I NUMERI DEL RISCATTO DELLA LAUREA
La riforma pensioni ha introdotto un riscatto agevolato della laurea che sembra aver rilanciato questo strumento in grado di aumentare la propria anzianità contributiva ai fini pensionistici. Come spiega Il Sole 24 Ore, sono state infatti presentate “oltre 4omila richieste (43.704) in 7 mesi, il triplo rispetto al 2018”. In particolare, “da marzo a settembre di quest’anno sono arrivate 37mila domande di lavoratori iscritti alla gestione privata, circa 5.300 al mese, il triplo rispetto alle 1.740 di media mensile del 2019. Mentre sono circa 7mila richieste da iscritti alla gestione pubblica dell’Inps, circa 1.000 al mese, contro i 580 di media del 2018. In totale le domande con la procedura di riscatto agevolato sono state 23.168, più della metà del totale”. “Attenzione però al fatto che gli anni fuori corsi non danno possibilità di riscatto. Il riscatto può riguardare l’intero o i singoli periodi. Dal 12 luglio 1997 è possibile riscattare due o più corsi di laurea, anche per i titoli conseguiti anteriormente a questa data”, ricorda il quotidiano di Confindustria.
LA RICHIESTA DEL CODS
Gli ultimi dati dell’Inps relativi agli importi degli assegni pensionistici erogati mostrano l’esistenza di un divario di genere che gli interventi di riforma pensioni che si sono succeduti negli anni non hanno migliorato. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social scrive quindi: “Sarà proprio il caso che il legislatore legga con attenzione i numeri, che convochi in audizione il presidente dell’Inps affinché glieli illustri in maniera appropriata ed approfondita, dopodiché si decida di prendere in considerazione la necessità e dunque di porre rimedio e fine, a questa drammatica sequela di numeri che rileva e sottolinea la differenza fra i generi. E che nessuno Ue in primis (alibi per molti?) si permetta di giudicare e sentenziare sul possibile discrimine di genere che alcune misure ad hoc per le donne segnerebbero, senza aver preso atto della situazione pensionistica delle stesse che si rileva”. Parole che ricordano la battaglia del Cods per un riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura svolto dalle donne.
LA SFIDA DI ITALIA VIVA
Come noto, nella Legge di bilancio il Governo ha confermato la permanenza della riforma pensioni con Quota 100, anche se è stato deciso come l’anno scorso di attivare una clausole per “congelare” gli eventuali risparmi di spesa che ci saranno rispetto alle risorse stanziate. Tuttavia Italia Viva intende presentare un emendamento, durante l’itera parlamentare della Legge di bilancio, per cancellare Quota 100. Intervistato da Repubblica, Luigi Marattin, deputato di Italia Viva, dà un dieci alla manovra “per l’obiettivo di evitare gli aumenti Iva. Una lieve insufficienza invece per un po’ troppe tassettine che secondo noi si potrebbero sfoltire con un po’ di sforzo in più, e per la conferma di Quota 100”. Cesare Damiano prende però di mira il leader di Italia Viva Matteo Renzi, definendolo “un bel volpino. Quando era Presidente del Consiglio si lamentava delle ‘idee diverse’ e le chiamava ‘fuoco amico’. Adesso che il Presidente è Conte, gli spara addosso, lo ricatta e dice che si tratta di ‘idee diverse’ e non di ‘fuoco amico’”.
IL CONFLITTO GENERAZIONALE
Quello della riforma pensioni è uno dei temi su cui si consuma il vero conflitto generazionale. Lo spiega un approfondimento di Mauro Marè che sarà pubblicato su L’Economia di lunedì e che viene anticipato dal sito del Corriere della Sera. “Le lacrime di Greta fanno effetto. Sottolineano l’importanza di preservare il nostro pianeta e l’ecosistema, evidenziano che scelte irresponsabili dei governi possono produrre danni irreparabili per gli equilibri ambientali e la qualità della vita delle generazioni successive. Al di là dei facili isterismi, siamo colpiti dal fatto che la stessa attenzione mediatica non sia emersa su un altro tema cruciale: il conflitto tra le generazioni che ha luogo in altre dimensioni rilevanti come il debito pubblico e i sistemi di welfare”, scrive Marè, che aggiunge: “Non è stato ancora assorbito nella coscienza collettiva il fatto che i sistemi pensionistici pubblici sono a ripartizione, dove gli attivi (i giovani) pagano per chi sta andando o è già in pensione”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GANGA
I dati diffusi dall’Inps relativi all’osservatorio sulle pensioni, mostrano la persistenza di un problema che gli interventi di riforma pensioni non hanno risolto: un divario nell’importo degli assegni erogati a uomini e donne che resta terribilmente alto. Come evidenzia Ignazio Ganga, “la pensione è la fotografia della storia lavorativa delle persone e per molte donne è una fotografia sfocata a causa della discontinuità dei lavori, della difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, delle discriminazioni in tema di retribuzione che poi si riflettono inevitabilmente sulla pensione”. I dati dell’Inps dicono infatti che “sebbene le donne siano il 52,2% del totale dei pensionati, l’importo medio delle loro pensioni è di 15.474 euro contro i 21.450 euro degli uomini, cioè ben il 28% in meno. E anche quando si va a guardare il reddito pensionistico, cioè la somma di due o più pensioni come accade ad esempio per chi è titolare anche della pensione ai superstiti, il risultato è comunque a svantaggio delle donne”.
LA PROPOSTA CISL PER LE DONNE
Infatti, le italiane “che possono vantare un reddito pensionistico complessivo superiore a 1.500 euro al mese sono solo il 32,2% del totale delle donne pensionate, mentre il 31,3% ha un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro”, sottolinea il Segretario confederale della Cisl, che ricorda la proposta avanzata dal suo sindacato per cercare di tutelare le italiane sotto il profilo pensionistico e previdenziale: “Continueremo a sostenere la necessità di una misura che anticipi il pensionamento delle donne nella misura di un anno di sgravio per figlio”.