La trasmissione Le Iene ha riacceso i riflettori sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, ucciso con 9 colpi di pistola il 5 settembre 2010. Un delitto rabbioso ed efferato ma rimasto impunito dopo 9 anni. Ecco perchè le ipotesi sono molteplici e sembrano coinvolgere soprattutto numerosi militari: dai carabinieri di Pollica al militare “sordo” in vacanza a pochi metri dal luogo del delitto ma che non si sarebbe accorto di nulla nonostante i numerosi colpi di pistola esplosi. Unico indagato ad oggi per quell’omicidio però, è il carabiniere Lazzaro Cioffi. Eppure, un elemento collegherebbe tutti i presunti soggetti coinvolti: la droga. Proprio l’anno in cui fu ucciso, il sindaco aveva dichiarato personalmente guerra allo spaccio, chiedendo spesso aiuto anche alle forze dell’ordine locali che però lo ignorarono. Eppure, il problema dello spaccio ad Acciaroli emerse solo dopo la morte di Vassallo. Dalle carte emerse il nome del famigerato “Brasiliano”, Bruno Humberto Damiani, identificato come tra i principali spacciatori di Acciaroli. L’uomo fu attenzionato soprattutto dopo le parole di un pentito che rivelò un presunto rapporto (con annesso uso di droga) tra il Brasiliano e la figlia del sindaco mentre quest’ultima era fidanzata con Francesco Avallone. Sempre secondo il pentito, il sindaco avrebbe minacciato Damiani di arrestarlo e lui per paura lo avrebbe ucciso. Di fronte a queste dichiarazioni, la figlia di Vassallo resta sconvolta. Il pentito fu imboccato da qualcuno? Resta il mistero. Eppure, emerge un’altra coincidenza inquietante: proprio Avallone, ex di Giusy, era molto amico del Brasiliano.
LA FIGURA DI FRANCESCO AVALLONE
Giusy, figlia di Vassallo, rimase con Avallone per circa 10 anni. A parlare del loro rapporto ai microfoni de Le Iene è stata anche Angelina Vassallo, vedova del sindaco ucciso, che ha rivelato: “Angelo di questo ragazzo non è che avesse un bel rapporto ma aveva cercato di convivere bene perchè era il fidanzato della figlia”. Francesco Avallone lavorava nell’enoteca della famiglia del sindaco, uno dei centri della movida di Acciarola. A far emergere dei dubbi fu proprio il comportamento di Avallone nei giorni successivi all’omicidio. “Come se dopo avesse paura”, ha dichiarato la vedova. “Rappresentava il suo malessere in modo spropositato”, ha aggiunto il figlio di Vassallo. Un malessere esagerato che si sarebbe protratto per parecchio tempo, sfociato addirittura nella depressione. Solo molto dopo Giusy e la sua famiglia vengono a sapere “che lui faceva uso di droga”. “Me lo ha detto dopo 2-3 giorni che era morto mio padre per paura che uscisse la verità, e mi ha raccontato di aver fatto uso di droga”, ha spiegato Giusy. Possibile che nessuno se ne fosse accorto prima? E soprattutto, il sindaco Vassallo lo aveva capito? La figlia crede di no, ma in paese la penserebbero in modo del tutto differente. Dopo l’omicidio sarebbe così emerso un mondo fino a quel momento più o meno sommerso legato alla droga e che avrebbe visto coinvolto anche Avallone.
DA LUCA CILLO A CAGNAZZO
Attorno alla figura di Francesco Avallone, considerato la base del Brasiliano, emergono numerose figure, tra cui quella di Luca Cillo, anche lui amico del sindaco Vassallo. “Un personaggio strano”, come lo consideravano i suoi familiari, che non escludono che il padre ottenesse da lui informazioni utili. Proprio Cillo accusò il carabiniere Cagnazzo di avere un container in cui nascondeva droga. Venuto a sapere delle accuse, Cagnazzo picchiò Cillo che inizialmente lo denunciò, poi ritirò la denuncia e ritrattò tutto. Ma ai microfoni de Le Iene, Cillo tira in ballo Avallone asserendo che sarebbe stato lui a dirgli che Cagnazzo sarebbe stato coinvolto nell’omicidio. Le telecamere de Le Iene si sono recate quindi proprio da Francesco Avallone che ha riservato a Giulio Golia una strana accoglienza, dichiarando subito di essere in difficoltà nel parlare della morte di Vassallo. “Angelo aveva scoperto qualcosa? Con la coca?”, chiede l’inviato. “Io facevo uso di stupefacenti, lo sapevo solo io”, replica Avallone. Sul rapporto con il Brasiliano, ammette la loro amicizia da ragazzi, ed anche quella con Cagnazzo. A telecamere spente, credendo di non essere registrato, Avallone racconta dell’incubo vissuto e della voglia di conoscere il vero colpevole del delitto. Ed anche secondo lui potrebbe essere la droga la principale causa. E tira in ballo i pentiti, Cillo ed ancora Cagnazzo.