«Hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino. Da ciò si comprende che la santità è un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze, ma è il frutto della grazia di Dio e della nostra libera risposta ad essa. Quindi la santità è dono e chiamata»: così Papa Francesco nell’Angelus di Tutti i Santi poco fa da Piazza San Pietro. Il Pontefice sottolinea l’umiltà estrema degli “amici di Gesù” che si stagliano davanti a noi nella storia, «persone che hanno vissuto con i piedi per terra» ripete incessantemente Papa Francesco. Per questo motivo la santità non è merce di scambio o “ricetta” da ottenere per seguirla alla lettera: «Ma la santità, oltre che dono, è anche chiamata, vocazione comune dei discepoli di Cristo; è la strada di pienezza che ogni cristiano è chiamato a percorrere nella fede, procedendo verso la meta finale: la comunione definitiva con Dio nella vita eterna. La santità diventa così risposta al dono di Dio, perché si manifesta come assunzione di responsabilità». Concludendo la riflessione nel breve messaggio alla cristianità, il Pontefice ha poi sferrato un attacco tutt’altro che “lieve” alla esaltazione della festa di Halloween andato in scena come da tradizione nella notte appena passata: «non trascurare, se possibile, una visita e una preghiera al cimitero, soprattutto domani, giornata liturgica di Commemorazione di tutti i fedeli defunti». Tale invito, ha precisato ancora Papa Francesco, è importante proprio «in questi giorni, in cui, purtroppo, circolano anche messaggi di cultura negativa sulla morte e sui morti».
LA FESTA DEL CIELO E LE BEATITUDINI
Una solennità da condividere, una comunità che proviene da una comunione: è questa la Festa di Tutti i Santi che la Chiesa cattolica ogni 1 novembre celebra da Roma verso tutto il mondo: in San Pietro sta per cominciare la diretta della Santa Messa presieduta e celebrata da Papa Francesco e nell’attesa del successivo Angelus, per i fedeli di tutto il globo non resta che guardare all’esempio e alla semplicità con la quale la Festa di Ognissantisull’esempio di questi nostri fratelli maggiori che ci vengono proposti come modelli in quanto hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, verso il quale sono andati con fiducia portando i loro desideri, le loro debolezze e anche le loro sofferenze». I Santi sono i figli di Dio che hanno raggiunto la meta della salvezza e che vivono nell’eternità quella condizione di beatitudine espressa da Gesù nel discorso della montagna nel Vangelo di Matteo: come recitiamo nel Credo ogni Santa Messa, la credenza nella Comunione dei Santi è parte integrante della fede cristiana. Ed è tramite il dono dell’Eucaristia, spiega ancora Vatican News nel giorno di Ognissanti, «che ci permette di vivere già ora l’anticipo di quella liturgia che il Signore celebra nel santuario celeste con tutti i Santi».
OGNISSANTI 2019, LA FESTA DEGLI AMICI DI GESÙ
Come da tradizione, la Chiesa Cattolica celebra nella giornata della Festa di Tutti i Santi un doppio appuntamento a Roma in Vaticano: prima la Santa Messa di Precetto per la festività di Ognissanti 2019 e a seguire l’Angelus da Piazza San Pietro con Papa Francesco pronto a benedire l’intera cristianità sotto l’aurea di protezione e testimonianza dei grandi Santi della storia cristiana. Alle ore 10 è prevista la diretta anche in streaming video della Santa Messa del Tempo ordinario per la Festività di Tutti i Santi, mentre a seguire alle ore 12 il Pontefice si affaccerà dal consueto balcone di Piazza San Pietro per impartire l’Angelus: lo scorso anno, Papa Francesco sottolineò l’importanza del sentirsi uniti alla grande famiglia di Gesù, non solo a quelli più noti del Calendario ma anche il “santo della porta accanto”, «Ai nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di quella moltitudine immensa. Oggi allora è festa di famiglia. I santi sono vicini a noi, anzi sono i nostri fratelli e sorelle più veri. Ci capiscono, ci vogliono bene, sanno qual è il nostro vero bene, ci aiutano e ci attendono. Sono felici e ci vogliono felici con loro in paradiso». Nel Vangelo è indicata la via della felicità e non è uno slogan new age ma è la carne viva di un Dio fattosi uomo che con la sua amicizia promette all’uomo un’esistenza piena: «Beati i poveri in spirito […] Beati i miti […] Beati i puri di cuore…» (cfr Mt 5,3-8). Ma come? Il Vangelo dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti. Questa via della beatitudine, della santità, sembra portare alla sconfitta. Eppure – ci ricorda ancora la prima Lettura – i santi tengono «rami di palma nelle mani» (v. 9), cioè i simboli della vittoria. Hanno vinto loro, non il mondo. E ci esortano a scegliere la loro parte, quella di Dio che è Santo».
S.MESSA E ANGELUS FESTA DI TUTTI I SANTI: LA DIRETTA VIDEO
Nella festa di Tutti i Santi papa Francesco ha insegnato nel corso del suo Magistero che c’è una “scelta” da porre nel corso della propria esistenza proprio nel segno e nel solco dei grandi e piccoli santi della Chiesa: «Viviamo per il Signore o per noi stessi, per la felicità eterna o per qualche appagamento ora? Domandiamoci: vogliamo davvero la santità? O ci accontentiamo di essere cristiani senza infamia e senza lode, che credono in Dio e stimano il prossimo ma senza esagerare? Il Signore «chiede tutto, e quello che offre è la vera vita – offre tutto -, la felicità per la quale siamo stati creati» (Esort. ap. Gaudete ed exsultate, 1). Insomma, o santità o niente! Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, che qua non hanno avuto mezze misure e da là “tifano” per noi, perché scegliamo Dio, l’umiltà, la mitezza, la misericordia, la purezza, perché ci appassioniamo al cielo piuttosto che alla terra». In attesa della Santa Messa e dell’Angelus dal Vaticano, risuonano come eco le parole sublimi ripetute nel lontano 2006 dal predecessore di Papa Francesco, quel Benedetto XVI che alla santità della Chiesa continua a donare la sua stessa vita ed esistenza segnata dalla malattia e dalla vecchiaia: «come possiamo divenire santi, amici di Dio? All’interrogativo si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in positivo: è necessario innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà». Essere santi non porta “sforzi” ma la libera adesione all’amore di Cristo che giunge su di sé nella creazione e nel battesimo: «Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il “perdere se stessi”, e proprio così ci rende felici», concludeva nell’omelia di Tutti i Santi Papa Benedetto XVI il 1 novembre 2006.