà cadere. Poi, potrà succedere. Del resto, la creazione di Italia Viva è servita proprio a questo scopo. E il governo Conte-2 è a termine.
Infatti per Renzi, come ha detto alla Leopolda, dovrà durare fino all’elezione di un presidente della Repubblica europeista…
E’ solo una cortina fumogena, perché Renzi sa benissimo quanto è difficile che questo governo duri. Lo dice per poter arrivare almeno fino alla stagione delle nomine.
L’opposizione a 360° di Macron mette a rischio anche il Trattato di Aquisgrana firmato con la Merkel?
Assolutamente no. I legami fortissimi, culturali ed economici, tra Francia e Germania resistono. I due litigano continuamente, ma Berlino e Parigi sono una coppia, invece l’Italia non è fidanzata con nessuno. E’ una signora abbandonata a se stessa.
Ma fino a ieri si celebravano i rapporti solidi che Conte in un anno e mezzo di governo aveva saputo creare con l’establishment che conta, come ha dimostrato il famoso tweet di Trump. Non è così? Crolla tutto come un castello di sabbia?
Parlare di un Conte accreditato presso l’establishment mondiale per aver partecipato a un G-7 mi sembra un po’ esagerato.
Essendo riuscita a disarticolare il governo populista giallo-verde, agli occhi di Bruxelles oggi Salvini è stato riabilitato?
E’ presto per dirlo. Il destino di Salvini è nelle mani di Salvini, tutto dipende da cosa farà: se la Lega diventa quello che deve diventare, cioè una nuova Dc, una forza moderata, tutto potrebbe cambiare.
Lei come giudica le ultime uscite di Salvini, meno urlate, sull’euro e sull’Europa?
Molto positivamente. Le regioni più produttive dell’Italia, in larghissima parte rappresentate dalla Lega, hanno bisogno di un partito che sia ragionevole e riformista.
Un’ultima domanda: l’Italia è oggi isolata in Europa?
Dire così significa continuare a utilizzare degli eufemismi. Anche qui si butta una manciata di fumo sui rapporti di forza inter-statali in Europa.
(Marco Biscella)