I 150 anni dalla tavola di Mendeleev e i 100 anni dalla nascita di Primo Levi sono occasione per rileggere Il sistema periodico.Lo abbiamo fatto da una duplice angolatura: letteraria e scientifica; per arrivare a scoprire temi e problematiche di stringente attualità e cogliere nei racconti di un chimico la ricerca di un senso profondo della teoria chimica e le motivazioni per dedicarsi a questa scienza.
Un libro singolare questo di Primo Levi, per tanti motivi. La narrazione si muove intorno a tre fuochi che si intrecciano continuamente.
Il primo: la condizione di Levi, un ebreo che prende consapevolezza di appartenere a una razza ritenuta inferiore, quando, con le leggi razziali verso la fine degli anni Trenta del secolo scorso, cominciano le persecuzioni.
Il secondo fuoco è il lavoro di chimico che lo ha occupato trent’anni.
Infine, la scrittura, il mestiere di scrivere, la scrittura come catarsi, tentativo di riscatto, ricerca di una felicità impossibile agli uomini.
Come Montale, Gadda e tanti altri, Levi è un «miscuglio» (mi perdonino i chimici), infatti percorse le strade della chimica, si ritrova scrittore in forza di una esperienza (quella del lager) che non si può «non raccontare» per dirla con Calvino.
Il primo romanzo, poco più che appunti e ricordi, scritto nei mesi successivi al ritorno a casa, passa inosservato (il piccolo editore ne vende mille copie a Torino), finché l’interesse suscitato dai suoi racconti orali lo inducono a riscriverlo, nasce così Se questo è un uomo, ben presto conosciuto da migliaia di lettori e tradotto in diverse lingue.
Proprio dalla narrazione orale nasce la necessità di scrivere, quasi un compito nuovo, una urgenza a cui non è possibile resistere. Da qui comincia la carriera di scrittore che vede Il sistema periodico pubblicato nel 1975 dopo La tregua, la storia del drammatico ritorno dal lager. Molti altri racconti, testi poetici, saggi seguiranno e molti premi fino al 1986, a pochi mesi dalla tragica morte.
Il libro vuole essere un omaggio alla chimica anche se il titolo illude perché vengono esaminati solo ventuno elementi; in che ordine? Per lo più seguono la cronologia della vita dell’autore, dagli studi alla professione e sono un pretesto per parlare d’altro. Di che cosa? Della vita, potremmo semplificare, ma di una vita connotata da una tragedia immensa, a cui non è possibile trovare giustificazione.
La prima cosa che si nota accostando il testo è come Primo Levi tra le due denominazioni, tavola periodica e sistema periodico, scelga quella che ha un senso più fondamentale nella teoria chimica.
Infatti i ventuno elementi chimici che danno il titolo ai vari racconti vanno da un puro spunto narrativo al soggetto di un approfondimento di che cosa vuol dire fare chimica e del perché l’autore ha scelto di farla.
Il culmine viene raggiunto dall’ultimo, il carbonio, in cui svanisce l’aspetto autobiografico per far prevalere le considerazioni sul senso della materia.
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Franco Camisasca(già insegnante di materie letterarie negli istituti superiori, autore di saggi e libri di testo, formatore)Emanuele Ortoleva(già docente di Chimica Fisica presso l’Università degli Studi di Milano)